IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

“Falso movimento” un romanzo a puntate di Gianvito Pipitone (quattordicesima puntata)

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falso-movimento

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di Gianvito Pipitone

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La telefonata di Pascal non tardò ad arrivare. Giunse in prima serata mentre Hippo e Cedric erano a cena in un bistrot del Panier. Le cespugliose ciglia del giornalista si disposero ad accento circonflesso, non appena con la coda dell’occhio noto’ il bip silenziato e intermittente del cellulare. Numero sconosciuto, esclamò, ci siamo. Finì di masticare un funghetto che gli si era incastrato fra i molari e non riuscendoci al primo tentativo, si aiuto’ con l’unghia lunghissima del mignolo destro. Nel farlo, trovo’ perlomeno corretto fare l’occhiolino al detective. Cedric, dal canto suo, terminato il primo pasto decente dopo quasi una settimana sulla strada, e terminati i discorsi di circostanza, se ne restava lì da qualche minuto in silenzio a sorseggiare il suo Pastis in purezza, on the rocks. 

– Pro.. pron.. Provo’ a gracchiare in cornetta Hippo, che nel frattempo dovette far fronte ad un irrefrenabile attacco di tosse catarrosa. E solo al terzo tentativo era riuscito a venirne a capo.

– Pronto ?!? Gli uscì finalmente in maniera stentorea.

– Hei vecchio… non mi morire prima del tempo, mi raccomando … Non prima dell’affare almeno… Fu la replica divertita dall’altro capo della cornetta che Cedric udì dal dispositivo in viva voce.

– Chi parla ? Sei Pascal ?

– Sono chi tu dici di essere… Senti, tagliamo corto con i convenevoli però… So cosa mi vuoi dire, ma perché dovrei crederti ?! E con questo intendeva riferirsi plausibilmente alla storia del cugino importatore.

– Perché dovrei dare credito ad un giornalista popolare e abbastanza conosciuto che ha tutto da perdere in questa storia ? … E invece … Non dovrei sospettare di te, che al contrario mi vuoi incastrare con quel tuo amico poliziotto vestito, mi dicono… come un lord inglese ?

Il viva voce era parecchio disturbato dall’altissimo volume all’interno del bistrot, dove alle voci dei clienti si univa la musica proveniente dal palco situato una decina di metri più in là. Su di esso era collocato un pianoforte a coda e una coppia di musicisti che andava sfoggiando per tutta la serata un interessante repertorio anni 60, da Brassens ad Aznavour passando per Ives Montand e Gilbert Becaud. Si vedeva che ce la mettevano tutta pur nell’indifferenza generale.

Hippo si produsse in una smorfia di fastidio per il baccano tutto intorno e in uno scatto d’ira riprese in mano il cellulare dal quale rimosse il dispositivo del viva voce. I suoi muscoli facciali si produssero allora in diverse espressioni cangianti, dalle quali Cedric provo’ ad intuire l’andazzo della conversazione. Alla fine Hippo sbottò con una certa sicumera.

– Pascal o come ti chiami … Stai facendo tutto tu, il bello e il cattivo tempo. Se non vuoi collaborare non ti posso forzare. La piazza di Parigi è grande, non è Marsiglia o Lyon … I due mandamenti principali a Saint Denis e quello di Bicetre non aspettano altro. Io credo poi che gli affari si fanno in due.. se c’è intenzione …

Fu poi il turno di Pascal e a giudicare dall’atteggiamento ringalluzzito di Hippo, Cedric nutrì la sensazione che le cose stessero per indirizzarsi nel giusto verso. Fin quando lo sguardo di Hippo si cristallizzò su quello di Cedric. Il detective si sentì chiamato in causa.

– Certo! lui è qua, ti può dare tutte le informazioni che vuoi… Lo vuoi sentire subito? Non c’è problema. Bleffo’ Hippo nonostante avesse letto il terrore negli occhi di Cedric.

– Non c’è problema te lo passo ..ma occhio non è il caso di scendere in dettagli al telefono. Questa è una scheda prepagata, è sicura, ma non si sa mai, ci intendiamo ?

Cedric si schiarì la voce e prima di prendere il telefonino in mano cercò nei files della mente quelle svariate situazioni in cui nel suo passato da poliziotto si era trovato faccia a faccia con bande di spacciatori e quartieri difficili nell’hinterland parigino. Fece un respiro lungo e si tuffo’ nella conversazione.

