“Gocce di poesia”, di Vincenzo Fiaschitello

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Dove ti celi mio autunno
Dove ti celi mio autunno di caldi
colori, artista allegro e sognatore?
Certo la mia vita non ha avuto
caffè sospesi lasciati pagati
al bar per me. E tuttavia
le ho spese le mie due giornate.
Bene? Male? Non saprei.
Non vorrei essere dimenticato
dalla morte. E’ come restare
per sempre chiuso nel museo,
dopo che il custode ha detto:
è ora di chiusura!
Manifesto la mia gratitudine
per quel che il mondo mi ha dato
in sorte, per la vicinanza dell’essere,
per i pensieri sui misteri del vivere,
sulla magnificenza dei doni della bellezza,
sulla fioritura delle umane relazioni
che hanno fatto di me ciò che sono.
Dotta ignoranza
Barocche pietre del mio paese
che lungamente il vento di scirocco
ha raschiato e con onde rugose ferito,
non dimenticate le ceneri della mia
giovinezza, miscuglio di terra
e di desiderio, incenso di fallace gloria,
dilemma tra bene e male.
Oh dotta ignoranza di quel tempo
che come vena cava direttamente
portavi al cuore ogni patema
e scioglievi i duri nodi che la mente
si prefigurava! Ne sei ancora certo?
Non è che forse per la porta aperta
d’aorta di nuovo come sempre
si raggrumano gli stessi nodi
e altri ancora più intricati?
Vincenzo Fiaschitello