di Tiziana Leopizzi
La IX giornata del Design Italiano nel Mondo é stata celebrata in Paraguay grazie alla nostra Ambasciata con una galleria di Giganti; non si possono definire diversamente i professionisti che hanno ricevuto il Compasso d’Oro alla Carriera, dal 2008 in poi.
Il nostro Ambasciatore, S.E. Marcello Fondi ha infatti presentato la mostra “Diseguaglianze. Il Design per una vita migliore” nei saloni de la Manzana de La Rivera , uno dei centri culturali più seguiti di Asuncion. Il significativo appuntamento é stato sottolineato dalla ricca documentazione fotografica e dai camei delle tappe del percorso espositivo scandito da Giovanni Anceschi, il gruppo Anzani Spinelli Spinelli , Giorgio Armani, Carlo Bartoli, Francesco Binfaré, Luigi Caccia Dominioni, Antonio Citterio, Brunello Cucinelli, Riccardo Dalisi, Enzo De Lucchi, Marco Ferreri, Dino Gavina, Ugo La Pietra, Ezio Manzini, Enzo Mari, Alessandro Mendini, Roberto Pezzetta, Tobia Scarpa. Solo quattro le donne attive in quel periodo tra architettura e design industriale, ma di eccezionale levatura: Cini Boeri, Antonia Campi, Nanni Strada e Nanda Vigo.
Al grande pubblico sono sicuramente molto più familiari i loro prodotti che i loro nomi.
Dopo i ringraziamenti con il caloroso benvenuto del Direttore de La Manzana, l’Arch. Felix Toranzos, la parola è passata a Fabrizio Quatrini che ha ricevuto l’invito, data la sua formazione tra architettura design e comunicazione, a tenere una master class all’Università di Architettura di Asuncion.
Entriamo allora. Incontriamo subito Giovanni Anceschi, Milano classe ’39, che giovanissimo fondò con con Boriani, Colombo e De Vecchi il gruppo T.
Artista cinetico, designer grafico, multimodale, teorico dell’arte e del design, saggista e organizzatore di cultura della visibilità, da oltre 50 anni si occupa di arte programmata e metamorfica, interattiva e immersiva, nonché di estetica informazionale. Frequenterà il fior fiore dell’intellighenzia dell’epoca, tra i tanti Melotti, Carrá, Radice Dorfles, Veronesi, Lucio Fontana, Enrico Baj anche Manzoni e Castellani.
Devo dire che la maggior parte dei premiati condivide le esperienze di Anceschi dal momento che quasi tutti appartengono alla generazione degli anni ’30.
Cosi il gruppo formato da Giovanni Anzani, Alberto e Aldo Spinelli che partendo da un’attività artigianale, ideata nel 1942, diedero vita a Poliform nel 1970. Oggi l’azienda conta sette sedi, 700 dipendenti e 500 rivenditori in 90 Paesi.
A tu per tu con Giorgio Armani? Vogliamo parlarne? No, sapete già tutto…
Da bambino prodigio, classe ’34, con Galeotti fonderà nel ’75 l’Emporio Armani, dando vita al design della moda.
Un attimo per parlare del termine inglese accreditatosi universalmente che nasce dall’italiano disegno poi dessin in francese, ma in effetti “design” significa qualcosa di diverso da drawing. Vuole soprattutto sottolineare la progettazione dell’oggetto che, fino alla fine dell’Ottocento, riguardava l’edilizia. L’industria internazionale stava muovendo i primi passi mentre l’Italia era allora fanalino di coda, ma fu fondamentale la nascita del Politecnico di Milano nel 1856.
I primi significativi contatti tra il mondo dell’industria e quello dell’oggetto si devono alle grandi esposizioni fieristiche di Londra 1851, Parigi 1855 col tempo poi Torino e Milano.
All’origine del Design moderno, perché vi stupirà ma studi accreditati affermano che ne esistessero anche uno egizio e uno greco, è ben saldo il Bauhaus, l’istituto poli-didattico non a caso nato in Germania, paese allora all’avanguardia industriale. Fu fondato dall’architetto Walter Gropius con l’intento di creare una comunità tra artisti, architetti, artigiani per facilitare la reciproca collaborazione e accrescere cosi le proprie competenze. Dopo gli eccessi del floreale e del liberty, senza nulla togliere, si assiste al nascere di un certo rigore. Si semplifica la forma e si accreditano degni di progetto oggetti, sedie, tavoli, poltrone, lampade, librerie, vasi , gli arredi in genere per farne prodotti di largo consumo grazie alla produzione industriale. Contemporaneamente si scoprono i materiali, che diventano essenziali dal momento che perché un oggetto sia “risolto”, é necessario conoscere prima di tutto le caratteristiche tecniche dei materiali di cui si compone. Questo aspetto fra l’altro oggi é più attuale che mai.