– Certo a farla di notte questa strada un po’ di inquietidine te la mette eh…

Così si lascio’ scappare Hippo dopo aver appiccato fuoco all’ennesima Gitane. Sembrava insolitamente nervoso. Un aspetto di lui che Cedric non conosceva ancora. Fuori dal finestrino intanto il cielo sembrava spaccarsi in due dalle saette e il rimbombo dei tuoni aggrapparsi e scalare la ripida salita verso le montagne.

– Che razza di idea vederci lassù …alla Nerthe. Continuo’ il giornalista un pò contrariato, mentre cominciava ad affrontare i primi tornanti a bordo della traballante Renault 4.

– Non vorrei che fosse un tranello. Rispose Cedric che da quando si erano lasciati alle spalle l’Estaque, l’ultimo dei quartiere abitati a nord di Marsiglia, leggeva nel buio e nell’impervia di quei luoghi isolati un potenziale fattore di pericolosità.

– Tranquillo ragazzo… pensa solo che domani a rebus risolto, mi inviterai nel più bel ristorante della città. E domani, ti assicuro che avrò molta fame … Scoppiò Hippo in una fragorosa risata.

Non fece in tempo a terminare il suo ennesimo pirotecnico attacco di tosse che, subito dopo una stretta curva a gomito, si trovarono due stopper piantati a distanza ravvicinata.

-Dio Cristo! esclamò Hippo piantando un pesante calcio al pedale del freno.

Le gomme usurate della Renault 4 cambiarono improvvisamente traiettoria pattinando morbidamente sul liscio catrame, reso ancora più viscido dalla pioggia, a scansare per un soffio il tamponamento con il retro di una Citroen C3.

Furioso, proseguì in retromarcia arrestando l’auto a pochi metri da quella del pirata, per ritrovarsi a strombazzare furiosamente il clacson, maledicendone il conducente senza risparmiarsi.

– Ma tu dimmi se questo è il modo di parcheggiare al centro della strada. Guardò nello specchietto retrovisore e si accorse che l’auto aveva ora i lampeggianti d’emergenza azionati. I due provarono a scendere dall’auto per scoprire che era stranamente vuota.

-E dove è andato ora questa specie di deficiente? si chiese rabbiosamente Hippo mentre una saetta parve esplodere a un tiro da schioppo da li’.

Poi si accorse che lo sportello lato del passeggero era spalancato. Ma sul ciglio della strada non c’era traccia di anima viva.

– Ma che modo è lasciare la macchina in folle dopo una curva così pericolosa? Si chiese ad alta voce Cedric, cui cominciavano a frullargli in testa i parlamentari del suo cervello.

– Per me sicuramente è una rogna! -Si affrettò a schierarsi Hippo-  A pochi minuti da mezzanotte, qui, sulla strada per la Chapelle de Notre Dame de la Galline, mentre pioviggina e minaccia fulmini e tempesta, con nessuno che passi mai da queste parti… Per me è una rogna … 

Ed in effetti, di rogna sembrava trattarsi, dal momento che la strettezza della carreggiata e gli alti contrafforti di lato e lato della strada non avrebbero permesso ad alcuno di sostare sul ciglio. Quindi, dove era andato a finire allora questo imbecille? Si chiesero i due uomini, rischiarati di tanto in tanto dal flash intermittente di un cielo particolarmente elettrico.

Per qualche minuto ancora i due perlustrarono con lo sguardo nel buio del dirupo a vantaggio della luce dei fari dell’auto. Poi, non scorgendo anima viva, si convinsero a partire. Chiuso lo sportello e messo in azione il motore, si sentirono due nocche pesanti bussare con insistenza sul parabrezza.

Un dolore metafisico si impadronì delle coronarie di Cedric.

Hippo ebbe il tempo per spannare con la mano l’interno del vetro e vedere dal di qua del vetro un giovanotto ben messo, che nel frattempo si era allontanato dall’abitacolo, come per assicurarlo che non volesse fargli del male.

La pompa del cuore di Cedric riprese la sua normale attività.

Hippo si decise ad aprire a metà il finestrino a manovella.

– Scusami… sono rimasto senza benzina – fece quell’altro che sembrava a corto di fiato, come se avesse corso- E ora non so come fare per rientrare in città … non è che potresti darmi una mano… un passaggio?

– Sembrò pronunciare le tre frasi in preda a spasimi di freddo e doveva di sicuro aver sostato lì da parecchio dal momento che il suo maglione a collo alto pareva inzaccherato di pioggia.

– Ma da quanto tempo sei qui?

