IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Estì gàr Eïnai, è dunque l’Essere

Parmenide

di Paolo Protopapa

“Ex nihilo nihil”, dal nulla non viene nulla. Non è mai esistito il nulla. Esso nulla, in quanto non-Essere, non è. Per non essere è necessario che non sia. A = A; A non = non A. L’identità non può essere, nello stesso tempo, diversa da sé stessa nel mentre che è uguale a sé stessa. Più complicato è pensare l’Essere e il pensare che è. Per Parmenide è la stessa cosa, poiché l’Essere e il suo pensiero coincidono. L’Essere (Eînai) è uno, immutabile, eterno. Perciò è più coerente dire: era. In quanto l’imperfetto segna la durata. E, tuttavia, poiché la durata potrebbe comunque implicare un inizio (ma da che cosa, da nulla?), meglio precisare: “Estì gàr eînai”, è dunque l’Essere. Eterno presente dell’Uno.
E la molteplicità, ossia gli enti o assenti? Esistono, oppure sono ombre e “Manìai”, manie? Platone uccide Parmenide quando non accetta la negazione del movimento e la sola, esclusiva essenza dell’Uno-Tutto. Esistono le cose plurali in quanto ‘Tà ònta’, plurale neutro di ‘tò òn’, singolo ente. Questo è il parmenicidio platonico.

Da qui – secondo Martin Heidegger – la nascita della Metafisica occidentale, quale illusione del dualismo di Verità e verosimiglianza, mondo delle cose (imperfetto e transeunte) e mondo delle idee, Archetipi perfetti, paradigmi immateriali o modelli iperuranici, ossia ‘metà tà füsykà’, oltre le cose materiali. Un Dualismo opposto al Monismo.
Ognuno può trarre il proprio giudizio su questi formidabili enigmi che attraversano e fondano l’Ontologia e la Metafisica. Fondamentali cornici teoriche del pensiero.

In questo tema iperbolico, mi hai sollecitato ad andare molto indietro nel tempo, almeno 60 anni. Quando spiando le profondità recondite del nostro esistere, cominciavo a tentare la sfida tra il senso e il non-senso delle cose.
Il termine ‘Cosa’ – nella sua terribilità semantica di vuoto assoluto di specificazione – c’è il tutto e il niente dell’identità o di una possibile essenza, oppure di provvisorietà o di consistenza del nostro stare o del non-stare. Vita e morte, oppure, dialetticamente, Vita-morte. E chiudere con l’inquieto eraclitismo de “La vita vive la morte e la morte muore la vita”. Che sono solo due dei tanti modi del pensiero di connotare la stessa, forse assurda, verità su cui ci affanniamo.


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