Il potere poliedrico dell’arte

di Tiziana Leopizzi
Siamo ad Asuncion, una città che ama il verde e che per questo riesce a contrastare l’avanzata del cemento.
Abbarbicato sulla collina un suo quartiere amatissimo, la Chacarita scende con una lunga e pittoresca scala, ripidissima, fino al fiume. Il quartiere nel centro della città mantiene il suo carattere, ma purtroppo é cosí pericoloso che gli stessi asunsuegni si raccomandano di starne alla larga, evitando anche le zone limitrofe. É infatti tana di scippatori e delinquenti di ogni tipo che da qui scemano per fare danni.
La cosa assurda é che nonostante tutto, in questo quartiere malfamato, i cittadini normali convivono con i delinquenti . Ci sono negozi, addirittura un istituto di bellezza, panettieri, sarti, la farmacia, tutti i servizi necessari insomma ad un quartiere degno di questo nome. Com’é possibile?
É stato difficile scoprire l’arcano: il fatto è che chi vive qui gode dell’impunità e dell’immunità , mentre chiunque capiti è considerato una facile preda. Solo recentemente grazie a un progetto approvato dall’Assessorato alla Cultura, chi non abita qui può addentrarsi al suo interno, ma solo grazie a tour guidati.
Un fatto inaspettato… ma andiamo con ordine.
Asuncion gode del soprannome di piccola Italia.
Questo è dovuto soprattutto agli ingegneri e architetti italiani che diedero il meglio di sé ai primi del Novecento, anche alla Chacarita. Il quartiere molto pittoresco, é abbarbicato sulla collina, nel cuore di Asuncion. Il terreno su cui insiste é molto scosceso e arriva fino al fiume, ed é abitato fin dal Settecento. Le piccole abitazioni occupano i suoi profondi burroni tra la Cattedrale, la Chiesa di S.Blas e il Convento di S. Francisco che in seguito lascerà il posto a Plaza Uruguaya. Da lì si estenderà ancora, inglobando anche la parte bassa del Parco Caballero. Il quartiere, come anticipato, é pericoloso ma gli abitanti del quartiere posseggono un codice per accedere alle loro abitazioni! Una situazione devo dire che é assolutamente incomprensibile. Ma cosi é!
Il nome del “barrio” si deve al giornalista e scrittore paraguayo Ricardo Brugada. Alcuni storici effettivamente attribuiscono il nome alla presenza di alcune piccole attività, le “Cacharos”, destinate alla sussistenza. Juan B. Gill Aguinaga invece, noto intellettuale, sapendo della natura del suolo inadatta all’agricoltura, affermò che la denominazione proveniva secondo lui dal Rio de la Plata.
In ogni caso Il quartiere é molto amato anche perché qui nel 1904 nacque Jose Asuncion Flores compositore paraguaiano e creatore del genere musicale della Guarania che si identifica con il Paraguay stesso.
L’invivibilità dovuta alla mancanza di sicurezza non é stata una remora per alcuni artisti che in anni recenti, ammagati dall’atmosfera che permane nonostante le trasformazioni subite dal quartiere, hanno trovato nelle pareti di queste casine le “ tele” per i loro pennelli. Il passa parola fu molto rapido.
La fervida attività non tardó a destare l’interesse della Municipalità ma soprattutto il Direttore esecutivo del Centro Storico di Asunción capí il potenziale socioculturale, economico e turistico e si pose come obiettivo quello di reintegrare a tutti gli effetti la Chacarita nel tessuto e nella vita della Città. L’architetto Fernando Duarte evidenziò un primo percorso scandito da 30 murales. Molte opere furono create grazie al progetto che é molto recente, del 2021, ma furono poi integrati anche altri precedenti, sporadici, fino ai più coraggiosi risalenti al 2016 appartamenti al progetto “Latino Americano”. La cosa stupefacente è che nessun artista é mai stato oggetto di aggressione.
Agli artisti quindi si sono sommate le istituzioni e tutti insieme contano sugli abitanti stessi che da un lato sono soggetti dei murales e dall’altro si prestano volentieri a parlare di sé e della storia del luogo. L’arte visiva ha dato il via, ma in questa terra creativa si sono presto resi partecipi anche danzatori, musicisti, ballerini e attori. Il primo progetto strutturato “Colores de la Chacarita”, é di soli 4 anni fa, ma ha creato una continuità con i precedenti.
Via via divenne “un must” esserci e il connubio arte, istituzioni e territorio si é ormai attestato e l’ambizione é di arrivare a contare 500 murales. E poi? E poi chissà, magari si colonizzerà un altro quartiere anche perché obiettivo delle istituzioni é integrare i quartieri alla vita cittadina. Ma chi sono questi artisti grazie ai quali e stata riscattata la zona baja de la Chacarita?
Alberto Vera sottolinea che si tratta de un gruppo di artisti giovani che fecero quadrato per fare arte urbana. Importante fu un murales dedicato al compositore José Asunción Flores, qui idolatrato, cui ne seguirono altri due, e da Punta Carapá, la Chacarita Alta, quella più sicura, gli artisti si fecero coraggio e colonizzarono la zona, dalle scale vertiginose, che conducono alla zona pericolosa, quella bassa. Intanto questo gruppo di giovani era entrato in contactó con la Municipalidad de Asunción e diede vita a un tavolo di lavoro con la Dirección de Turismo, che dipende dalla Direzione Generale de Cultura e la Direzione Esecutiva del Centro Storico.
“Cosí finalmente diedero il giusto risalto al progetto nominato poi Arte Público y Muralismo. “Saranno gli abitanti stessi a fare da guida”, dicono i giovani artisti che entusiasti del risultato finora ottenuto, son pronti a dar vita fino a 500 murales con l’aiuto dei tre Club de la Chacarita, il 3 de Febrero, Oriental e il Club Resistencia, che dice essere “un’altra idiosincrasia del quartiere”.
Un ringraziamento particolare all’Ufficio dell’Intendenza Municipale di Asuncion e a William Paats, artista, architetto e professore universitario che ha pubblicato libri ricchi di profondi studi e ricerche sul fenomeno.


