IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Il Giro d’Italia: la storia di una leggenda a pedali

Giro d'Italia ciclistico

Le curiosità di Zornas

Il Giro d’Italia è una delle tre grandi corse a tappe del ciclismo mondiale, insieme al Tour de France e alla Vuelta a España. Nato nel 1909, questo evento ha accompagnato la storia italiana attraversando guerre, cambiamenti politici, rivoluzioni culturali e sociali, diventando un patrimonio sportivo e culturale condiviso, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. La sua nascita, le sue trasformazioni e i suoi protagonisti raccontano molto più di una semplice gara ciclistica: sono il ritratto in movimento di un Paese e della sua passione per la bicicletta.

Il Giro d’Italia fu ideato sulla scia del successo del Tour de France, nato nel 1903. Fu il quotidiano sportivo La Gazzetta dello Sport, e in particolare il suo giornalista Tullo Morgagni, a proporre la corsa per aumentare le vendite del giornale. La prima edizione partì il 13 maggio 1909 da Milano con 127 corridori alla partenza e 8 tappe per un totale di 2.448 chilometri. La vittoria andò a Luigi Ganna, che entrò nella leggenda con la sua celebre frase dialettale “Me brüsa el cü” (Mi brucia il sedere), pronunciata all’arrivo.

Queste prime edizioni si disputarono su strade sterrate, con biciclette pesanti e senza marce. I corridori dormivano in locande, spesso senza assistenza tecnica. Il Giro d’Italia era allora un’impresa epica che metteva alla prova forza, resistenza e tenacia.

Il Giro fu interrotto durante le due guerre mondiali. Le edizioni dal 1915 al 1918 non vennero disputate per via della Prima guerra mondiale, e lo stesso accadde dal 1941 al 1945 durante la Seconda guerra mondiale. Tuttavia, proprio nei periodi precedenti e successivi ai conflitti, il Giro acquistò ancora più importanza simbolica, rappresentando un momento di riscatto, di unità nazionale e di ritorno alla normalità.

Il mito degli anni ’30 e ’40: Binda e Guerra

Negli anni ’30 emersero i primi grandi eroi del Giro. Alfredo Binda, considerato il primo vero “cannibale” del ciclismo italiano, vinse cinque edizioni del Giro (1925, 1927, 1928, 1929 e 1933). Era talmente dominante che nel 1930 gli organizzatori gli offrirono del denaro pur di non partecipare, per mantenere alta la competitività della corsa. Anche Learco Guerra, detto “La locomotiva umana”, fu protagonista negli anni Trenta, portando grande entusiasmo tra i tifosi.

Il dopoguerra e il trittico d’oro: Coppi, Bartali e Magni

Il periodo del dopoguerra fu dominato da un’epica rivalità: Fausto Coppi e Gino Bartali. Coppi, moderno, elegante e innovatore, e Bartali, tradizionalista, religioso e tenace, divisero l’Italia in due tifoserie contrapposte. Bartali vinse il Giro nel 1936, 1937 e 1946, mentre Coppi trionfò nel 1940, 1947, 1949, 1952 e 1953. I loro duelli e le loro imprese, come la leggendaria tappa Cuneo-Pinerolo del 1949, contribuirono a elevare il Giro a leggenda. Con loro anche Fiorenzo Magni, noto per la sua incredibile tenacia, vinse tre edizioni (1948, 1951, 1955).

Gli anni ’60 e ’70: Adorni, Gimondi e Merckx

Negli anni ’60 emergono campioni come Vittorio Adorni, vincitore nel 1965, e soprattutto Felice Gimondi, uno dei pochi ad aver vinto Giro, Tour e Vuelta, che trionfò nel Giro nel 1967, 1969 e 1976. Ma la vera leggenda di questo periodo fu il belga Eddy Merckx, detto “Il Cannibale”, capace di dominare il Giro con cinque vittorie (1968, 1970, 1972, 1973 e 1974), e una fame insaziabile di successi.

Gli anni ’80 e ’90: Saronni, Moser, Indurain e Pantani

Gli anni ’80 furono segnati dalla rivalità tra Giuseppe Saronni e Francesco Moser. Il primo vinse nel 1979, il secondo nel 1984. In quel decennio il Giro acquisì una maggiore dimensione televisiva e commerciale. Negli anni ’90 emerse lo spagnolo Miguel Indurain, che vinse due Giri (1992 e 1993), imponendo un dominio a cronometro difficile da contrastare.

Ma il volto più amato e tragico fu quello di Marco Pantani, il “Pirata”, vincitore nel 1998. Le sue scalate leggendarie e la sua storia tormentata ne fecero un’icona popolare indimenticata. Il suo trionfo al Giro e al Tour nello stesso anno lo colloca tra i giganti di sempre. La sua prematura scomparsa nel 2004 segnò profondamente il cuore degli appassionati.

Dal 2000 in poi, il Giro ha vissuto una nuova fase, più internazionale e mediaticamente esposta. Campioni stranieri come Pavel Tonkov, Gilberto Simoni, Ivan Basso, Damiano Cunego, Alberto Contador, Vincenzo Nibali e Chris Froome hanno arricchito il palmarès. Il Giro ha saputo rinnovarsi, ospitando partenze fuori dai confini italiani (Paesi Bassi, Israele, Irlanda, Danimarca), ampliando l’interesse e il pubblico a livello globale.

Vincenzo Nibali, con le sue vittorie nel 2013 e 2016, è stato l’ultimo grande interprete del ciclismo italiano ad imporsi nel Giro, incarnando il mix perfetto tra classe e resistenza.

Il Giro d’Italia si corre in 21 tappe per circa 3.400-3.800 km, distribuiti su tre settimane a maggio. Comprende tappe pianeggianti, di media montagna, di alta montagna e cronometro. Il simbolo del primato è la Maglia Rosa, ispirata al colore delle pagine della Gazzetta dello Sport. Oltre alla rosa, vi sono anche:

  • la Maglia Ciclamino per la classifica a punti,
  • la Maglia Azzurra per il miglior scalatore (Gran Premi della Montagna),
  • la Maglia Bianca per il miglior giovane (under 25).

Le salite simbolo del Giro sono il Passo dello Stelvio, il Gavia, il Mortirolo, il Zoncolan: nomi che fanno tremare le gambe ai ciclisti e accendere i cuori dei tifosi.

Oggi il Giro d’Italia è anche un evento economico e turistico. Coinvolge centinaia di comuni, genera indotto e valorizza il territorio. La corsa è trasmessa in oltre 180 paesi, con tecnologie avanzate (droni, GPS, realtà aumentata) e un forte impatto mediatico.

Negli ultimi anni si è investito nella sostenibilità ambientale e nell’inclusività, promuovendo una corsa più verde, pulita e sicura, nonostante le sfide legate al doping e alla sicurezza stradale.

Conclusione

Il Giro d’Italia non è solo una corsa: è una narrazione epica, un viaggio nella geografia e nella storia d’Italia, un teatro di emozioni, fatica, bellezza e passione. Ogni tappa è un racconto, ogni salita una metafora, ogni corridore un personaggio. Dai tempi eroici di Ganna ai moderni fuoriclasse, il Giro continua a unire il Paese e a incantare il mondo, portando nel suo cuore un secolo di ciclismo e di vita italiana.


Rivista online Il Pensiero Mediterraneo - Redazioni all'estero: Atene - Parigi - America Latina. Redazioni in Italia: Ancona - BAT - Catania - Cuneo - Firenze - Genova - Lecce - Marsala - Milano - Palermo - Roma - Trieste. Copyright © All rights reserved. | Newsphere by AF themes.