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Egnazia e la sua necropoli

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Eganazia e la sua necropoli

Eganazia e la sua necropoli

Di Giovanni Scupola

La scoperta di tombe nelle necropoli di Egnazia ha avuto inizio con gli scavi clandestini del XVIII e del XIX secolo, per recuperare oggetti destinati al collezionismo museale e privato.

Dopo aver individuato le lastre in pietra di copertura, si praticava un foro, spesso ancora visibile, attraverso il quale si prelevavano gli oggetti del corredo funerario, soprattutto vasi ed ornamenti.

Spesso venivano staccati anche gli affreschi, come nel caso della tomba a camera, con la scena di un cavaliere, ora conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

In seguito le indagini sistematiche hanno evidenziato due ampie aree di necropoli esterne alla fortificazione messapica, utilizzate in età ellenistica e romana e note, in base alla posizione rispetto alle mura, come necropoli meridionale ed occidentale.

All’interno della cinta muraria, nel periodo messapico, esistono anche una necropoli costiera e tombe legate ai nuclei sparsi di case, individuate sotto gli edifici della città romana.     

Le tombe a fossa:

Scavate nel banco roccioso, risalgono prevalentemente al IV ed al III secolo a.C., presentano spesso i bordi rilevati e sono definite “a pseudosarcofago”.

Nella maggior parte dei casi si dispongono all’interno di uno spazio più ampio, che accoglie con ogni probabilità le sepolture riferibili ad uno stesso nucleo familiare.

All’interno della fossa, coperta da una lastra in pietra, i corpi erano deposti in posizione supina con accanto il corredo funerario, che richiamava il mondo del banchetto nelle deposizioni maschili e comprendeva oggetti legati alle attività domestiche ed alla cura del corpo nelle tombe femminili.

I bambini, invece, erano sepolti fra tegole o all’internodi un contenitore ceramico di grandi dimensioni, posto talvolta al di sopra delle tombe degli adulti della propria famiglia.

Le tombe a incinerazione:

Particolarmente diffuso in età romana, il rituale dell’incinerazione consisteva nella combustione di una catasta di legna sulla quale era deposto il letto funebre.

Successivamente le ossa bruciate erano recuperate e conservate in urne in vetro, in pietra o in terracotta.

In questa necropoli, gran parte dei cinerari proviene da una cava più antica riutilizzata come recinto funerario.

Talvolta le urne erano segnalate da epigrafi che restituiscono notizie sui defunti e sul loro gruppo familiare.

Databili tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C., le sepolture erano accompagnate da un corredo con vasi ed oggetti in vetro e in metallo, deposti all’esterno o all’interno dei cinerari e spesso deformati dalla combustione del corpo.  

Le tombe a semicamera:  

Databili tra la fine del IV ed il II secolo a.C., sono grandi fosse scavate nel banco roccioso, coperte da lastroni in pietra spesso sostenuti da travi in legno, come dimostrano gli incassi ancora visibili sui bordi.

In alcuni casi le pareti si presentano intonacate e dipinte con decorazioni conservate solo in parte.

Secondo un rituale ampiamente documentato in Messapia, le tombe a semicamera erano usate per numerose deposizioni e, in occasione di un nuovo utilizzo, le ossa delle sepolture più antiche erano raccolte presso la testata della tomba o riposte in un ossario, secondo precisi rituali.

In alcuni casi gli ossari erano ricavati all’interno di nicchie, talvolta con una colonna centrale.

La presenza di frutti in terracotta, soprattutto melagrane, e di altri oggetti lasciati sui lastroni di copertura testimonia l’uso di deporre offerte in onore dei defunti.

Le tombe in età tardoantica:

In età tardoantica le aree di necropoli continuano ad accogliere tombe a fossa a pianta rettangolare con un cuscino ricavato nella roccia.

La copertura era a travi lignee coperte con pietre. Spesso queste tombe accolsero nel tempo numerose deposizioni.

Un’altra tipologia, documentata soprattutto all’interno del circuito murario, è costituita dalla tomba a cappuccina, dove il defunto è deposto direttamente nella terra, in uno spazio non sempre regolare.

La copertura, che conferisce il nome alla tipologia, è realizzata con coppi o tegole disposti a spiovente o a doppio spiovente.

All’interno, accanto al defunto, venivano deposti alcuni oggetti di ornamento personale o monete.        

Le tombe a camera:

Sono strutture funerarie monumentali, espressioni di gruppi emergenti, che nella ricercatezza dell’architettura e delle pitture esaltavano il proprio status.

Scavate interamente nel banco roccioso, solitamente si compongono di una camera principale, la cella funeraria, alla quale si accede attraverso un corridoio a gradini.

La cella era chiusa da una porta a grandi ante realizzate con due blocchi in pietra ed in alcuni casi dotate di cardini.

All’interno, gli affreschi riproducono le decorazioni delle abitazioni, con lastre marmoree sulle pareti e travi lignee nelle coperture, nella convinzione di rendere la tomba in tutto simile alla casa.

Gli inumati erano deposti su una banchina ricavata nella roccia o su letti funebri; in alcuni casi una nicchia serviva come ossario per i resti delle sepolture precedenti.

Nel corredo non mancano riferimenti alle offerte rituali come le melagrane in terracotta, simbolo di rinascita.     

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