IL PENSIERO MEDITERRANEO

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A tò Kalòn la poesia dialettale d’Autore con il poeta Franco Melissano e il linguista Antonio Romano

Evento a tò Kalòn

Anna Stomeo

Martedì 3 Giugno 2025 a Martano (Lecce) in via Marconi 28, alle ore 19.00 presso il Centro Culturale tò Kalòn dell’Associazione Itaca Min Fars Hus, diretto da Anna Stomeo e da Paolo Protopapa, si parlerà di Poesia Dialettale d’Autore con Franco Melissano, poeta salentino di chiara fama, oltre che noto e stimato avvocato del Foro di Lecce e attento cultore di storia salentina, e con il Prof. Antonio Romano, professore d Linguistica Generale e di Glottologia nell’Università di Torino, grande studioso dei dialetti e dei dialetti salentini in particolare, sottile ricercatore di fonetica sperimentale e linguista di fama internazionale.
Un incontro impegnativo, per la bellezza del tema e per la qualità degli ospiti, che aprirà nuovi percorsi conoscitivi estetici e critici e che non mancherà di stimolare, per gli amici di tò Kalòn, domande, curiosità e riflessioni.

Un’occasione unica per conoscere un autore di grande prestigio, come Franco Melissano e per riflettere sullo stato dell’arte della poesia dialettale salentina, e non solo, con un insigne studioso e accademico di livello internazionale, come il prof. Antonio Romano, responsabile delle attività scientifiche del Laboratorio di Fonetica Sperimentale “Arturo Genre” di Torino, studioso dei dialetti europei, italiani e pugliesi-salentini, autore di un centinaio di studi e pubblicazioni specialistiche di altissimo livello e di un “Vocabolario Italo-Salentino – Strati di un lessico in evoluzione”(2020), uno studio comparato sul lessico salentino per aree geografiche via via allargate ad altri paesi e ad altre lingue, in un gioco analitico dei significati e delle forme fonetiche e semantiche.

Un incontro importante e atteso, questo di martedì 3 giugno a tò Kalòn, in cui Franco Melissano presenterà la sua ultima silloge (pubblicata in “Note di Storia e Cultura Salentina”, XXXIV- 2024, Miscellanea di studi “Mons. Orazio Gianfreda”, Edizioni Grifo, pp. 31-50) dal titolo “Dialettisciandu”, un neologismo accattivante e denso di suggestioni evocative per un’elegante raccolta di venti componimenti in dialetto (tradotti in italiano in nota dallo stesso Autore), impreziosita dalle immagini, tanto inattese quanto efficaci, di sedici incisioni dei secc. XVII, XXVIII e XIX, provenienti dal Museo Carnavalet e dal Museo di Belle Arti di Parigi: un piccolo gioiello offerto al lettore, quasi per accompagnare l’emozione dell’impatto con la bellezza dei versi e lo scandaglio della riflessione sui contenuti e i significati più celati e profondi.

Quasi un miracolo grafico-linguistico, in cui il fascino del dialetto si esalta alla luce di immagini apparentemente lontane dai testi, eppure estremamente vicine per suggestioni evocative ed emotive. Un gioco di riflessione e visione, che sottolinea al meglio la qualità dei versi di Franco Melissano, e dei contenuti che li attraversano, in una dimensione di lucida produzione poetica. Un verseggiare scorrevole e avvolgente, che si disvela attraverso una lingua usata con padronanza di significati e pienamente aderente alle situazioni evocate, una lingua corposa e incisiva che si misura con l’esistenza quotidiana e con il ricordo, con leggerezza, musicalità e pertinenza.

Il prof. Romano, che conosce e studia la poesia dialettale salentina nelle sue valenze fonetico musicali oltre che nei suoi significati e contenuti linguistici più autentici, ci aiuterà, con la sua competenza critica, a sviluppare, con l’autore Franco Melissano, un percorso conoscitivo all’interno dei testi, delle parole, dei suoni che contribuiscono a fare, delle poesie di questa raccolta, una continua ricerca linguistico-espressiva consapevole e motivata.
Una raccolta che ci piace definire ‘estrema’, per autenticità dell’ispirazione e qualità delle scelte linguistiche, che non solo evidenzia ed esalta al meglio le sonorità dialettali, dotandole di una solida compattezza semantica, ma testimonia anche la piena maturità espressiva raggiunta dall’Autore nello scavo poetico sotterraneo della ricerca memoriale e nella consapevolezza ‘normativa’ della lingua.

