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Capire l’Intelligenza Artificiale 3/8 – Dove la incontriamo ogni giorno: l’IA nella nostra vita quotidiana

immagine rappresentativa dell'intelligenza artificiale

di Pompeo Maritati


Potremmo pensare che l’intelligenza artificiale sia qualcosa di futuristico, confinato nei laboratori o nei film di fantascienza. Eppure, è già ovunque. Invisibile, silenziosa, ma attivissima. Non serve vivere in una smart city né possedere tecnologie avanzate: basta avere uno smartphone in tasca. L’IA agisce ogni giorno attorno a noi, spesso senza che ce ne accorgiamo. Ecco dove e come.


IA nei motori di ricerca, social, suggerimenti musicali e acquisti online

Quando scriviamo una parola su Google e ci vengono suggerite frasi complete, è l’IA che sta lavorando. Quando su YouTube, Netflix o Spotify ci vengono proposti video, film o brani “che potrebbero piacerci”, non è magia: è machine learning. L’IA analizza ciò che ascoltiamo o guardiamo, confronta i nostri gusti con quelli di milioni di altri utenti, e prova ad anticipare le nostre preferenze.

Anche su Amazon o Zalando, quando ci viene consigliato un prodotto, c’è un algoritmo che ha studiato i nostri acquisti, le nostre ricerche, i clic. Il marketing predittivo è ormai IA pura. L’obiettivo? Farci restare più tempo sulle piattaforme, e farci comprare di più. E funziona: ogni clic è un dato che viene analizzato, classificato, utilizzato per migliorare le previsioni.

Sui social, poi, l’IA regola ciò che vediamo e ciò che non vediamo. Il nostro feed su Facebook, Instagram o TikTok non è casuale: è costruito in base alle nostre interazioni. Questo crea una “bolla informativa”: vediamo solo ciò che l’algoritmo pensa ci interessi. E spesso, purtroppo, ciò che ci provoca emozioni forti, rabbia o polarizzazione. L’IA non ha etica: ha obiettivi. Se l’obiettivo è farci restare connessi, non importa come.


Assistenti vocali, chatbot, traduttori automatici

Parliamo con Alexa, Siri, Google Assistant. Chiediamo di accendere le luci, leggere le notizie, mettere la sveglia. L’IA trasforma la nostra voce in testo, capisce (più o meno) cosa vogliamo dire, e fornisce una risposta. I chatbot nei siti web, quelli che ci accolgono con un “Come posso aiutarti?”, usano lo stesso meccanismo. Non sempre sono sofisticati, ma stanno migliorando velocemente.

I traduttori automatici, come Google Translate o DeepL, sono esempi clamorosi di IA nella vita quotidiana. Se fino a pochi anni fa producevano risultati goffi, oggi riescono a tradurre con naturalezza e contesto, grazie al deep learning. ChatGPT stesso può conversare in più lingue, sintetizzare testi, spiegare concetti, generare documenti: compiti che prima richiedevano tempo e competenze.


Navigazione, trasporti, mappe, auto a guida assistita

Chiunque usi Google Maps o Waze è assistito da un’IA. Non solo per indicare la strada, ma per calcolare il percorso migliore in tempo reale, in base al traffico, ai lavori in corso, agli incidenti. Il sistema analizza i dati GPS di migliaia di veicoli e li traduce in indicazioni aggiornate.

I servizi di mobilità come Uber o Bolt usano IA per assegnare corse, ottimizzare i percorsi e calcolare i tempi di attesa. I treni ad alta velocità, le metropolitane automatiche, perfino alcuni droni per consegne o monitoraggio agricolo, funzionano grazie a modelli predittivi.

Le auto di nuova generazione montano sistemi di assistenza alla guida che si basano su reti neurali: riconoscono segnali stradali, pedoni, veicoli vicini. Non siamo ancora alla guida totalmente autonoma, ma ci stiamo avvicinando. Tesla, Waymo, e molte case automobilistiche lavorano perché diventi realtà.


IA nella medicina, nell’agricoltura, nella scuola

In medicina, l’IA ha iniziato a rivoluzionare diagnosi e prevenzione. Può analizzare radiografie, TAC, risonanze magnetiche con precisione comparabile (e in alcuni casi superiore) a quella dei medici. Può individuare tumori, lesioni, patologie degenerative agli stadi iniziali. Può aiutare a prevedere il rischio di diabete, infarto, depressione.

Nell’agricoltura, si usano sensori intelligenti e droni con IA per monitorare colture, rilevare malattie, ottimizzare l’irrigazione. Questo permette un’agricoltura più sostenibile e meno dispendiosa, anche in zone difficili.

A scuola, l’IA può offrire tutoring personalizzato: piattaforme che adattano gli esercizi in base al livello dell’alunno, analizzano i suoi errori, suggeriscono percorsi su misura. Anche nella correzione dei compiti, nella generazione di quiz, nella sintesi delle lezioni, le IA stanno diventando un supporto prezioso per insegnanti e studenti. Ma c’è anche il rovescio: il rischio che lo studente usi l’IA per copiare o che l’insegnante venga sostituito da una piattaforma automatizzata.


Spunti critici: siamo già dipendenti?

È lecito chiedersi: quanto siamo diventati dipendenti dall’IA? Se per cercare una risposta non pensiamo più, ma “la chiediamo a ChatGPT”; se seguiamo ciecamente il navigatore anche quando sbaglia; se scegliamo cosa leggere, vedere o comprare solo in base ai suggerimenti di un algoritmo, allora sì, siamo già parte di un sistema automatizzato che prende decisioni per noi.

L’IA non impone, ma suggerisce con forza. Ci semplifica la vita, ma rischia di limitarci. Più affidiamo le nostre scelte a un sistema intelligente, più perdiamo l’allenamento del pensiero critico. Non è un male in sé, ma è un rischio.

Dobbiamo anche chiederci chi controlla questi sistemi. Gli algoritmi non sono neutrali: sono progettati da aziende con obiettivi economici, politici, strategici. Se non sappiamo come funzionano, non possiamo capire se ci stanno aiutando o manipolando.


Conclusione: tra comodità e consapevolezza

L’intelligenza artificiale è già una presenza costante nella nostra vita. Ci serve, ci semplifica, ci supporta. Ma ci influenza anche. Saperlo è il primo passo per vivere in un mondo digitale senza diventarne prigionieri. La chiave è la consapevolezza: usare l’IA come alleata, non come padrona.

Nel prossimo articolo affronteremo proprio questo tema: i rischi e le sfide etiche legate all’uso dell’intelligenza artificiale. Perché non basta sapere cosa fa l’IA: bisogna anche chiedersi se è giusto farla fare.


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