IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Il Degrado formativo, etico e nformativo della Televisione: una riflessione necessaria

Gente davanti al televisore

di Lunetta Milù

La televisione, da sempre potente strumento di informazione e intrattenimento, negli ultimi decenni ha subito una trasformazione che ha portato a un progressivo degrado dei contenuti, con conseguenze negative sul piano formativo, etico e culturale. Trasmissioni incentrate sul sensazionalismo, sul gossip esasperato e su dinamiche prive di reale valore educativo hanno ormai invaso il panorama mediatico, influenzando negativamente soprattutto le nuove generazioni. Questa degenerazione non è un fenomeno casuale, ma il risultato di precise strategie commerciali che privilegiano l’audience rispetto alla qualità dei contenuti.

Molti programmi televisivi trasmettono messaggi che promuovono superficialità, aggressività e una visione distorta della realtà. Reality show, talk show e programmi di intrattenimento spesso premiano comportamenti narcisistici, competitività estrema e logiche di scontro, anziché il dialogo e la riflessione. Un esempio emblematico è rappresentato da trasmissioni che spettacolarizzano i rapporti interpersonali, riducendoli a litigi urlati e teatrini costruiti ad arte. Questi format contribuiscono a diseducare il pubblico, in particolare i giovani, inculcando l’idea che per ottenere successo basti apparire, alzare la voce e creare polemiche. L’intelligenza, il merito e la conoscenza vengono progressivamente marginalizzati, mentre emergono modelli basati su un’estetica vuota e su una comunicazione priva di contenuti significativi.

Il deterioramento etico del panorama televisivo è evidente nella crescente volgarità e mancanza di rispetto tra i protagonisti delle trasmissioni. Il linguaggio scurrile, gli insulti e le discussioni prive di costrutto vengono spesso esaltati come se fossero la normalità, favorendo l’idea che la maleducazione sia sinonimo di autenticità. Un altro aspetto problematico è la tendenza a spettacolarizzare il dolore e la sofferenza. Numerosi programmi costruiscono veri e propri palinsesti sulla vita privata delle persone, sfruttando drammi personali per ottenere ascolti. Questa logica strumentalizza la dignità umana e diffonde l’idea che tutto possa essere esibito senza alcun rispetto per la sensibilità degli individui coinvolti.

Uno degli argomenti spesso invocati a difesa di questi programmi è la libertà di espressione, principio fondamentale in una società democratica. Tuttavia, la libertà di espressione viene spesso interpretata come il diritto di esporre qualsiasi contenuto, anche se privo di valore educativo o etico. Questo porta alla legittimazione di comportamenti degradanti, poiché si ritiene che ogni forma di espressione abbia diritto di esistere indipendentemente dal suo impatto sulla società.

Questa interpretazione distorta viene poi sfruttata da chi gestisce il mercato televisivo, che utilizza contenuti di basso livello per attrarre un pubblico vulnerabile, spesso privo degli strumenti critici necessari per distinguere tra informazione di qualità e mera speculazione commerciale. In questo modo, programmi che alimentano conflitti, esaltano l’ignoranza o enfatizzano comportamenti negativi vengono promossi esclusivamente perché generano profitto, senza alcuna responsabilità sociale. Il fenomeno è ancora più preoccupante se si considera che molte di queste trasmissioni si rivolgono a fasce di pubblico facilmente influenzabili, come adolescenti e giovani adulti. L’esposizione prolungata a modelli comportamentali distorti può influenzare negativamente lo sviluppo della loro identità, inducendoli a credere che la popolarità e il successo siano legati a dinamiche superficiali e conflittuali anziché alla crescita personale e culturale.

Per contrastare questo degrado televisivo, sarebbe necessario un impegno collettivo che coinvolga istituzioni, media e spettatori. Alcune possibili soluzioni includono:

  1. Regolamentazione dei contenuti: Le autorità competenti dovrebbero imporre limiti più rigidi per impedire che i programmi trasmettano messaggi diseducativi o lesivi della dignità umana.
  2. Educazione mediatica: Nelle scuole sarebbe opportuno introdurre corsi di educazione alla comunicazione, per insegnare ai giovani a riconoscere i contenuti di qualità e sviluppare uno spirito critico nei confronti dei media.
  3. Promozione di programmi culturali e formativi: È fondamentale investire in produzioni televisive che valorizzino il pensiero critico, la divulgazione scientifica e l’approfondimento culturale, riducendo lo spazio riservato a programmi di basso livello.
  4. Responsabilità dei media: Le reti televisive dovrebbero assumersi la responsabilità sociale di trasmettere contenuti che arricchiscano il pubblico, anziché puntare esclusivamente agli ascolti.
  5. Consapevolezza del pubblico: Gli spettatori hanno il potere di determinare il successo o il fallimento di un programma. Evitare di guardare trasmissioni di bassa qualità e preferire contenuti più educativi può rappresentare una forma efficace di boicottaggio contro la TV trash.

Il degrado della televisione non è un fenomeno irreversibile, ma richiede un cambiamento culturale e strutturale per essere arginato. La TV ha il potenziale per essere un potente strumento educativo e informativo, ma solo se i contenuti vengono progettati con responsabilità e attenzione alla qualità. È tempo di riscoprire un’informazione autentica e un intrattenimento che non sia sinonimo di superficialità, ma che stimoli la crescita e il pensiero critico della società.


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