IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Herdonia: l’antica città dauna tra storia, splendore e oblio di Giovanna Albo

Nel cuore della Puglia settentrionale, immerso nel Tavoliere delle Puglie, si trova un sito archeologico che racchiude secoli di storia, battaglie e splendore: Herdonia. L’antica città dauna, oggi situata nei pressi dell’odierna Ordona (provincia di Foggia), rappresenta uno dei più affascinanti e meno conosciuti tesori dell’Italia antica. Fondata dai Dauni, popolazione appartenente al gruppo degli Iapigi, Herdonia fu un importante centro culturale e commerciale, prima dell’arrivo dei Romani e delle distruzioni provocate dalle guerre puniche. Le prime tracce di insediamenti nella zona risalgono all’età del Bronzo, ma è nel periodo dauno (VII-VI secolo a.C.) che Herdonia iniziò a svilupparsi come centro urbano strutturato.

La sua posizione strategica, tra l’Appennino e l’Adriatico, favorì i commerci e i contatti culturali, in particolare con i Greci, che influenzarono profondamente l’arte e l’artigianato locali. Gli scavi archeologici hanno restituito necropoli ricche di corredi funerari, testimonianza del prestigio delle élite herdonesi. Ceramiche, fibule, armi e ornamenti raccontano una società fiorente, caratterizzata da una marcata propensione allo scambio e al dialogo con il Mediterraneo orientale. Con l’espansione di Roma verso sud, Herdonia entrò nell’orbita romana e fu coinvolta nella Seconda Guerra Punica. Proprio qui si consumò un episodio drammatico della storia locale: nel 212 a.C. Annibale distrusse Herdonia nel tentativo di ostacolare l’avanzata romana. La città venne successivamente ricostruita, ma subì un ulteriore attacco da parte dei Cartaginesi pochi anni più tardi.

Nonostante tali eventi, Herdonia tornò a prosperare sotto il dominio romano: divenne municipium, fu dotata di un foro, di terme, templi e di un anfiteatro, oggi visibili nell’area archeologica. Il decumanus maximus e il cardo, principali assi viari della città, sono tuttora leggibili nella struttura urbana. Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, Herdonia conobbe un lento declino. Durante il Medioevo fu parzialmente abitata, ma perse progressivamente importanza, fino a scomparire sotto secoli di oblio. Solo nel Novecento, grazie agli scavi sistematici avviati negli anni Sessanta sotto la direzione dell’archeologo belga Joseph Mertens, l’antica città è tornata alla luce. Oggi, l’area archeologica di Herdonia è visitabile e rappresenta una preziosa finestra sul passato dauno e romano. Le indagini hanno permesso la ricostruzione del tessuto urbano e la documentazione di numerose fasi edilizie, sia di epoca preromana che imperiale.

Le strutture emerse offrono un’eccezionale testimonianza dell’evoluzione storica di un centro dell’Italia interna, in una zona tradizionalmente meno indagata rispetto ai grandi poli costieri. La campagna circostante, con i suoi paesaggi aperti e la luce mediterranea, rende il sito ancora più suggestivo. Negli ultimi anni, tuttavia, il sito archeologico di Herdonia è stato al centro di un prolungato contenzioso tra lo Stato — rappresentato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Foggia e Barletta-Andria-Trani — e la famiglia Cacciaguerra, storica proprietaria dei terreni su cui insiste l’area archeologica. La vicenda ha avuto origine nel 2015, quando il Ministero della Cultura ha dichiarato la pubblica utilità del sito, avviando le procedure per l’esproprio dell’area, finalizzate all’acquisizione del bene al patrimonio demaniale. La famiglia Cacciaguerra ha contestato il provvedimento, sollevando eccezioni in merito alla legittimità dell’iter, alla corretta determinazione dell’indennizzo e alla titolarità di alcune strutture ipogee.

Tuttavia, con sentenza del 2019, il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso presentato dai privati, riconoscendo la piena legittimità dell’azione intrapresa dalla pubblica amministrazione e autorizzando l’acquisizione dell’area da parte dello Stato. Nonostante l’esito favorevole per l’amministrazione, per oltre un decennio le attività di valorizzazione del sito sono rimaste sospese, a causa di rallentamenti burocratici e della complessità delle vicende giudiziarie. Solo nel 2024 si è registrata una significativa ripresa del procedimento: è stato infatti completato l’iter per la determinazione dell’indennità di esproprio, a cura di un apposito collegio tecnico, e la relazione di stima è stata regolarmente notificata agli aventi diritto. Il decreto di esproprio definitivo è attualmente in fase di predisposizione. Parallelamente, numerose voci del mondo politico e culturale hanno sollecitato un intervento urgente per contrastare il progressivo degrado dell’area, da anni abbandonata e inaccessibile al pubblico. Tra esse si segnala l’interrogazione parlamentare presentata dalla senatrice Anna Maria Fallucchi, che ha chiesto un impegno concreto da parte del Ministero della Cultura per garantire la tutela, la manutenzione e la piena fruibilità del sito.

L’obiettivo finale del procedimento è quello di restituire al pubblico un bene di straordinario valore storico e archeologico, assicurandone la conservazione, la valorizzazione e l’inserimento nei circuiti culturali e turistici del territorio. Herdonia costituisce, in tal senso, un perfetto esempio di come la storia possa riaffiorare dal sottosuolo, raccontando vicende dimenticate ma fondamentali per comprendere le radici del nostro presente. Poco conosciuta al grande pubblico, questa città antica meriterebbe una valorizzazione più ampia, attraverso l’integrazione nei circuiti del turismo culturale pugliese. Visitare Herdonia significa compiere un autentico viaggio nel tempo, tra pietre, colonne e silenzi che ancora oggi parlano.


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