Il Punto della Situazione Internazionale. Rubrica settimanale – Numero 1 dal 22 al 29 giugno2025

a cura di Pompeo Maritati
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Ci sono momenti nella storia contemporanea in cui il flusso delle notizie smette di essere un fiume che scorre per diventare una marea che ci travolge. Questa settimana è stata una di quelle in cui gli eventi – in apparenza scollegati – sembrano convergere verso un medesimo destino, segnando un punto di svolta nelle dinamiche internazionali. Il Punto della Situazione Internazionale nasce con l’obiettivo di leggere oltre i titoli, oltre le dichiarazioni, oltre le guerre raccontate e quelle taciute. Nasce per offrire uno sguardo d’insieme, per cogliere la direzione in cui – forse inconsapevolmente – sta andando il mondo.
🌐 Geopolitica: la guerra infinita e la diplomazia che scompare
Sette giorni, e ancora bombe su Gaza, Kharkiv, e ora anche sul Libano meridionale. Il Medio Oriente è un campo minato geopolitico in cui nessuno sembra volere – o potere – fermare la spirale distruttiva. La diplomazia internazionale, quella vera, tace. Gli Stati Uniti appaiono in un momento di profondo disorientamento strategico, divisi tra la necessità di sostenere Israele, contenere l’Iran, e non perdere l’influenza su Arabia Saudita ed Egitto.
Nel frattempo, in Ucraina, la guerra ha assunto la fisionomia di un logoramento asimmetrico: i russi avanzano lentamente, ma con costanza, mentre l’Occidente, stretto tra crisi interne e opinione pubblica stanca, fornisce armi ma senza una visione strategica chiara.
E la Cina? Silenziosa ma onnipresente: aumenta la pressione su Taiwan, rafforza l’asse con Mosca e Teheran, e intanto colonizza economicamente l’Africa, l’America Latina e l’Asia centrale. Un imperialismo silenzioso, ma pervasivo.
💶 Economia globale: l’inflazione rallenta, ma a che prezzo?
I principali indicatori economici segnalano un rallentamento dell’inflazione nell’eurozona e negli Stati Uniti. Tuttavia, questo non è frutto di un miglioramento sistemico, bensì del progressivo impoverimento della classe media e della stagnazione dei consumi. Le banche centrali cantano vittoria, ma le famiglie arrancano.
L’occupazione resta formalmente stabile, ma con un aumento esponenziale dei lavori precari, sottopagati e privi di tutele. In America Latina, l’inflazione resta fuori controllo in Argentina e Venezuela. In Europa, la Germania è in stagnazione tecnica. In Italia, la disoccupazione giovanile torna sopra il 30% nel Sud.
Intanto i grandi fondi d’investimento e le multinazionali tech accumulano liquidità, mentre crescono le fusioni transnazionali in settori strategici (energia, comunicazioni, IA). Segno di un mondo che si concentra nelle mani di pochi attori economici e geopolitici.
🔐 Finanza e intelligenza artificiale: verso un mondo tecno-finanziario senza volto
Settimana dopo settimana, l’intelligenza artificiale smette di essere uno strumento e diventa un attore. L’IA entra nei processi decisionali finanziari, orienta gli algoritmi di trading, automatizza la logistica globale e viene ora introdotta anche nelle procedure giudiziarie e sanitarie.
Il problema non è la tecnologia, ma l’assenza di controllo democratico. Chi decide come viene addestrata un’IA? Chi controlla le implicazioni etiche di sistemi che, sempre più spesso, sostituiscono l’umano? I governi sembrano rincorrere le aziende private, e le regolamentazioni faticano a tenere il passo.
La finanza globale, inoltre, sta mutando pelle: il denaro digitale, le valute di Stato basate su blockchain, i nuovi strumenti derivati legati al clima o ai diritti d’acqua stanno ridefinendo il valore stesso delle risorse.
🤯 Società: il disagio cresce, ma non si vede
Non ci sono solo guerre armate. C’è una guerra sociale invisibile, ma devastante. Milioni di giovani in Europa e Nord America non lavorano, non studiano, non sperano. Vivono nella frustrazione di un sistema che ha promesso tutto e consegnato poco. Le proteste in Francia, le tensioni razziali negli USA, le rivolte silenziose in Sudamerica sono i sintomi di un disagio globale, interclassista, generazionale.
Le nuove tecnologie isolano più che unire, e il mito della performance alimenta disturbi mentali in crescita esponenziale.
In Africa subsahariana si muore ancora di fame e malaria. Ma il mondo guarda altrove.
In Asia, le disuguaglianze interne crescono anche nei paesi in boom economico, e la pressione sui lavoratori aumenta.
Ovunque, si afferma un modello di società ipercontrollata, in cui sicurezza e sorveglianza sostituiscono il diritto.
🧠 Sociologia globale: la crisi del senso
Forse la più grave crisi è quella silenziosa, interiore. Il mondo sembra aver perso il filo del senso. Le ideologie sono crollate, ma i valori condivisi non le hanno sostituite. Le religioni faticano a parlare ai giovani. La politica diventa sempre più spettacolo, e sempre meno partecipazione.
Il cittadino globale si sente impotente. Informato, ma privo di strumenti. Sospettoso, ma disilluso. Critico, ma senza organizzazione.
L’individuo diventa consumatore, il pensiero si appiattisce sulla superficialità dei social, e il tempo si frantuma in aggiornamenti e notifiche.
📌 Dove stiamo andando?
Questa settimana non ci ha portato buone notizie. Ma ci ha offerto una mappa del caos. Un mondo multipolare, fragile, accelerato. In cui il potere si concentra, la democrazia si svuota, e il senso collettivo vacilla.
Serve un nuovo sguardo. Serve una riflessione. Serve tornare a porsi la domanda fondamentale: Che cosa stiamo costruendo?
Perché se non saremo noi – cittadini del mondo – a porci questa domanda, saranno altri a decidere per noi. E forse, lo stanno già facendo.