9 agosto Giornata mondiale dei popoli indigeni
di Stefania Carofalo
Quali sono le popolazioni indigene del sud della Puglia?
Posso, in linea di massima, sostenere che Messapi, Japigi e Sallentini abitavano la nostra porzione del tacco d’Italia.
Numerosi sono i parchi archeologici che ne attestano la presenza, e proprio grazie agli scavi e ad alcune importanti testimonianze giunte sino a noi, siamo riusciti ad avere alcune informazioni.
Ad esempio a Vaste, nel Parco dei Guerrieri, è stata ricostruita una capanna messapica, dell’Età del Ferro (IX sec. a.C.), e dalla foto si può notare che aveva basamento e pareti di blocchi in muratura, mentre il tetto era composto da rami più grossi per la struttura portante e rami più sottili a copertura.

I ritrovamenti di reperti archeologici, soprattutto vasellame, ci forniscono alcune informazioni sulla necessità di modellare i vasi in terracotta in funzione del contenuto.

Al museo Sigismondo Castromediano di Lecce, possiamo osservare le diverse tipologie di vasi, ognuno con la sua descrizione, la sua forma e i suoi disegni caratteristici del popolo di appartenenza.



Su alcuni vasi messapici, con decorazioni rosse su fondo nero, sono rappresentate scene di vita quotidiana che ci danno l’dea di come donne e uomini si vestivano, come acconciassero i capelli, quali oggetti e strumenti musicali fossero già presenti all’epoca e che sono giunti sino a noi.

Altre presenze del passato sono i dolmen e i menhir, monumenti megalitici legati al culto dei morti, e le pagghiare, che fungevano da ricoveri per i contadini.



I letterati spesso si sono interrogati sulle proprie origini e il poeta salentino Vittorio Bodini lo fa in una sua poesia. (da internet nuoviargomenti)
Tutto un paese sorge contro un uomo
Tutto un paese sorge contro un uomo
condannato al coraggio:
le torri aragonesi a rombo sulla scogliera
e le case alte un palmo
(e doverti pregare di sorridere!),
come il cucito su cui cade a picco
il profilo severo delle cucitrici
in una poca luce d’oleandri.
Mi sarebbe costato meno uccidere,
in quest’inefficace lume di luna
schiacciata ai poli e preda di vapori
d’un rissoso occidente,
che dover dire: «un uomo come me »,
e sentire lo spazio per tutti e quattro i costati
torcersi come rame bianco, e le stoppie bruciare
in fumo senza vampe.
Le cose si feriscono anche senza di noi.
Che cos’ha questo viso? Io non avrei dovuto
uscire così illeso dai miei naufragi e segnare
nuovi fatti insensati sul bilancio del vivere,
eppure il tempo non si vendica, serba una traccia
dell’antica fierezza che morì
nelle disabitate tombe sparse
fra questi scogli che corrode il mare
e lo zolfo di sommersi vulcani.
È lì che vaga la notte la tua anima
di uomo come me, di me che credo
in quegli avi sepolti per tanti secoli
con un profilo come il mio
con cui guidavano
il corso delle navi e dei cavalli
e amavano pazienti donne dagli occhi d’uva.
Come si dibatte l’omuncolo nell’intrico del sangue
di quell’offesa somiglianza – e intanto perde terreno!
Vedilo dunque saltare, saltare infinitamente
fra queste tombe greche
accecate di terra, in riva al mare,
sparire nelle grotte, ricomparire
col viso tumefatto dal dolciastro egoismo
d’essere ancora vivo senza pietà.
In campo musicale, il gruppo salentino Sud sound system ha affrontato l’argomento delle nostre origini con il brano Le radici ca tieni
Se si volesse approfondire l’argomento, Vi suggerisco di consultare la sezione archeologia del sito.