Tre liriche dedicate ad Agrigento, di Vincenzo Fiaschitello

Vincenzo Fiaschitello
Agrigento, capitale della Cultura 2025, è testimone di un patrimonio di valori, di bellezza e di arte inestimabili, che hanno fatto grande e civile la Sicilia, l’Italia e l’Europa tutta.
AGRIGENTO
Se aspetti, se respiri piano,
se piangi solo un po’,
se guardi con amore,
fiorire vedrai in questa
valle sacra agli dei
un mare di mandorli.
Vedrai farfalle multicolori,
avrai sul volto la brezza del mare
che annusò Empedocle,
udrai le voci di mille attori
che calcarono le scene
di questo teatro, ornati
di chitone e mantello,
col viso coperto da maschere
per recitare tragedie e commedie.
Risplenderà il sole sui marmi
dei templi finché un buco nero
dell’universo non inghiottirà
per sempre il misero globo
dove si rotola l’umana storia.
Febbraio ad Agrigento
Biancheggiavano come cirri
sullo sfondo di un cielo azzurro
i mandorli a febbraio nella valle
dei templi ad Agrigento.
Tra le squadrate pietre delle rovine,
dove volavano i nomi degli dei
come profumi d’erbe selvatiche,
si perdeva la tua voce di vivo argento.
E c’era malinconia nell’aria
e c’erano pastori che con le loro greggi
battevano sulle magiche colonne
doriche dei templi.
Ruminavano ai piedi di una dea clemente
che consacrava le nozze,
presso i gradini di un altare dedicato
a un dio sconosciuto o i resti di un telamone.
Non si udivano oracoli, ormai tutti dispersi
dai voli di sacri uccelli.
Divinità ctonie, divinità tutte, un giorno
in esilio siete salpate sul battello dell’oblio
verso le più lontane costellazioni boreali, salutate
dallo stendardo trionfante della croce cristiana!
Febbraio
Febbraio, corto lo dici
ma forse di giorni
non di pene che a piene mani
a destra e a manca spande.
Breve non è di sicuro di luce,
perché si sa che il sole
se la ride di più verso sera all’orizzonte,
né povero è di semi che il vento
ovunque va a piantare,
a preparare gemme da far fiorire
sui rami secchi d’inverno.
Febbraio dei miracoli
che traccia l’aria dei primi profumi
dell’attesa primavera, ma poi all’improvviso,
li risucchia nel grigiore di una palla nebbiosa
bucata da un raggio aguzzo di sole,
intorno al mezzogiorno.
Sorride Febbraio:
-Chi dice che non la so lunga?
