IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Anna Santoliquido, Il Battista- The Baptist

copertina Il Battista

Gian Piero Stefanoni

Di Anna Santoliquido, intellettuale lucana da tanti anni residente a Bari, poco potremmo aggiungere in una attività di scrittura poetica, saggistica e di promozione culturale nota a tutti e per la quale ha ricevuto diversi e più che meritati riconoscimenti. Forse, ed è quello che più importa, è lo spirito che la guida a dover essere nuovamente sottolineato, e cioè quell’attenzione costante (che le viene dal suo esser donna e donna del sud oltre che dalla perseveranza dell’indole) alle grida e alle voci della terra reclamanti vita nell’affanno, e amore, nella prova e nel lutto.

Una poesia questa che si nutre di luoghi, perfettamente incarnati, di uomini e donne sovente dall’ombra ma nella prossimità di una luce spettante, di una gioia diremmo ricordata ed evocata nella promessa di creaturalità iscritte in ognuno di noi. Di una pienezza a proposito di creaturalità non scissa dalla sacralità da cui ha origine ma da cui ha fonte e di cui nella spiritualità sottesa questo omaggio teatrale alla figura del Battista ne è incisivamente un esempio.

Testo questo  (accompagnato dalla traduzione in inglese di Jane Mary Wing e da alcuni disegni di Michele Damiani) che abbiamo avuto la grazia di ricevere direttamente dall’autrice, e che a pochi giorni dalla festività che ne ricorda la morte (l’unico Santo cui con la nascita accade) prova ad aiutarci a comprendere meglio nella misura di una fede, di una Parola sempre più provata nel tempo di desacralizzazione che sembra vincerci. Non è certo di adesso la riflessione artistica attorno all’uomo che dal grembo materno ebbe già ad esultare nel riconoscimento del Cristo, oltre le raffigurazioni pittoriche numerosi sono stati anche in letteratura, in poesia gli autori a raccontarne parabole e morte (chi scrive rammenta nel fascino della lettura giovanile la versione di Wilde). Nel libricino dell’autrice lucana è riportato invece un testo teatrale eseguito a Mesagne durante le celebrazioni nella cittadina del brindisino per la Epifania del 1999. Per motivi di rappresentazioni una redazione certo sintetica ma forse per questo saldamente e perfettamente aderente alla sua non facile materia. Che è poi, come già ha avuto modo bene di rilevare Francesca Amendola, del “male che è nell’uomo, ossia la libertà da ogni morale, quando viene a mancare l’idea di Dio”.

Questo solo basterebbe nell’espressione dell’universalità e, come accennavamo, della modernità stessa del tema, e della figura certo, il ministero della profezia tra gli altri sacralmente insufflato in ogni cristiano (morire in Cristo, annunciare Cristo). Tutto ciò è magistralmente inteso dalla Santoliquido, nella trasparenza di una parola poetica che nel dialogo con quella divina annuncia ed evoca, introduce ed espone, partecipando invita. Gli atti sono due, il primo scandito in quattro scene, il secondo in due. Brevi, ma fulminanti come ormai chiaro nell’azione e nello sfondo dei luoghi biblici, dal deserto di Giudea via Betania alle rive del Giordano, dalle alture di Samaria alla fortezza di Macheronte ove Giovanni nel palazzo di Erode Antipa perderà la vita per decapitazione. E poi la coralità delle figure che lo raccontano e lo incalzano, l’angelo Gabriele e i discepoli a supportarlo, a rassicurarlo nella memoria della Parola già scritta, della vicinanza del Regno nel Messia cui è chiamato all’annuncio di contro la tentazione dei farisei e dei leviti, dell’odio di cui Erode e Salomè saran strumento.

In mezzo la folla di uomini e donne a incalzare, ad accorrere in quel Battesimo dell’acqua cui lo stesso Cristo non mancherà mutando in Spirito. Il tutto a tracciare a nostro dire tra le diverse pronunce (e dunque soprattutto favorevolmente colpendoci) la figura di un uomo stanco, anche fisicamente stanco, tra perplessità, sgomenti e audacie del dettato cui è chiamato, di una missione che però se lo va consumando non recide da lui la lucidità dello spirito. Piuttosto, a fronte del suo sentirsi inseguito da uomini ed eventi, dai secoli stessi che va aprendo al compimento di chi lui stesso non è nemmeno degno di allacciare i calzari, più s’alza la terribilità dello scontro e della fatica più la vigilanza si attiva, lo attiva entro quello Shemà che da sempre anche per famiglia sacerdotale lo ha nutrito: cuore, anima e forze rivolte al suo Dio, e al Messia che è già, e che opera.

Ed è nel Coro entro una parola come detto perfettamente sposata all’ispirazione che la muove e da cui nasce che la scrittura della Santoliquido levandosi tra proclami e azioni del Verbo sa legare, ricuce nell’ascensione alla divina chiarezza lo splendore di un uomo che ha saputo abbassarsi, docile strumento del Compimento nella profezia non di se stesso. C’è un verso nell’ultima raccolta della poetessa di Forenza (Figlia del Sud, sempre per la Nemapress)che in tal senso può aiutarci:”Esiste chi soffre/e muore da solo”. Sono i tanti uomini dimenticati, provati che la terra gradualmente abbandona e che solo la presenza viva e illuminata degli altri uomini può trattenere nel conforto e nel sostegno ridando speranza. Per questo, per una Parola a vincere la morte il Battista, uomo tra gli uomini è andato incontro alla sua gradualmente guarendo e morendo dapprima a se stesso. Un plauso ad Anna allora, e all’opera di stampa di un’opera che altrimenti sarebbe rimasta per pochi, per la riflessione cui invitando a spogliarci pone di fronte ai nostri deserti.   


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