IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

“Falso movimento” un romanzo a puntate di Gianvito Pipitone (tredicesima puntata)

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falso-movimento

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di Gianvito Pipitone

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Cedric sbucò da un mastodontico portone grigio, assai scrostato. A causa dell’umidità il rivestimento, in origine grigio, era ormai saltato in molte parti, venendo a formare una curiosa serie di frastagliamenti e arcipelaghi che lo percorrevano da cima a valle. Osservò quella varia geografia con lo sguardo perso nel vuoto prima di concentrare l’attenzione sul da farsi. Si trovava al Commissariato centrale di rue Becker mentre uno scroscio di pioggia si preparava ad abbattersi su Marsiglia. Diede un’occhiata di sguincio ai nuvoloni che velocemente si ammassavano in direzione del mare, si strinse nel palto’ grigio, fece una smorfia di disappunto decidendosi alla fine di affrontare il traffico.

Trovava che l’interrogatorio cui era stato sottoposto quella mattina dal commissario Rivet fosse stato improntato un po’ troppo alla superficialità. Era un modo di procedere che gli ricordava una certa frivolezza di qualche suo superiore di un tempo. Certo non sarebbe dovuto essere facile condurre un’inchiesta a caldo su quel terribile attentato che, peraltro, da qualche indiscrezione,  pareva riconducibile a terrorismo di matrice islamica. Almeno, su questo fronte parevano essersi indirizzate le prime indagini. E di certo, la sua presenza in quel luogo al momento della deflagrazione, oltre che la sua visita alla Goulette la sera prima,  facevano di lui un indiziato della prima cerchia o, comunque, un informato sui fatti da tenere sotto stretta osservazione.

-Commissario, potra’ verificare sempre in ogni momento, la veridicità delle mie deposizioni rivolgendosi all’avvocato Gerard Pirenne, dalla cui figlia ho ricevuto l’indizio per la mia indagine commisionata da “Gérard Dutroux”. Ecco come era riuscito a sgabbiarsi quella mattina. Al solo sentir pronunciare quei due nomi altisonanti, il commissario si era risolto a prosciorglierlo. E non tanto per il suo lungo servizio in Polizia. Potenza dei Gerard! aveva pensato con un sorriso Cedric cui, solo in quel frangente, capitava di mettere in relazione i due nomi al completo.

Il tassista lo scarico’ allo Chevalier. Cedric ebbe un leggero capogiro scendendo dal taxi. Provava ancora una sensazione di strano formicolio sulle gambe e sembrava che le orecchie non gli si fossero ancora liberate da quel fastidioso ronzio. Si palpò il braccio destro, in corrispondenza della piccola ferita provocata dall’impatto con quella scheggia impazzita. L’aveva appena sfiorato, fortunatamente. Sollevò per un attimo la piccola medicazione, per accertarsi che il piccolo taglio stesse per rimarginarsi e si avviò un po’ barcollante verso le scalinata dell’hotel.

Nel liberarlo, il commissario gli aveva raccomandato di rimanere a disposizione, ma Cedric per esperienza sapeva che quelle erano le classiche formule burocratiche. E che difficilmente alla polizia avrebbero avuto bisogno, almeno in questa fase delle indagini, di una sua seconda deposizione. Provava invece pena per il tunisino Tariq Bousur fatto saltare barbaramente insieme alla sua creazione, la Goulette, sotto un’implacabile carica di tritolo. Ripenso’ alle sue parole: “La storia di una città e’ un po’ come la storia dell’uomo: l’uomo nasce buono e muore quasi sempre vittima della peste”. Certo, nonostante il suo atteggiamento un po’ svanito e quel suo modo di parlare alquanto sibillino, Bousur sembrava dover nascondere il filo di un discorso ancora lungo da dipanare. Un discorso che avrebbe dovuto approfondire a questo punto con la giunonica Yvonne. Per chiamare casa Pirenne avrebbe solo dovuto attendere una mezz’oretta. Alle 14,30 la signorina sarebbe di certo rientrata in villa. Cosi fu.

