IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Falso movimento” un romanzo a puntate di Gianvito Pipitone  (ventiduesima puntata)

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falso-movimento

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Riprese conoscenza con estrema lentezza. E quando riuscì ad aprire entrambi gli occhi, mise a fuoco un volto spigoloso, dallo sguardo efferato, segnato da una leggera cicatrice in corrispondenza del mento. L’uomo posava davanti a lui con un aperto atteggiamento di sfida, masticando a bocca aperta una chewing gum, mentre fingeva di guardarlo con compassione. D’un tratto Cedric venne sballottato contro la spalla di Annette, poi assecondando il senso della curva, urtò inavvertitamente la testa di Pierre. Cominciava lentamente a ricordare. Si trovavano sul retro di una furgonetta 4×4, prigionieri di due farabutti che Cedric aveva già avuto modo di conoscere, durante quella strana colazione in hotel a Marsiglia.

Il detective sentì un pizzicore in corrispondenza del braccio. Rammentò di colpo il vagone del treno e le facce di quei brutti ceffi. Una pistola che sbucava da sotto la giacca del vecchio. Il gridolino soffocato in gola di Annette. La paura e l’ansia che la situazione potesse sfuggire di mano. Poi il rumore dei cricchetti delle manette che si chiudevano attorno ai loro polsi. Infine, una veloce puntura sottocutanea che arrivò dopo una blanda opposizione.

-Tranquilli – li aveva rassicurati l’uomo con fare sapiente- cosa volete che sia un po’ di benzodiazepina in corpo. Mi ringrazierete per la più bella dormita della vostra vita.  

Ora che, a poco a poco, il suo corpo sembrava tornare alla sensibilità, sentì affiorare il fastidio sui polsi per i lividi provocati dalle manette. Qualche istante dopo, scoprì che anche i loro piedi erano stati legati stretti con una fune da marinaio.

– Ma come dobbiamo fare con te … monsieur Cedric Bovin?

Lo riprese l’uomo, fingendosi ad un tempo contrariato e divertito.

Fra i due, era quello che si faceva chiamare Laurent, il più giovane. Portava un taglio corto di capelli, color sale e pepe, e aveva un enorme anello d’oro in corrispondenza dell’orecchio sinistro. Nell’attesa di una risposta di Cedric, che non sarebbe arrivata, aveva bussato con un ghigno soddisfatto sul retro della cabina guida. Dall’altro lato si sentì indistinta una voce lontana, cui seguirono due robusti colpi di nocche  sul vetro.

– Vedi… anche il mio amico è contento che stai bene e che ti stai riprendendo …

Cedric tirò su con il naso. Poi provò a portarsi faticosamente il braccio all’altezza dell’occhio, per tamponare un’improvvisa lacrimazione. Probabilmente dovuta al potente sonnifero.

– Ma no, no … non c’è bisogno di piangere, Monsieur Bovin. Qui non c’è nessuno che ti vuole fare del male.

– Dove ci state portando?

Riuscì ad articolare a fatica Cedric.

L’uomo davanti a lui rise di cuore, senza distogliergli gli occhi di dosso. Poi la sua espressione tornò a dipingersi di brutalità.

– Dipende da te, anzi da voi … Ci dovrete dire voi dove volete andare, a questo punto.

Nel reprimere un irrefrenabile moto di stizza, il detective si procurò un nuovo doloroso livido ai polsi.

– Per carità, stai attento … Vi vogliamo tutti interi fino alla fine …

Sorrise perfidamente, mostrando i denti, come fanno i lupi prima di azzannare la preda.

Il detective percepì un leggero movimento sulla sua destra. A breve Pierre si sarebbe svegliato.

– Stavo dicendo, dipende da voi… Abbiamo ben due opzioni a questo punto. La prima, la più semplice per noi, è quella di consegnarvi dritti fra le braccia del Ministro Boissy, nella speranza che lui abbia un po’ pietà di voi …

Il suo sguardo sembrò illuminarsi di pronta e ammiccante intelligenza.

– La seconda è un po’ più complicata, lo ammetto … Ma per lo meno vi permetterebbe di tornare alle vostre cose e di organizzare il resto … a vostro piacimento …

Frattanto la furgonetta prese a sobbalzare su un breve tratto di strada sterrata. E finalmente si arrestò, non prima di averli sballottati su e giù energicamente. Stavolta si era svegliata anche Annette. Poco dopo si udì il tonfo dello sportello della cabina guida. Mentre a sua volta Laurent si affrettò ad aprire da dentro il portellone sul retro. Cedric si vide sbucare un testone pieno di capelli ricci, sostenuto da un’enorme giacca di pelle imbottita di lana, con le mani nelle tasche, a protezione dal pungente freddo notturno. A differenza del suo collega Laurent, l’uomo non sembrava tradire alcuna agitazione.

