Acropoli e dintorni di Paolo Protopapa

La collina dell'Acropoli di Atene
Se pensiamo che su quel Licabetto pietroso, dove tu ti aggiri adesso visibilmente ‘Thauma-tizzato’, si sono aggirati, molto prima di te, i personaggi più noti della storia, da Socrate a Pericle, da Alcibiade a Protagora, tralasciando gli altri, ci sembra incredibile che da lì sia venuto tutto ciò che è venuto a noi.
Mi chiedo ancora – in un mondo letterario e culturalmente debordante, prolungato e intensificato dalla nostra Minoranza Linguistica Storica – se sia davvero un mondo vero, fatto di uomini e di cose e di fatti. Oppure se non si tratti della nostra infatuazione aurorale che, diventata ‘licealmente’ messianica, ci abbia catturati e irretiti.
Tu citi Socrate, e giustamente; ma io indietreggio a…Talete di Mileto. E, se, in questa tua suggestiva passeggiata, sfiori l’Agorà, vicino la via del Ceramico, poco discosto dalle Cariatidi ieratiche e melanconiche, e citi Platone, io indietreggio a Parmenide di Elea, oggi Velia, tra il Cilento e Paestum.
Lontana anch’essa da Atene. Non voglio trascurare, naturalmente, il terzo tuo incontro, quello con Aristotele di Stagira (città ai confini balcanici dellEllade!) poco discosto da lì, accanto al suo capolavoro più grande: il Liceo di Atene. Lo dedicò ad Apollo Licio, il Dio dello splendore (Apòllumi), accompagnato dal cane consacrato ( qui, a Martano, un bel soprannome è ‘Likuddhi’, lupacchiotto, perché ‘O liko è il lupo, mentre ‘O cino’ è il cane). Il liceo ‘falsificò’ L’Accademia platonica e orizzontalizzò i saperi. Da allora le scienze ebbero dignità filosofica e pedagogica di ‘Paidèia’ culturale compiuta.
Aristotele, dunque? Il terzo della sacra triade Socrate/Platone/Aristotele? Aristotele, però, è quasi macedone, ovvero ‘Bàrbaros’, come lo insultò Demostene. Parliamo di origini forestiere, sia di tante idee, sia di uomini prestigiosi. I quali irrorarono la Pòlis più moderna e laica e, forse, un po’ razzista del tempo antico, distinguendo gli Ateniesi dagli Stranieri-maldestri nel balbettare il Greco. Anche i Meteci domiciliati e le varie categorie di ‘Perièci’ furono discriminati. E poi donne giudicate inferiori e gli schiavi (Douloi) definiti razzisticamente ‘Andra-podòn’, piedi di uomo, proprio dal nostro geniale stagirita Aristotele.
Ci chiediamo, infine:
che la civiltà e le civiltà non derivino, forse, da questo impasto caotico, da questa sorta di centrifuga della ‘storia di tante storie’?Insomma è dal complicato concime naturale e artificiale dei popoli più disparati e diversi e contrastanti che si concentrò e poté germogliare liberamente e mirabilmente Atene?
Adesso, più rinfrancato, quel Partenone mi appare, certo, la culla del nostro oggi tanto maltrattato Occidente, ma anche figlia e prosecuzione particolarissima di tante innumerevoli culle precedenti. Solo una culla, diciamo, più adulta, irrobustita e universalizzata da un mare speciale, ‘il mare tra le terrre’. E dai ponti, numerosi ponti, che lo hanno attraversato e avvinghiato in una mirabile rete di incontri e scontri. Insomma un destino di straordinari destini Mediterranei.
Paolo Protopapa.