IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Il paese che non si deve nominare, per i non superstiziosi si chiama Colobraro

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Resti del Castello di Colobraro

di Anna Maria Nuzzo

Castello di Colobraro (Foto Anna Maria Nuzzo)

Lo guardavo dal basso verso l’alto, il paese senza nome, anche se un nome ce l’ha, ma si evita di pronunciarlo perché dicono che porti iella. Ero in auto con la mia famiglia e, man mano che salivamo e ci avvicinavamo, cresceva sempre di più la mia curiosità; non vedevo l’ora di immergermi tra le viuzze del borgo e respirare le tante storie delle masciare che ci erano state raccontate.

Il paese in questione è un piccolo comune della provincia di Matera e per i non superstiziosi si chiama Colobraro, dalla parola latina coluber (serpente) che sta ad indicare un luogo infestato dai serpenti, detti scorzoni, la specie non velenosa.

Gli abitanti dei paesi vicini, quando parlano di andare a Colobraro, dicono: vai a quel paese. Questa superstizione nasce da un episodio accaduto negli anni quaranta. Don Virgilio Biagio, un podestà del paese, durante una riunione di amministratori locali disse: se non dico la verità, che possa cadere questo lampadario.

E il lampadario cadde, procurando, secondo alcuni, molte vittime e feriti. Da quel momento si sparse la voce in tutta la Lucania, e sia il paese che gli abitanti vennero additati come iettatori.

Colobraro, il paese della magia, dei lupi mannari, fattucchiere, masciare e  monachicchi.

Masciare e fattucchiere, abili conoscitrici di arti magiche, erano temute e rispettate per le conseguenze negative che sarebbero derivate da uno sgarbo ricevuto o solo da un’occhiata non gradita.

La masciara più famosa è stata Maddalena La Rocca, detta la cattre, immortalata da Franco Pinna durante gli anni di collaborazione con l’antropologo Ernesto De Martino, autore del libro Sud e Magia. Il De Martino vi si recò negli anni cinquanta per registrare alcuni rituali – come il lamento funebre – accompagnato da uno zampognaro del posto. Ma si trovò davanti a pregiudizi, dicerie ed episodi di cui anche lui fu vittima.

I monachicchi erano le anime di giovani defunti, un po’ bambini un po’ folletti, che si divertivano a fare i dispetti visitando i superstiziosi durante le ore notturne posandosi sulle loro pance.

I Monachicchi nello spettacolo teatrale itinerante (Foto Anna Maria Nuzzo)

Gli abitanti di Colobraro hanno voluto ironizzare su questa nomea e si sono inventati da circa otto anni una manifestazione che si chiama: Sogno di una notte a quel paese, uno spettacolo teatrale itinerante per le viuzze del borgo, in cui si raccontano le origini del paese partendo dagli studi del De Martino.

Arrivammo ai piedi del paese in un caldo pomeriggio di agosto. Lasciata l’auto su un grande piazzale, prima di incamminarci per la salita che portava alla parte più antica di Colobraro, gli abitanti del posto ci fecero indossare l’abitino, un amuleto che si mette al collo per scacciare la sfortuna. Contiene tre chicchi, uno di grano, uno di rosmarino e uno di sale. In passato spettava a una persona anziana appenderlo al collo di un nascituro durante la cerimonia alla fonte battesimale.

Gli abitini per scacciare la sfortuna (Foto Anna Maria Nuzzo)

Uno spettacolo itinerante indimenticabile per le vie del borgo, alla scoperta di storie legate alle credenze popolari. Il pubblico rimaneva incantato davanti alle preghiere che venivano ripetute e servivano per togliere l’affascino, un antico rimedio per curare alcune malattie. Preghiere che venivano trasmesse solo da madre a figlia.

Storie che hanno sorpreso, commosso, divertito, facendo scoprire al pubblico scorci e sentieri del borgo incantevole di Colobraro.

Essere superstiziosi è stupido, non esserlo porta male. Così diceva Edoardo De Filippo e non aveva tutti i torti.

Questo borgo affascina anche per i panorami che regalano i suoi monti e il suo mare, otre che per la presenza di alcune chiese medievali e del castello. Infatti, alcuni passaggi nel centro storico sembrano labirinti dove aleggia un alone di mistero.

Colobraro Centro Storico (Foto Anna Maria Nuzzo)

Come negli Stati Uniti è Salem la città delle streghe, così qui da noi Colobraro è conosciuto come il paese della magia e delle famose masciare.

È quasi buio, l’aria si è rinfrescata e Colobraro è bellissima. Ci incamminiamo dando l’ultimo sguardo all’orizzonte della bellissima Lucania.

La sera si è fatta di velluto/sui burroni gonfi di vento… (recitano i versi del poeta Alberto Virgilio di Colobraro).

Colobraro di sera (Foto Anna Maria Nuzzo)
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