– Da almeno un’ora … e non è passato nessuno a parte voi …prese una boccata d’ossigeno … e un’altra macchina un minuto prima di te che a momenti mi investiva, quel pezzo di merda, là dietro a quella curva! Indicò il ragazzotto.

Cedric faceva caso solo ora al pesante accento del giovanotto: una parlata che associava a quella delle estreme periferie parigine.

– Cazzo, Pascal ! – esclamò Hippo- …Così ce lo perdiamo..

E cercando di trovare velocemente una soluzione aggiunse:

– Ma non ce l’hai un cellulare? Non puoi avvertire qualcuno?

– Si è scaricato purtroppo…

Notando che i due erano rimasti asserragliati in auto, indecisi se essere spaventati o perplessi, il giovane provo’ a suggerire una soluzione.

– Guarda che facciamo, tu mi dai il cellulare e io chiamo un mio amico e risolviamo d’accordo?

All’apertura dello sportello, il volto del giovane si illuminò delle luci di sicurezza dell’auto. Il maglione a collo alto era zavorrato con pesanti collane tribali. Il suo volto nero, sembrava presentare all’altezza della guancia una pesante cicatrice.  Non appena Hippo scese dalla vettura, il giovanotto estrasse dalla tasca il proprio cellulare dal quale sembrò lanciare una chiamata. Quello che sembrava appena poco prima uno sguardo supplicante di aiuto, si era d’improvviso tramutato in uno sguardo sicuro e deciso. Resto’ in silenzio in attesa di risposta, davanti ad un incredulo Hippo, cui riservò un bonario occhiolino.

– Pascal? Sì sono loro. Sembrano apposto… Li stiamo controllando…Disse il ragazzone infilando la testa nell’abitacolo dove incontrò lo sguardo interrogativo di Cedric.

Nel frattempo altre due simili figure si erano aggiunte, materializzandosi dal nulla. Presero a ispezionare dapprima il bagagliaio, poi il sedile posteriore della Renault 4 e infine si concentrarono sui sedili anteriori. Cedric fu pregato di scendere e di disporsi accanto al suo compare, i due furono perquisiti a fondo per bene. Mentre il ragazzone dal maglione a collo alto restava attaccato al telefono. 

Provandosi soddisfatti, i due scimmioni, fecero un passo indietro dando l’ok al loro capo. 

– Ok, te li mando fra poco… Terminò la chiamata il ragazzone nero.

– Fate sempre così i vostri controlli…? Gli scappò detto a Cedric.

Il giovane nero sorrise leggermente e rimettendo il propro cellulare in tasca gli rispose.

– La prudenza non è mai troppa nel nostro mestiere. Dovresti saperlo, bianco.

Hippo percorse a tavoletta i due o tre chilometri di distanza che, stando alle indicazione del ragazzo, li separavano ormai dall’appuntamento con Pascal. La vecchia Renault stantuffò dopo una brusca frenata davanti ad un bivio: la via a sinistra saliva verso Marignane, quella a sinistra s’inerpicava su per Jas de Rodhes. Maledisse il ragazzo e quella inutile perdita di tempo e cercò di produrre l’intuizione giusta.

– Mi pare che il ragazzo abbia detto che bisogna arrivare vicino una specie di laghetto. Si frappose Cedric che aveva notato che Hippo, in stress, rimaneva restìo ad accettare consigli.

Alla fine decisero di prendere la strada sulla destra su indicazione di Cedric. Le ruote del macinino fischiarono curva dopo curva contro le banchine protette. Mentre ai lati andava scoprendosi una magnifica vista della Marsiglia che non ti aspetti, sulfurea e misteriosa, noto’ Cedric. I bordi della strada a sprazzi illuminati dai fari dell’auto, oltre che dai lampi intermittenti, testimoniavano già di un brusco cambio di vegetazione: non più agavi ma betulle. E nei pressi di un vecchio casolare abbandonato credette di trovarsi nel bel mezzo di una vallata svizzera.

– Li ho persi, Cristo d’amore acceso! Qua non c’ è traccia umana! Sbottò Hippo dopo l’ennesima curva vuota, mordendosi nervosamente il labbro.

Il giornalista aveva ora assunto una posizione più attenta alla guida, portando il baricentro del corpo in avanti. E a causa dei fitti banchi di nebbia continuò a procedere a marcia ridotta. Adesso che la nebbia aveva avvolto fittamente tutto intorno.