Nel frattempo, entrato in stanza, si ricordo’ del messaggio telefonico di Alain, ricevuto la notte prima. Nell’avvicinarsi alla cornetta vide il segnale della segreteria lampeggiare. Fu piacevolmente sorpreso che la direzione aveva provveduto a sostituirgli tempestivamente il telefono che aveva disintegrato la sera prima. La voce di Alain si diffuse nella sua stanza.

BIP -ore 12,30. Cedric, ma dove diavolo sei ? Ti cerco da un giorno intero! Giusto per chiarirti come facevo a sapere che eri a Marsiglia: l’ho saputo dall’avvocato Pirenne che ho chiamato per avere tue notizie… Poi una volta saputo che eri in Provenza, come puoi immaginare, rintracciarti allo Chevalier è stato un gioco da ragazzi, grazie ai miei fidi segugi e ai loro aggangi. Allora, andiamo al sodo… Mi ha chiamato la tua Annette ieri sera, una telefonata breve … Mi ha detto di aver ricevuto una strana telefonata minatoria anche lei… Sembrava sullo stile della tua. Non mi ha raccontato i particolari ..sembrava di fretta… Ho avuto solo il tempo di chiederle come stava. Mi ha detto di stare così così e che era un po’ in pensiero di questa cosa qua… E mi ha poi detto di riferirti che probabilmente sarà a Parigi domenica. E che in caso richiamerà per aggiornarti sul posto. Cedric? … Torno a bomba sull’argomento: trovati un cazzo di cellulare, per l’amor di Dio…

Alle 14,30 si fece passare la linea in camera e, abbrancata la cornetta, contattò l’avvocato Pirenne dal quale si fece autorizzare per poter interrogare la figlia. Procedettero in viva voce con Pirenne senior presente.

– Yvonne, ha sentito quello che è accaduto in nottata a Marsiglia? Ha sentito che il vecchio Bousur ha subito un attentato ? E che a seguito di questa terribile esplosione l’hanno trovato spappolato in mille pezzi?

Il detective dovette più volte mordersi il labbro per aiutarsi a correggere il tono che avrebbe voluto essere più da reprimenda.

– Si me l’ha raccontato mio padre… Sono sconvolta davvero.

La voce della signorina parve a Cedric meno mascolina del solito e il tono sinceramente dispiaciuto, oltre che provato.

– Bene, fece il detective, come sa avesse ristabilito un punto fermo. Adesso pero’ mi serve capire tutto quello che sa su questa storia. Ne conviene ?

Dall’altra parte della cornetta, gli ritornò un dimesso segno di assenso.

– Partiamo dall’inizio. Come conosceva Bousour?

– Non lo conoscevo personalmente … Ne ho sentito parlare ripetutamente da Jean Vasteau e Brun Leyland, amici di Eric che lei già conosce.

– Bene, in che occasione gliene hanno parlato? A che proposito?

Ci fu un momento di silenzio che, notò Cedric dall’altro capo della cornetta, sembro’ protrarsi troppo.

– La mattina del sabato, quando i tre ragazzi sono arrivati alla stazione di Dijon per il rave … io ero alla stazione ad aspettarli. Fu lì che conobbi di persona Eric, mentre Jean e Brun li conoscevo da altre esperienze insieme.

Il detective rivide la scena che più volte aveva immaginato.

– Ok, questo lo so già.

Disse come incoraggandola a continuare.

– Ci imbucammo in un localino lì vicino alla stazione per mangiare qualcosa in attesa che arrivassero le informazioni sulla destinazione del rave. E sentivo che i tre ragazzi …

Ebbe un attimo di esitazione. Cedric colse dalla cornetta la voce dell’avvocato in lontananza che sembrava incoraggiarla.

– I tre ragazzi erano particolarmente nervosi. E io non me ne spiegavo il motivo… Perché in fondo fra poco saremmo andati a divertirci e a sballarci…Erano venuti qua per questo…

– E invece ? non lo erano …

Intervenne di fioretto Cedric che provo’ la strana impressione che il vento fosse cambiato in positivo nei rapporti con Yvonne.

