Dall’Antologia poetica “Tramonti di parole” uno scrittore al giorno: Sandra Vita Guddo
Con l’Antologia Poetica Tramonti di Parole abbiamo dato voce a un coro di sensibilità, visioni ed emozioni che meritano di essere ascoltate una per una, con attenzione e gratitudine. Da oggi, o quasi ogni giorno, proponiamo una recensione dedicata a uno dei componimenti pubblicati, non come esercizio critico, ma come gesto di riconoscenza verso chi ha donato la propria parola a questo progetto collettivo. Ogni poesia è un tramonto diverso, un frammento di luce che si posa sul cuore e sulla mente. Rileggerle, commentarle, farle risuonare è il nostro modo di dire grazie a tutti gli autori e le autrici che hanno reso possibile questa iniziativa, trasformando un’idea in un orizzonte condiviso.
Sublime il tramonto
di Sandra Vita Guddo
Quanti tra di voi hanno mai provato la sensazione di navigare in una dimensione atemporale, dai contorni incerti ma rassicuranti, e provare forti emozioni di fronte ad un paesaggio mozzafiato di Bellezza assoluta tale da provare brividi di felicità? Tale da sperimentare la condizione psicologica che dura tanto quanto basta per farci sentire liberi da ogni preoccupazione quotidiana o, addirittura, dalla stringente infelicità esistenziale?
A me capita tutte le volte che mi trovo davanti al tramonto del sole che sembra tuffarsi nel mare colorando il cielo di riflessi dorati che si specchiano nelle acque tranquille e si distendono su di esse come amante voglioso di carezze infinite dove tutto ambisce a raggiungere l’equilibrio perfetto. Si ha la sensazione di trovarsi all’interno di un cerchio magico dentro il quale è meraviglioso perdersi per poi ritrovarsi rigenerati, quasi in simbiosi con la Natura.
Un abbraccio panico con le nostre origini da cui ci siamo allontanati sempre di più alla ricerca della felicità che si rivela tanto più effimera, ingannevole ed alienante quanto più ci si allontanava da essa, rendendoci estranei perfino a noi stessi. Cielo e mare uniti in un connubio carico di armonia, resi splendenti dal carro del sole calante con il suo gioco di colori che crea un puzzle di scintille dorate all’orizzonte.
Ed è proprio in questi momenti che ci si sente leggeri, come sospesi a dispetto delle leggi di gravità: il nostro spirito vola, si innalza verso il cielo oppure si inabissa nelle tranquille acque del mare per fondersi e con-fondersi con l’infinito.
A questo punto parlare soltanto di Bellezza non è più sufficiente! Le sensazioni e le emozioni che proviamo di fronte al più stupefacente tramonto non riguardano semplicemente la sfera della Bellezza che è un semplice giudizio estetico, ma c’è molto di più che richiama il concetto di SUBLIME, un termine utilizzato dal filosofo tedesco Emanuele Kant che, meglio di chiunque altro, ha saputo descrivere la condizione critica della ragione umana di fronte ad un paesaggio talmente bello da sconfinare nel sublime.
Il sublime ci mette a contatto con il nostro spirito per farci prendere consapevolezza di quanto noi siamo “piccoli” di fronte all’immensità del mare o alla profondità di un cielo stellato ma, contemporaneamente, ci consente di elevarci verso l’infinito. In sintesi, l’esperienza del sublime induce l’uomo a prendere coscienza della propria “piccolezza” ma, nello stesso tempo, offre la possibilità di trascendere i nostri limiti e di avvicinarci all’idea dell’infinito con la piacevole sensazione che “il naufragar m’é dolce in questo mare”.
Vorrei chiudere queste mie riflessioni con la poesia “L’infinito” di Giacomo Leopardi che in modo “sublime” ha saputo raccontare lo smarrimento di chi, pieno di stupore, osserva la natura e il suo mistero e, elevandosi oltre i propri limiti, riesce a percepire l’infinito come dimensione naturale verso cui siamo proiettati, nonostante tutto.
Riflessioni sullo scritto di Sandra Vita Guddo di Pompeo Maritati
Quando la contemplazione si fa filosofia e la bellezza diventa coscienza
Lo scritto di Sandra Vita Guddo è un inno alla contemplazione, un viaggio interiore che prende avvio da un’esperienza estetica — il tramonto — e si eleva fino a toccare le vette del pensiero filosofico. Ma non è solo una descrizione lirica: è una riflessione profonda, che interroga il lettore sulla propria capacità di sentire, di percepire, di riconoscere il sublime nel quotidiano.
La forza del testo risiede nella sua capacità di trasformare un’immagine familiare in un’esperienza trascendente. Il tramonto, che per molti è solo un momento suggestivo, diventa qui soglia di accesso a una dimensione atemporale, dove il tempo si sospende e l’anima si libera. Sandra non si limita a evocare la bellezza: la supera, la interroga, la scompone per arrivare al concetto kantiano di sublime, che non è semplice piacere estetico, ma vertigine dell’infinito, consapevolezza della nostra piccolezza e, insieme, della nostra capacità di elevarci.
Il linguaggio è ricco, talvolta ridondante, ma volutamente tale: ogni immagine, ogni metafora, ogni riferimento filosofico è parte di un disegno che vuole immergere il lettore in uno stato di sospensione, di fusione con la natura. L’abbraccio “panico” con le origini, il cielo e il mare che si uniscono in un “connubio carico di armonia”, il sole che “crea un puzzle di scintille dorate”: sono tutte espressioni che mirano a ricostruire un universo simbolico dove l’uomo può ritrovare se stesso.
Ma è proprio qui che si apre lo spazio critico. In un mondo che corre, che consuma, che premia la velocità e l’efficienza, questo tipo di scrittura è un atto di resistenza. Guddo ci invita a fermarci, a sentire, a pensare. E lo fa con una dolcezza che non nasconde la denuncia: siamo diventati estranei a noi stessi, dice, perché abbiamo inseguito una felicità effimera, alienante. Il tramonto diventa allora non solo occasione di bellezza, ma specchio della nostra perdita, e insieme possibilità di riscatto.
Il riferimento finale a Leopardi non è solo omaggio, ma chiave di lettura: “il naufragar m’è dolce in questo mare” non è solo una citazione, è una dichiarazione di poetica. Sandra ci dice che perdersi è necessario per ritrovarsi, che lo smarrimento davanti alla natura è il primo passo verso la consapevolezza.
In conclusione, Sublime il tramonto è uno scritto che sfida la superficialità del nostro tempo. È un invito a riconoscere il mistero, a lasciarsi attraversare dalla bellezza che non consola ma interroga, che non decora ma trasforma. È un testo che chiede tempo, attenzione, silenzio. E che, proprio per questo, merita di essere letto.