Cedric sentì improvvisamente un rigurgito dentro. Lo conosceva bene… Intuì quella netta sensazione di resa dei conti verso cui, spesso, spessissimo negli ultimi tempi, parecchi parlamentari di quello che chiamava, il suo piccolo parlamento interno, avevano cercato di trascinarlo. Ma stanco dei logorroici ed inutili dibattiti, agì stavolta da vero leader: sospese la seduta e rimandò ogni eventuale decisione a data da destinarsi.

– Eccoli là… Sentì esclamare d’improvviso a voce alta Hippo.

Cedric vibrò in tutto il corpo in un attimo in cui sembrò ricevere una rasoiata dritta al cuore. Oltre l’ennesima curva, i fanali del macinino pescarono alla cieca per un attimo gli stopper di un’auto. Hippo procedette lentamente a fari spenti e dopo qualche metro decise di fermarsi ai lati della strada. Quell’auto era addossata sul parapetto prospiciente la veduta più bella di Marsiglia. Almeno così sosteneva Hippo. A una settantina di metri da dove si erano appostati loro con la vecchia Renault 4.

– Ebbe’ … e ora che facciamo ? Giochiamo a gatto e topo ? Rilanciò Cedric verso il compagno

– Fai fare a me ragazzo… tu sei un poliziotto, senza offesa, nella testa intendo ..-e con un indice si sfiorò ripetutamente  la fronte- Invece io nella testa sono come loro … È solo per un caso se ora mi trovo da questo lato. E sorrise in maniera scomposta.

Cedric da parte sua non condivideva questa ilarità e per nulla al mondo avrebbe voluto rischiare di rimanerci secco, solo per provarsi a fare l’eroe.

– Beh allora…. adesso cosa dice la tua testa di malvivente trafficante ?

Hippo colse la freddezza o forse il nervosismo di Cedric. Probabilmente conosceva bene questo atteggiamento di sfiducia del prossimo nei suoi confronti.

– Ma dai rilassati, siete tutti cosi’ voi … Nella vita ci vuole un po’ di salero… non di saudade … Ne convieni ? E scatto’ a ridere irrefrenabilmente ed in maniera scoposta. Forse un pò a causa della tensione accumulata.

Non appena terminò l’ultimo rantolo nei titoli di coda della sua risata, Cedric lo toccò di fioretto.

– Hippo. Non so tu, ma io vorrei portare appresso la pellaccia a casa dopo l’incontro di stasera. Vediamo di riuscirci … e senza colpi di scena. Non so tu, ma io non vivo per la gloria. Non mi piace il beau geste. Sono un uomo concreto di ragione io …di testa, non di cuore.

– Evabbene va bene … Fu la risposta a metà fra il seccato, il deluso e l’offeso.

– Bene, adesso magari riaccendiamo i fari e vediamo di raggiungere quell’auto ? Senza colpi di scena ? Propose il detective in tono neutro.

Cedric si morse il labbro perche provava un po’ di rimorso. In fondo Hippo era un bravo ragazzo, buono e generoso, anche se un po’ infantile a volte, rimaneva un ottimo compagno di squadra. E forse non meritava quella sua stupida ramanzina. Era la paura che spesso produceva in Cedric questi improvvisi scatti di aggressività. Per un attimo si trovo’ a commiserarsi, scuotendo leggermente la testa in una smorfia di disappunto.

Indecisi se scendere dall’auto, rimasero per un minuto fermi. Hippo diede due colpi di abbaglianti ad intermittenza. Avrebbero capito.

– Andiamo noi o aspettiamo loro? Chiese Hippo, cui la piccola reprimenda di qualche minuto prima, aveva fiaccato un po’ lo spirito.

Non ebbe il tempo di rifletterci su, che i fari dell’auto ferma si accesero attraverso la fitta nebbia e subito dopo sentì il rombo del motore in lontananza. I due osservarono l’auto fare una lenta e penosa marcia indietro che a Cedric parve non finire mai. Gli si gelava il sangue nelle vene ma ora bisognava cercare di sintonizzarsi velocemente sulla nuova situazione. Quella era gente che non aveva mezze misure, senza scrupoli. E al minimo errore ci si poteva ritrovare con una pistolettata in pancia. Respiro’ a fondo.

Mentre il segugio del suo Pc mentale si ingegnava a scavare fra la montagna di cazzate accatastate in vecchi file arrugginiti, in quei momenti Cedric si sorprese a pensare se lasciare la polizia per intraprendere la via dell’investigatore privato non fosse davvero il passo successivo verso la fase finale: l’internamento definitivo in un ospedale psichiatrico.

La quindicesima puntata sarà online il prossimo 21 febbraio

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