– Allora? Hanno deciso … di che morte vogliono morire i nostri tre amici?

Fuori la colonnina del termometro era scesa sotto lo zero, quando Cedric Annette e Pierre, ancora intorpiditi dal sonnifero, vennero trasferiti all’interno di una casupola, circondata da una fitta foresta, nel mezzo del nulla. Il detective non avrebbe potuto dire quanto fossero lontani da Vannes. L’ultima cosa che ricordava prima che la puntura facesse effetto, era il piazzale della stazione deserto. Non un’anima viva nei dintorni. All’interno, la catapecchia era gelata, la corrente elettrica non pervenuta e prima di riuscire a far funzionare un vecchio lume a petrolio, a forza di imprecazioni, dovettero trascorrere almeno una decina di minuti. Appena ne ebbe la possibilità, Cedric si assicurò del buono stato di salute di Annette e di Pierre. Entrambi sembravano ancora intontiti dalla pesante dose di sonnifero, ma apparivano in discrete condizioni fisiche. Il detective ebbe modo di sincerarsene da vicino quando Annette manifestò il bisogno di usare il bagno. A Cedric fu dato l’incarico di accompagnarla. Nel buio del gabinetto Annette si lasciò andare ad un pianto di rabbia e frustrazione.

– Ma che diavolo vogliono questi due da noi? Perché ti parlano in quel modo? Come se ti conoscessero … Li hai mai visti prima?

Gli sussurrò lei con voce affranta.

Cedric fece cenno che le avrebbe spiegato tutto con calma. Subito dopo sentì un poderoso strattone della fune con cui l’agente li aveva legati a mo’ di guinzaglio. E dalla porta fece capolino il testone di Laurent.

– Ricreazione finita, miei cari …il professore Gilles è già in classe e non vede l’ora di passare alle interrogazioni…

E rise sguaiatamente, mostrando di divertirsi senza ritegno. 

L’anziana spia era alle prese con la legna del camino, nel tentativo di fare partire un fuoco che non sembrava volerne sapere di accendersi. Non appena credette di riuscirci, provò a riscaldarsi le mani e, quando ne fu soddisfatto, si girò a guardare i tre prigionieri allineati sul divano, Aveva un’aria distesa ed affabile. Mentre i tre sembravano intirizziti dal freddo oltre che terrorizzati per quanto li avrebbe potuto attendere. Laurent intanto continuava a divertirsi con il suo nuovo gioco. Aveva scoperto che tirando i due capi della fune in un certo modo, le braccia dei tre prigionieri si allineavano tutte al centro, producendo un effetto che ricordava il movimento meccanico dei vecchi carillon a molla. Ci provò gusto diverse volte fino a quando l’anziano, stufo della vena infantile del collega, lo richiamò duramente all’ordine.

Nella stanza tornò il silenzio, sottolineato dallo scoppiettare del camino e dai gelidi spifferi d’aria che il vento sospingeva attraverso le malsicure finestre.

– Ho saputo che il mio collega vi ha già anticipato qualcosa.

Prese a raccontare Gilles, in un tono quasi professorale. Se non altro, notò Cedric, i due dimostravano un certo senso di teatralità. 

– Ebbene, miei cari, i termini sono i seguenti… e, vi avverto fin da ora, non ci potranno essere soluzioni alternative.

Gilles fece una pausa e mutò espressione, per fare chiarezza sulla serietà del momento.

– La soluzione numero uno è quella che vi riporta nuovamente alla posizione di partenza. Esatto … avete capito bene, come quando si gioca a Monopoli… E cioè, qualora sceglierete questa opzione, senza colpo ferire, io e il mio collega ci impegneremo a riportarvi laddove avete iniziato la vostra fuga … A scanso di equivoci, domani mattina all’alba, vi troveranno ben incaprettati, ma in buone condizioni sul retro del Castello di Concarneau, a disposizione del Ministro e dei suoi scagnozzi che faranno di voi quanto riterranno utile o opportuno.

A questo punto, il professore Gilles sembrò schioccare la lingua sul palato come a voler introdurre la sua seconda opzione.

