“Due liriche inedite e ritrovate” di Vincenzo Fiaschitello

Vincenzo Fiaschitello
Ex uno materno utero?
– Come sei bella, Eva!
– Sono fatta di fango e di aria,
nel cuore si accese il Suo alito
che mi diede la vita, ma non sono
unica madre di tutto l’umano.
– Ma perché tu piangi?
– Adamo che è a me accanto può spiegarti.
– Sì, è vero. Il vostro mito è bene che giunga
al termine, ma nulla cambia.
– Nulla cambia? Ma forse tu non sai
di un certo Gesù che ci redense,
liberandoci dal tuo peccato d’origine!
– Certo che so del Galileo e della Madre
che lo generò. Tutto vero, fuorché
il nostro terrestre paradiso: se fossi
uscito direttamente dalle mani di Dio
sarei stato perfetto e dunque come
avrei potuto peccare? Dio è il respiro
dell’universo, ha soffiato l’immensa
energia, che dopo miliardi di anni
di mutazioni ha prodotto tutti gli esseri
viventi e non viventi. Un arcano mistero
ci ha concesso il privilegio dell’intelletto
e della libertà, così che conoscenza
e responsabilità sono essenza del nostro vivere.
Ora tu vedi scorrere eterne lacrime
sul volto di Eva perché eterno è il suo dolore:
due preziosi figli perduti, l’uno per violenta
morte, l’altro per odio supremo.
Su voi tutti, non nati ex uno materno utero,
grava il peso di contrastanti forze del bene
e del male. Non c’è stato un unico albero
ma sterminate foreste generatrici di vita.
– Dunque, Adamo, dovrò rileggere Genesi
con nuovi occhi e chiamarmi postcristiano?
La vita
Mi domandi come definire la vita,
dolce malinconica misteriosa
triste gioiosa dolorosa.
Scegli tu, amico Adamo, io non saprei
cerchiarla sotto un unico nome.
Il groppo che la gola opprime,
ora mi dice che da me si aspetta
il saldo di quel che dovevo
e non ho dato. Veniamo a patti:
riconosco il mio fariseismo,
tuttavia vedi se mi è concesso
in tempi di facile condono
quel poco di perdono. Dopotutto
fu il tuo peccato, che io non volli,
a macchiarmi in eterno.
Vincenzo Fiaschitello