Antifascismo e Costituzionalismo

Costituzione della Repubblica Italiana
di Paolo Protopapa
Quanti banalizzano e strumentalizzano l’antifascismo, ne ignorano il valore fondativo. Sia che vedano il fascismo dappertutto, sia che lo vedano assai poco e ne minimizzino gli effetti, da entrambe le prospettive si oscura il fatto politico dirimente e incontrovertibile. Vale a dire la genesi democratica e la peculiarità popolare e sociale della nostra Repubblica democratica perché antifascista. Questa, infatti, appare inconcepibile senza la lotta, lo spirito e l’identità risorgimentale antifascista. Proprio il prof.Salvatore Sicuro, partigiano comunista e commissario politico nel battaglione Gramsci in Jugoslavia, annetteva al concetto di ‘Secondo Risorgimento italiano’ uno stigma patriottico essenziale per la guerra di liberazione dal nazifascismo. E, allo stesso modo, il suo compagno partigiano comunista e studioso Giovanni Giannoccolo, metteva in guardia dalla retorica patriottarda della Resistenza interpretata in generale, e legittimata in particolare dallo storico Claudio Pavone (e dalla vulgata prevalente), come ‘guerra civile’.
Ora, legando le due cose, cioè Risorgimento partigiano e Liberazione nazionale, si ricava che le due parti in lotta (democratici e nazifascisti) non solo sono nettamente separate, ma anche ontologicamente incomparabili e costituzionalmente incompatibili sul piano della strumentalizzata
connazionalità ideologica. E ciò a prescindere dalla scontata coesistenza civica e dalla auspicata convivenza sociale tra visioni diverse e plurali, Inoltre l’ordine interno italiano di ottanta anni addietro, connesso in un tutt’uno al più vasto ordine internazionale della sistemazione politica post-bellica, costituiscono esattamente un quadro politico-giuridico affatto innovativo rispetto alla fase ‘ex quo ante’. Cornice, questa, radicalmente innovativa, entro la quale i pregressi del fascismo e del nazi-fascismo fungono da retroterra negativo antivaloriale da contrastare e, appunto, culturalmente da negativizzare ai fini educativi per una risorta e risorgente democrazia politica totalmente alternativa.
Non appare, pertanto, casuale che Giovanni Giannoccolo – a riprova della tesi avversa alla cosiddetta ‘guerra civile’ – avvalori, con grande pertinenza e puntualità tecnica, l’ordine internazionale delle varie istituzioni organizzate e finalizzate contro il nazifascismo e contro la sua seppur minima sopravvivenza residuale o sentimentalmente letargica. Perciò si evince chiaramente da qui quanto e perché le posizioni (cosiddette) conciliazionistiche, a destra, soprattutto, ma anche in aree fragili di sinistra distratta, lascino il tempo che trovano. Compreso il provvedimento di amnistia di Togliatti, quale atto – sentiamo di sottolineare – eminentemente di giustizia umanitaria, come da sempre noto e ribadito, ancorché talora platealmente strumentalizzato.
Confondere, dunque, piani diversi e incompatibili, e cadere nell’errore di un ‘buonismo’ post-fascista tipico di tempi culturalmente sciatti e ideologicamente arrendevoli, significa non tanto tradire la nostra limpida memoria storica, quanto sottovalutare i rischi del presente. Quindi cadere nell’errore di rimuovere la gravità di atteggiamenti, atti e mistificazioni propagandistiche da parte di un governo di destra e, in buona misura, di formazione neo-fascista, sicuramente non attestato programmaticamente sul baluardo etico e istituzionale dell’antifascismo. Non già e non tanto perché i suoi componenti non ne dichiarino sporadicamente o ritualmente l’essenza identitaria imprescindibile, bensì perché sono costituzionalmente inerti e indifferenti alla matrice attiva e operativa di una funzione costituzionale organicamente, fisiologicamente e coerentemente antifascista. Solo in questo spirito il Costituzionalismo cesserà di giocare il ruolo blandamente retorico del populismo patriottardo della destra e si accrediterà, invece, come autentico, attivo valore patriottico di una sinistra seria e politicamente responsabile.
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