– Invece sembravano impauriti, in ansia, come se aspettassero da un momento all’altro che dovesse succedere qualcosa di brutto.

– Ma con te parlavano ? Com’erano i rapporti?

– Si certo, era come se avessero due modalità: sorrisi e leggerezza quando dovevano chiedermi qualcosa … mentre invece quando tornavano a parlare in codice d’un tratto ridiventavano tesi. Poi ad un certo punto capii chi o cosa li teneva così in ansia…

Si fermo’ quasi a richiedere l’intermezzo di Cedric. Che non tardò ad arrivare.

– Cosa ?

– Al nostro tavolo si era fatto vivo un tipo alto e magro, con i capelli ricci stile Afro, si era presentato con il nome di Pascal e aveva chiesto di Bruno. Sembravano quindi non conoscersi…

– Ti prego vai avanti …

– E allora Bruno l’ha fatto sedere al tavolo ed era strano perché si guardavano fra loro come se anche lui conoscesse la regola del loro gioco … anche se non si erano incontrati prima. Anzi…sembrava che fosse proprio lui a comandare sul gioco…

– E però qualche brandello di discorso te lo ricordi?

– Ho davvero difficoltà a ricordare un senso logico. Era un continuo rimando di parole vuote, in codice … Mentre si devastavano di birra…

– Sì ma … hai dei nomi delle parole chiave … che ne so ?

Chiese con una leggera punta di impazienza. Da dove hai preso quell’indirizzo e il nome che mi hai passato ?

– Esatto … quello che ricordo te l’ho scritto in quel bigliettino che ti ho dato. Fin dall’inizio, avevo sentito che parlavano di Marsiglia, poi più volte avevo sentito il nome di Tariq Bousur o Busour non so manco come si scrive. E poi di questa Goulette…

– E poi hai finito cercare su Google map l’indirizzo della Goulette prima di darmelo…

La precedette Cedric che non solo ebbe la netta sensazione che la ragazza non sapesse molto altro ma che fosse a questo punto della storia spaventata per la propria incolumità.

– Cos’altro puoi dirmi di più su questo Pascal?

– L’ho sentito citare un paio di volte i suoi amici del Malpasse’ …che poi ho scoperto essere uno dei quartieri difficili di Marsiglia. Da come parlava sembrava uno trafficante di roba. Quello si capiva all’impronta … ma era sempre sorridente, con gli occhietti furbi che sembravano buoni… Ma sembrava avere su tutti gli altri uno strano potere … Li teneva a bacchetta, e si vedeva lontano un miglio che gli altri avevano paura di lui …

– C’è altro Yvonne? Che tu ricordi ? Anche .. E qui Cedric si schiarì un po’ la voce … Anche della volta scorsa intendo … ti sei ricordata di qualche altra cosa che vi siete detti con Eric? E che per qualche ragione non mi hai ancora detto ? o che ti è passata di mente?

Dopo un attimo di esitazione la cornetta tornò a riempirsi di parole.

– Mentre eravamo appartati fuori …gli scappò detto che aveva paura. E io allora gli chiesi se in certo qual modo era a causa di quella situazione strana che aveva con Jean, Bruno e se Pascal fosse in certo qual modo la causa del loro terrore…

– E lui che rispose?

– Disse che le cose erano più complicate di quello che apparivano e che …spesso dipendevano da cose più grandi di noi …

– E tu andasti a fondo ?

– No, mi sembravano le solite cose che qualcuno prova a dire per fare colpo sa… Eravamo in una specie di fase di corteggiamento…

– E non vi siete detti altro ?

Insistette Cedric intendendo con questo altro ancora.

Dopo un attimo di esitazione, Yvonne tornò a replicare.