– Se invece, come io e il mio caro collega e dottore qui presente auspichiamo fortemente, vorrete spendervi per la soluzione numero due … Allora non vi resta che cominciare da subito a collaborare per metter su il nostro piano.

Mentre ascoltava con attenzione, Cedric non poté fare a meno di concentrarsi su alcuni particolari del viso di colui che si faceva chiamare Gilles. Il suo incarnato giallognolo, il mento troppo piccolo nonostante il pizzetto paricolarmente folto e nerissimo, gli zigomi pronunciati e poi la capigliatura, lunga e riccioluta, dalla tinta incerta e oleosa. C’era in lui qualcosa di nobile e di antico, notava il detective. Forse nel taglio del naso lungo ma ben tornito, o in quello degli occhi grandi e a bottone. C’erano dei volti capaci di sopravvivere intatti al trascorrere dei secoli. Questo era uno di quelli, pensava Cedric.  

– E quale sarebbe questo piano numero due …

Ribatté Cedric, stanco ormai di quella snervante attesa.

– Semplice… Sono sicuro che avete già intuito … In cambio della vostra libertà, dovrete spendervi a convincere i vostri cari a pagare un semplice riscatto … Ma intendiamoci, è una bazzeccola … Per i vostri cari, intendo… Lasciatemi dire che la riuscita di questo piano, oltre a procurare a noi la nostra buonuscita, servirà a mettervi nelle condizioni di tenere a distanza, almeno per qualche giorno, la polizia e soprattutto le orme del vostro beneamato ministro … Questo vi permetterà di riorganizzare le vostre vite, prima che altri lo abbiano già fatto per voi. A buon intenditore …poche parole…

Cedric fissò dapprima Annette che gli restituì il suo sguardo perplesso, poi si girò verso Pierre che, pur senza aver scucito mai una parola, da quando si era svegliato, sembrava aver assunto la postura di un antico samurai giapponese, con sguardo fiero e portamento carico d’orgoglio. Se lo conosceva un pò, nella sua testa ormai doveva essersi convinto che quello fosse una specie di scontro finale e che, per questo motivo, si sforzava di mostrarsi sprezzante del pericolo e della stessa vita.

– E ammettiamo pure che qualcuno sia ancora disposto a pagare il riscatto di Annette …  Chi ci assicura che una volta ricevuto, saremo liberi di andare?

Ribatté Cedric, stavolta con tono sprezzante.

Gilles parve quasi offeso da quella domanda alla quale non si degnò di ripondere. Poi tornò alla carica.

– Attenzione, non  solo Annette! Mi pare che entrambi voi due maschietti siate particolarmente vicini a qualcuno che da tempo ormai pare dare del tu … ai milioni.

Cedric lanciò uno sguardo a Pierre.

– E chi sarebbe questo che dà del tu ai milioni e che dovrebbe pagare per mantenerci in vita ?

– Alain Leclair, senza dubbio!

Intervenne deciso Laurent, che, dal rimprovero del collega aveva assunto un’aria meno strafottente.

– Non mi dirai che Alain non è disposto a smollare qualche spicciolo per togliere dai guai il suo migliore amico e il suo scagnozzo più sveglio… Che amico sarebbe sennò …?

Rilanciò indulgendo sul peso delle sue parole.

– Ci sarebbe infine una terza via …

Tornò in cattedra Gilles passeggiando su e giù davanti al camino, con le mani dietro alla schiena. 

– Nel caso in cui non vogliate né tornare dal ministro né chiedere a lui e a Leclair i soldi per il vostro riscatto. 

Attese che qualcuno gli desse corda. Poi continuò virando verso un tono sarcastico.

– Come terza opzione, Monsieur Bovin, alias Signor Lo Bue … guarda quello che ti propongo … Così poi non avrai il fegato da raccontare in giro che il professore Gilles ti ha trattato male.  Se sceglierai la terza opzione … ti voglio premiare portandoti dritto dritto davanti alla bella faccia di Pascal Dutroux, altrimenti detto El Chapo…

Gilles si fermò per vedere l’effetto che avrebbero fatto quelle parole sulla faccia di Cedric.

–  Ma come? Non è questo quello che cerchi? dimmi la verità… Non è per questo hai fatto tutto quel casino? 

Il detective si ritrovò a scuotere la testa lentamente, turbato.

