IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Agorà e democrazia

Agorà Atene

Agorà Atene

di Paolo Protopapa

Agorà, nel Greco antico assume il significato prevalente di piazza, ossia di luogo destinato all’incontro e al confronto. Furono i Greci della Pòlis, la città-Stato greca, e, soprattutto democratica (con tutti i suoi limiti storici), ad eleggere questo spazio centrale a cuore vivo e dinamico della comunità. Simmetricamente, per Agorà è intesa anche la sede fissa del mercato urbano. Infatti il termine deriva dal verbo ‘Agoràzo’, compro, in griko ‘avoràzo’. Per la parola piazza, invece, da noi griko si usa ‘Mesi’ o ‘Platèa’, luogo che sta al centro; oppure spazio largo, capiente.

Il valore consolidato nel tempo, del lemma Agorà, pertanto, indica l’essenza stessa della qualificazione dell’individuo-cittadino in quanto “Zoòn politikòn”. Si tratta di un animale sociale (Aristotele, Politica), in costante rapporto con i propri simili, vuoi per mutua utilità, vuoi per consuetudine di qualunque altro genere, compresa la dimensione conflittuale della socialità. Le piazze, assai diverse per storia, usi, abitudini, trovano però il loro ‘ubi consistam’, la loro intima ragion d’essere, nella modernità, già straordinariamente anticipata dai Greci, ma anche dai Romani (il Forum), nella manifestazione di volontà che si incontrano e, talora, si scontrano. Sicché gran parte della loro simbologia e iconografia si incentra nella partecipazione vieppiù di massa alla lotta e alla progettualità delle sorti sociali. Massa e individuo – poi assurto a persona non più serialmente anonima e im-personale – discutono, confliggono, concordano nell’immaginare un destino comune, nel perseguire solidalmente uno scopo, oppure nell’ostacolarlo e sostituirlo. Ecco perché nessun luogo è, insieme, fisico e evocativo, materiale e identitario, ma anche spirituale e immaginativo. Tanto particolare e peculiare alle singole realtà aggregative, quanto universale e proiettato nel futuro. Uno speciale contenitore reale-concreto abitato dai corpi e laboratorio astratto (nel senso di elaborata capacità e intelligenza pensante) volta al domani. L’Agorà è, in qualunque modo la si guardi, la si studi, la si giudichi, la si ami o la si odii, il crogiuolo pubblico e sostantivo di un tessuto democratico in perenne processo innovativo e rigenerativo. E ciò si configura anche quando, come oggi prevalentemente accade, il traslato del termine sta al posto di palazzo, arena, villa ecc. Se Agorà trapassa allegoricamente e semanticamente in villa comunale, cioè giardino pubblico, ‘chiassuolo’ (termine di radice antica) o movida, mostra, esposizione, convegno con tanti altri sinonimi e arricchimenti nelle ‘piazze’ frantumate della contemporaneità, ne comprendiamo la ricchezza topografica sociale. Martano ebbe la sua prima, autentica Agorà di segno democratico e, diremmo, esteticamente cittadino, nel 1951, con l’avvento al potere pubblico, dopo la Costituzione antifascista, delle forze popolari e progressive di sinistra. Agorà Design – assunto come interessante esempio di proposta culturale specifica e inclusiva – assume l’idea di un ‘Progetto necessario’, esplorando (come recita il titolo dell’evento dell’ottobre martanese) “il delicato equilibrio tra necessità contemporanee e design”. Un tema eminentemente sociale, potremmo dire, che ridefinisce tecnicamente una visione dell’abitare quale possibile correzione qualitativa al mercato ‘dall’interno’ del mercato stesso.
Questione, questa, ovviamente, di straordinaria complessità e difficoltà. Anzi, vera e propria sfida del salto di qualità cui siamo chiamati, sollecitati dalla crisi di un uso dissennato del territorio e dell’abitare.

Riflettere sui tanti significati di Agorà, senza trascurare il fondamento principe dell’Agorà massima rappresentata dalle nostre innumerevoli municipalità, rivitalizzandole attraverso la partecipazione e di proposta politica e culturale, insomma, di sovranità attiva, mi pare il meglio che oggi si possa e debba fare. Perché Agorà e democrazia, ai livelli alti ed onesti del lavoro e della lotta civile, coincidono e costituiscono il farmaco salutare delle nostre comunità.


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