– Se intende dire se abbiamo fatto l’amore .. sì certo che l’abbiamo fatto … Ma non abbiamo parlato d’altro…

Cedric si schiarì la gola per togliersi dal leggero imbarazzo. Quell’imbarazzo che non sembrava sfiorare minimamente ne’ padre né figlia Pirenne.

Il detective uscì a metà pomeriggio abbrancando al volo dalla concierge uno degli ombrelli che l’hotel metteva a disposizione dei suoi clienti. Per muoversi con una certa agilità al Malpasse’ aveva sentito Alain il quale, da par suo gli aveva trovato il contatto giusto per questo tipo di lavoro.

Hippo guidava una vecchia Renault 4, color rosso sangue, era alto un metro e sessanta, amava poco transitare dalle parti della doccia, fumava almeno 40 puzzulentissime Gitanes al giorno e sfoggiava due bellisismi mustazzi alla messicana, che le sigarette gli avevano irrimedibilmente bruciato in prossimità delle labbra.

– Ci conosciamo con il tuo amico Alain almeno da 25 anni. Ai tempi in cui eravamo due cazzetti e facevamo di tutto anche i lavori più imbarazzanti … Tipo scrivere testi per i giornaletti porno ahahahah.

L’aria all’interno della Renault 4 era improponibile, impestata del pesante olezzo della Gitane che, accesa o spenta, pendeva sempre dal lato sinistro della bocca di Hippo.

– Tu pensa che a quei tempi ci pagavano in scopate gratis.

E giù con una grassa risata che nella maggior parte dei casi veniva spezzata dal violento insorgere di un colpo di tosse che subito si trasformava in sincope, rantolo, strozzamento, raccolta liquidi e puntuale sputo al di fuori del finestrino.

Giunsero a Malpasse’ quando ancora sembravano avere a disposizione una buona mezz’ora di luce. La pioggia che pareva intensificarsi nei quartieri centrali, qui nel quadrante nord ovest di Marsiglia si era trasformata in leggera pioggerellina. Cedric non poté fare a meno di notare la desolazione tutto intorno. La discesa all’inferno pareva correre dietro ad ogni angolo, accanto alle ciglia di quella strada sporca e malfrequentata. Una scala scoscesa penetrava in mezzo a immondizie di ogni tipo, siringhe, tamponi, preservativi, lattine, sacchetti dell’immondizia. Il luogo sembrava deserto. Fin quando non si comincio’ a vedere qualcuno appostato su un vecchio rudere a mo’ di sentinella.

– Ora qui fai parlare me. Questa è una piazza di spaccio. Non bisognerà fare troppe domande.

Disse Hippo spegnendo l’ennesima gitane nel tacco dello stivale.

I due arrivarono in mezzo ad una grande distesa ai piedi di un vecchio palazzaccio abbandonato ricoperto di grandiosi e coloratissimi Murales. Rovi e sterpi crescevano ovunque in quella sorta di piazza abbandonata da Dio. E in quell’orrore crepuscolare Cedric noto’ che qua e là sotto gli alberi striminziti alcuni giovanissimi si appartavano a gruppetti.

-Che fa tutta sta gente qua.

Chiese di riflesso Cedric.

-Fumano colla, assumono pasticche e metanfetamine, si fanno d’eroina.

Cedric non fece in tempo a scansare una pozza d’acqua e fango immergendo un piede fino alla caviglia. I due si fermarono. Hippo lo guardo’ e a bassa voce spiegò il suo piano.

-Adesso noi ce ne staremo qui belli buoni in attesa che qualcuno ci avvicini. La prima cosa da fare è stabilire un contatto. E poi possiamo cominciare a scavare qualcosa su questo Pascal.

Cedric assenti’ con una strana espressione del volto, sentendosi a disagio nel tornare a toccarsi ad intermittenza l’interno della calza bagnata.

Non passarono nemmeno due minuti che furono avvicinati da una coppia di spacciatori che tenevano le mani dentro le tasche del bomber.

– Cercate qualcosa ?

Disse uno, giovane, nero e con i capelli a rasta.