La fase importante per un prodotto di design è dunque quella progettuale: se un oggetto è pensato bene, sarà utile e bello insieme. Il mai troppo citato καλός και aγαθός. Ιn questa fase, l’invenzione di nuove forme per oggetti e arredi è spesso legata a criteri di produzione artigianale. Da qui la doppia matrice del design, artigianale e industriale.
In questo momento ultra caotico dell’arte internazionale – sarà il caso di approfondire il discorso ma non e questo il momento – in cui si sono persi i parametri del sublime, in cui il concettuale latu sensu, ha esondato dal suo alveo dando una spallata alle capacità del “maestro”, credo sia doveroso ascrivere certi pezzi di design ricchi di armonia e di equilibrio all’empireo dell’arte.
Il MOMA espone infatti la poltrona Gasdia di Carlo Bartoli e non solo.
Francesco Binfarè, anche lui nasce in quel decennio d’oro, si sbizzarrisce con la poltrona Chiara e il divano Edra.
Il grande architetto Luigi Caccia Dominioni ama ripetere “sulla pianta ci vivo” e dice che deve tutto ai suoi professori che sapevano insegnare progettazione. Sua la famosissima poltrona Catilina.
Antonia Campi, la decana, nasce nel ’21 arriverà a 98 anni dopo una vita ricchissima. Inizia come operaia e diventerà una designer di spicco. Con la Laveno rivoluzionerà il concetto di bagno che diventa grazie a lei un luogo da vivere e non più da nascondere.
In mostra non poteva mancara Cini Boeri, al secolo Maria Cristina Damiani coniugata Boeri, la Lady di ferro dell’architettura. Una stella che, con ben 3 figli si inventa un mondo iniziando la sua luminosa carriera con Giò Ponti, poi Zanuso, collabora con Gae Aulenti. Tra i suoi “must” la straordinaria Ghost la mitica “irrealizzabile”poltrona di vetro per FIAM.
Brunello Cucinelli si designer ma anche filosofo e imprenditore, sui generis, che ha recentemente esaltato il sentimento della gratitudine.
Un altro decano, classe ’22 Dino Gavina! Un incredibile creativo e un mecenate! Editore audace, inventó omaggi ai massimi artisti, da Balla a Andy Wharol. Agli esordi chiamò Tobia Scarpa, e fondó un’azienda straordinaria.
Qui anche il poliedrico Ugo La Pietra del’34 con la DESIS, regista, cineasta, si inventò tra l’altro i dissuasori, i coni bianchi e rossi che vediamo per le strade
Antonio Citterio ’31 con Vitone lanció il comfort acustico con Molteni, mentre Riccardo Dalisi ha segnato l’ascesi della caffetteria Alessi.
Ci guarda un po’ truce Enzo Mari. Un fenomeno … creó prodotti per 1500 aziende e si inventò il calendario perpetuo, il TIMOR.
“Mari non è un designer, se non ci fossero i suoi oggetti mi importerebbe poco. Mari invece è la coscienza di tutti noi, è la coscienza dei designers, questo importa”. Cosí scrive su Domus il grande Alessandro Mendini, anche lui figlio del mitico decennio, che innamorato del puntinismo si inventa la poltrona Proust, simbolo della sua filosofia, convinto assertore che architettura grafica e design sia un “Giano” trifronte.
La classe degli anni trenta lascia, ma per poco, il passo a Michele De Lucchi che rivoluziona tra l’altro il concetto di lampada , al Marco Ferreri che rappresenterà poi il design nel mondo nel 2018 a Dubai e a Colonia, e al più giovane, 1946 Roberto Pezzetti che produce a ruota libera per Zoppas Nórdica Zanussi Electrolux.
Ecco Tobia Scarpa infatti!!! Classe ‘35, da Venezia nel mondo, assolutamente incontenibile.
Il nostro tourbillon continua con Nanni Strada che lontana dal modo tradizionale di concepire l’abito si sbizzarrisce con gli abiti Geometrici e si inventa la moda della taglia unica. Fiorucci Zegna Nordica i suoi clienti e concludiamo con
un altro mito, anche lei nata nel fantastico decennio, Nanda Vigo che esordisce con il suo training da FL Lloyd Wright. Frequenterà la Milano effervescente e si unirá a Piero Manzoni.
Sperando di aver stuzzicato la curiosità di tutti voi, vi lascio con le parole chiave del design, semplicità, bellezza, funzionalità, eleganza e intelligenza.
Mare magnum appunto.