– Immagino tu sia molto curioso a questo punto, di sapere perché e come le nostre vite ad un certo punto si siano incrociate, Monsieur Cedric…

D’altronde, era forse giusto così. Che fosse un fiasco completo quell’indagine, bisognava certificarlo fino alla fine. Avrebbe dovuto capirlo fin dall’inizio. Dal percorso fittizio a caccia del fantasma di Eric, alle false piste inseguite a Dijon. Dal  dedalo di viuzze del centro fino agli improbabili profumi di un Salone di Bellezza. Nel buio di un locale per scambisti in una provincia sonnolenta e un Casinò rivierasco preso di mira dai terroristi islamici. Per poi ritrovarsi a frugare nel malandato quartiere di Malpasse’, inseguendo il suo uomo, in una notte particolarmente elettrica fra le montagne attorno a Marsiglia, senza minimamente sospettare di esserci andato vicino.

Cedric ci trovò un messaggio non troppo nascosto in tutto ciò. Una lezione da imparare e mandare a memoria. Non c’è metodo che tenga, si disse, o indagine che possa andare a buon fine, se alla base viene viziata dall’inquinamento delle prove. Identico risultato, se una buona quantità di informazioni recepite sul caso risultino di dubbia o scarsa attendibilità. Un meccanismo perfetto ecco quello in cui si era imbattuto. Un circolo vizioso costruito per attrarre supposizioni fallaci, movimenti fuori sincrono, connessioni errate. Cos’altro altro avrebbe potuto  generare un sistema concepito in questo modo, se non un costante falso movimento? un loop ripetitivo, circolare, uguale a sé stesso. Solo il caso o la fortuna avrebbero potuto scardinare quella perfetta struttura che si  auto alimentava da sola. Solo allora il cerchio si sarebbe spezzato e la verità sarebbe venuta fuori. 

Cedric si stupì della franchezza dei due agenti. Era gente con il pelo sullo stomaco, si disse, soldati abituati ad ogni livello di conversazione, addestrati per ogni situazione e per ogni evenienza. In saccoccia tenevano forse così tanti passaporti e giocavano in contemporanea così tante partite che sarebbe risultato difficile ricordarsi le loro vere credenziali. Nel loro caso, non era errato affermare che venivano pagati per vivere al di sopra della legge. Non la propria vita, ma quella degli altri. Ecco perchè non avevano mostrato alcun tentennamento o timore nel raccontare la verità, mettendo a nudo quell’oscuro meccanismo nel quale risultavano perfettamente integrati. D’altra parte, cos’altro erano Laurent e Gilles se non la perfetta emanazione di quel sistema? 

Da ormai due anni risultavano infiltrati nella banda di Pascal. A loro era affidato un duplice compito, molto delicato. Da un lato ottenere informazioni sull’organizzazione di nuove piazze di spaccio, per aprire uno squarcio nei mutevoli organigrammi della malavita locale. Dall’altro, tracciare i movimenti internazionali riconducibili ai grandi signori della droga sudamericani. I cosiddetti pesci grandi che muovevano enormi capitali esportando eroina cocaina e marijuana in tutto il mondo, con Marsiglia a farla da padrone sulle rotte fra il Sudamerica e l’Europa. La coppia si era trovata così tanto a suo agio in quella veste, da integrarsi alla perfezione in quella sorta di terra di nessuno. Laddove la linea di demarcazione fra controllore e controllato era così labile da risultare pressoché impossibile da distinguere. Era così che, in cambio di una retata qua e di una soffiata là, con le quali ogni tanto si guadagnavano qualche medaglia al merito, si impegnavano a garantire l’assoluta intoccabilità di Pascal e dei suoi più stretti scagnozzi. Un meccanismo impeccabile, infallibile e perfettamente oliato. 

Poi un giorno inaspettatamente era piovuto un nuovo incarico dall’alto. Con la massima priorità i due servitori dello stato venivano spostati temporaneamente sulle tracce di Gerard Dutroux, che qualche problemino con la giustizia pareva avercelo. Il loro obiettivo primario questa volta era di evitare che l’architetto potesse sparire nel nulla, lasciando perdere ogni traccia di sé. Cosi, da un paio di mesi a quella parte i due agenti segreti si trovarono impegnati a tracciare ogni movimento dell’architetto, avvalendosi dei potenti mezzi delle intercettazioni messi a loro disposizione. Fu inevitabile per loro seguire da lontano, ma saldamente in prima fila, l’evoluzione degli ultimi giorni di vita di Dutroux, impegnato nell’ossessiva ricerca del figlio. E fu in quelle prime intercettazioni che Cedric era entrato ufficialmente nel radar dei due agenti.