– Cosa ci offri ?

– Siete sbirri vero ? Siete venuti per l’esplosione della Goulette, vero ? Non troverete niente qua da noi …

Si intromise il secondo ragazzo nero con decisione. E dopo aver fatto cenno al compagno, si girò per andarsene.

E lì Hippo tiro’ fuori quello che doveva essere un must del suo repertorio.

– Hey Hey Hey giovanotto aspetta… mi hai guardato bene tu in faccia ? E con due dita mimo’ il rapido cenno di contatto occhi negli occhi.

– Tu pensi che uno come me che se ne va in giro con stivali e un poncho di pelle consumato come questo, che si presenta con due baffoni alla Pancho Villa e un pacchetto di Gitanes smozzicate in tasca, possa esser davvero uno sbirro ? Avanti …

I due lo guardarono perplessi.

– Avanti! Credete che uno come me, un giornalista di una TV locale, uno scrittore di romanzi pulp, con 120 chili di stazza e una copertura quasi totale di tribali tatuati sul corpo …possa esser davvero uno sbirro ?

Nel dirlo si scopri la pancia da cui fuoriusci un dragone a narici spianate che sparava fuoco giallo e rosso all’impazzata.

I due ragazzi restarono impressionati e a quel punto sembrarono dargli credito. Poi fecero un cenno verso Cedric.

– E lui?

– Lui è mio cugino di Parigi, di passaggio a Marsiglia, cercava qualcosa di buono.

– Fumo marocchino.

Azzardò Cedric.

– Un po’ old style mio cugino. Ce l’avete, vero ? 

Aggiunse Hippo con divertita ironia. 

– Qualcosa … quanto?

– Cinquantino.

Fu la risposta di Cedric

– Vedo che posso fare.

E fece per aprire il palmo della mano in attesa. Cedric vi deposito’ velocemente un bigliettone e i due giovani assentirono. Guardarono Hippo negli occhi come a garanzia dell’affare. Girarono i tacchi e se ne andarono.

– Ti vedo a tuo agio.

Sorrise Hippo smozzicando la sua Gitanes

– Sono stato giovane anch’io. Anche tu mi sembri perfettamente nella parte.

Ricambio’ Cedric.

– Recito me stesso.

Rispose lui facendogli l’occhiolino.

Dei due ne torno’ solo uno, il più vecchio. A scambio avvenuto intervenne Hippo.

– Ho bisogno che ora tu mi faccia un piacere.

Hippo sembrò guardarsi attorno per un attimo nell’abbassare la voce fini’ per abbassarsi pure lui.

– Mio cugino qua, in realtà è un grosso trafficante del nord … E vorrebbe stabilire dei rapporti con qualcuno dei vostri. Gli hanno consigliato un certo Pascal, un ragazzo alto, bianco, capelli stile afro. Sembra che bazzichi qua …

Il ragazzo parve ascoltarlo con attenzione, senza mostrare emotività.

– È lui il capo qua.

Disse candidamente senza alcuna inflessione.

– Ah bene, e si potrebbe provare a parlare con lui ?

– Non credo che lo troverete in giro oggi… Con questo casino della Goulette hanno sguinzagliato sbirri dappertutto.

– Ok, ma se io ti lascio un numero telefonico e questi … Hippo mise le mani in tasca e ne tiro’ fuori due bigliettoni da 100 euro che deposito’ nelle mani del ragazzo … Tu poi mi farai contattare da lui vero ? So di potermi fidare…

Prima di accettare il ragazzo fece come per accertarsi dell’identità del giornalista.

– Ora capisco dove l’ho vista a lei… Tu sei quell’ Hippolite Bazan che lavora per TVMarseille 3, vero ?

– In persona.

Rispose con un teatrale scatto di orgoglio lui.

– Vedevo sempre il suo programma comico ambientato nei quartieri …

Hippo isso’ il suo sorriso in cima al pennone e da lì non riscese più.

La quattordicesima puntata sarà online il 14 febbraio.


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