Ci sembra infatti che, in questa silloge, Melissano accentui positivamente certi tratti che, da sempre, hanno caratterizzato la sua scrittura poetica in dialetto, a partire dall’esordio ( “A ccore pertu. Poesie” del 2013), passando per “Carasciule de stelle” del 2014, e “Corianu e li Turchi” del 2017 fino a questa “Dialettisciandu”, che, già nel titolo e nel neologismo, attesta una volontà espressiva che, della lingua dialettale, intende rivendicare e ribadire regole e convenzioni (‘norme’), per allargarle poi al vissuto universale della comunità, senza alcun compiacimento folklorico omologante e conservativo, ma assumendo la struttura linguistica dialettale quasi come ‘trama etica’, oltre che come ‘norma linguistica’.

Non dialetto per caso o per vezzo, dunque, e tantomeno per nostalgia, ma dialetto per scelta teoretica ed etica, per conformazione conoscitiva e per struttura linguistica, acquisita nella forma delle parole, nei suoni, nella formazione delle frasi e dei pensieri.

Ne è pienamente consapevole l’Autore che, come si è detto, fornisce in nota, per ogni componimento in dialetto, la relativa traduzione in italiano, e ciò non solo, come potrebbe superficialmente apparire, per dare un’opportunità di lettura a chi non appartiene alla stessa comunità dialettale, o ai giovani, che sempre meno sembrano frequentare il dialetto, ma, a nostro avviso, anche per affermare, di fatto, tutta la profonda e autonoma energia linguistico-espressiva del dialetto, lingua materna già appresa, nel rapporto dualistico con l’italiano, lingua grammaticale che si apprende.

Un dualismo implicito che la poesia italiana di fatto conosce dalle sue origini storiche, un “bilinguismo consustanziale” alla poesia italiana, come ha notato Giorgio Agamben, e che racchiude il senso autentico, e il segreto, della sua poliedricità e della sua bellezza. Una lingua che si sdoppia e riconosce nel dialetto, e nei dialetti, una spontaneità aurorale.

Quella stessa spontaneità che Franco Melissano ha percepito sempre come incipit del proprio ‘poiein’, del proprio fare poesia e che lo ha spinto anche ad alternare raccolte in dialetto con raccolte di poesie in italiano (“I giorni ed i versi” del 2016, “In quest’adusta terra” del 2021) in un percorso creativo originale, sempre strettamente legato alla consapevolezza della lingua.
Una sorta di esercizio linguistico-poetico di riconoscimento e di auto-riconoscimento, in cui l’Autore delinea i confini di un’identità articolata e policentrica, che nella lingua e nella terra d’origine riconosce l’alterità, attraverso la molteplicità degli incontri, delle esperienze e dei giudizi.

Un richiamare il passato al presente attraverso situazioni, personaggi, luoghi e sentimenti che sfumano nella memoria e che solo le parole i nomi e i suoni riescono ad evocare. Come nella poesia, che chiude la silloge, “Ninnananna” (oggetto di premi internazionali e in attesa di essere musicata) che racchiude la sintesi di un’ispirazione poetica attenta a distinguere il sogno dalla realtà, il desiderio dalla speranza, il presente dal passato, ma anche dal futuro.

Di qui il sottile disincanto che attraversa tutte le poesie di questa raccolta, e che l’Autore ci consegna come pegno di complicità generazionale, senza nostalgie, ma con la giusta distanza emozionale da situazioni e atmosfere perse per sempre.
Davvero una bella silloge poetica, questo “Dialettisciandu” di Franco Melissano, che gli amici di tò Kalòn riceveranno in dono dall’Autore e che conosceranno meglio anche attraverso le riflessioni di un linguista e di uno studioso come Antonio Romano, in una serata di rare coincidenze e convergenze, tra poesia e lingua, tra dialetto e musicalità, tra suono e segno.
Davvero un’occasione unica da non perdere.
Anna Stomeo


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