– Scusate, ma qualcosa mi sfugge ancora… Qual era il motivo di quelle due telefonate minatorie, una a me e l’altra a Mme Nerval?

Li interruppe ad un certo punto Cedric. I due si guardarono annuendo.

– Era stata un’idea di Pascal … È una testa calda, e quando gli avevamo raccontato che suo padre gli aveva sguinzagliato un detective, è andato nel panico …

Fu la risposta di Laurent che sembrava soffrire il fatto che il collega anziano gli avesse rubato la scena.

– E sì…  lui non ne voleva sapere proprio di suo padre …

Aggiunse Gilles, con una nuova inflessione.

– Ma perché avete tirato in ballo la storia di Annette allora?

Tornò alla carica Cedric, che alle prese con le ultime sinapsi, si lasciò andare ad un gesto di frustrazione.  

Laurent fece lo sforzo di un sorriso mostrandosi per la prima volta indulgente con Cedric. 

– Lo vuoi proprio sapere? È stata un’idea del professor Gilles …  per terrorizzarti e fare in modo di scoraggiarti a proseguire l’indagine su Pascal… o Eric, quando ancora non avevi scoperto il raggiro… 

Rispose l’uomo lanciando al collega un’occhiata complice e divertita.

– Beh sempre meglio dell’idea del Baby Luna…

Rispose altrettanto compiaciuto Gilles.

– Dipende dai punti di vista – ribatté prontamente Laurent – la signora Nerval era un bocconcino troppo tenero per lasciarselo scappare…

L’uomo sembrò tornare ad indossare i panni dell’animale, cinico e insensibile.

– Maiale, ecco cosa sei, un perfetto esempio di facocero ingrifato.

Gli fece eco Gilles, guardandolo con un falso rimprovero.  

Per Cedric era davvero troppo. Si sentì impotente di fronte ai due uomini. Per un attimo, li aveva quasi ammirati, per la loro incredibile capacità di rimanere sempre con due piedi in una scarpa. Eppure, bastava solo guardarli di sguincio per intuire quanto fossero malati i loro pensieri, e quanto cinica, spregiudicata e spregevole fosse la loro condotta nei confronti del prossimo. Per un momento, ebbe voglia di raggiungere Annette e Pierre nel sonno. Ma si rese subito conto che era ancora tempo di confessioni e pertanto bisognava mordersi ancora per un pò la lingua, se voleva andare a fondo.  

– A questo punto, immagino che anche dietro a quell’energumeno troglodita che tentò di farci fuori a colpi di zappa… nella fattoria accanto al monastero … anche questa fosse un’idea della premiata ditta. 

Suggerì Cedric che intuiva come niente faceva più piacere ai due sgherri quanto rimanere al centro dell’attenzione.

I due annuirono, pieni di orgoglio.

– E un’ultima cosa … Perché sabato mattina in hotel a Marsiglia, avete inscenato quella sciarada… L’auto, la carta di credito, il cellulare…. E quel tono minaccioso … “Ti teniamo per la palle” … Che cosa voleva significare tutta quella ridicola pantomima?

Qui, per la prima volta, i due apparvero leggermente risentiti. 

– Questo invece fa parte della nostra strategia di sviluppo … Non è affatto una sciarada…

Gilles sembrò liquidarlo velocemente.

– Mettila così … – continuò Laurent – Non è a tutti che proponiamo di diventare i nostri informatori …

Laurent si lanciò in un occhiolino all’indirizzo di Cedric.

– Dovrei essere lusingato per questo?

Ribatté Cedric infastidito da quella confidenza.

– Beh in certo qual modo, calcola che sei ancora in tempo … La nostra proposta è sempre sul tavolo… Considera che il riscatto che chiederai domattina al tuo amico, potrebbe essere il primo grande atto di una lunga e fruttuosa collaborazione. Prova a dormirci sopra, magari …

Concluse Gilles che, dopo l’ennesimo sbadiglio, aveva già disteso i piedi sul divano, preparandosi al suo turno di sonno.

– Anche a te conviene raggiungere i tuoi amici nel sonno… Bovin.. Domattina ti aspetta un’altra lunga giornata. E noi tutti ti vogliamo bello in forma.

Concluse Laurent, mentre si preparava al suo turno di veglia con una tazza di caffè solubile rimasta a bollire sul fuoco del camino. 

L’ultima puntata, la numero 23, sarà edita nella versione cartacea in preparazione prossimamente. 


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