IL PENSIERO MEDITERRANEO

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“Il Tempo nelle Tasche” – Viaggi brevi nell’anima della Storia -Un biglietto del tram di Praga, 1968

Biglietto del 1968

di Pompeo Maritati

Un biglietto del tram di Praga, 1968. Lo si potrebbe trovare piegato in quattro, dimenticato in una tasca di cappotto, tra le pagine di un libro di Kafka o in una scatola di latta nascosta in un cassetto. È piccolo, leggero, apparentemente insignificante. Ma come spesso accade con gli oggetti che il tempo ha reso reliquie, quel rettangolo di carta è una porta. Non apre stanze, ma epoche. Non conduce da una fermata all’altra, ma da un sogno all’altro.

Praga, 1968. La città è un mosaico di pietra e pensiero, di guglie gotiche e idee nuove. Il tram sferraglia lungo le vie acciottolate, attraversa il Ponte Carlo, costeggia il fiume Moldava, e dentro, tra i sedili di legno, un giovane stringe quel biglietto tra le dita. Ha vent’anni, forse meno. Ha letto Dubček, ha ascoltato Radio Free Europe, ha discusso con gli amici nei caffè di Malá Strana. Quel biglietto non è solo il passaggio da una fermata all’altra, è il simbolo di una primavera che sboccia nel cuore dell’Europa.

La Primavera di Praga, così la chiameranno. Un tentativo di rendere il socialismo più umano, più libero, più vicino alla gente. Ma il tempo, si sa, ha le sue spine. Il 21 agosto arrivano i carri armati. L’Unione Sovietica decide che quel sogno è troppo audace, troppo pericoloso. I cingolati entrano in città, il tram continua a correre, ma qualcosa si è spezzato. Il biglietto, conservato come reliquia, diventa testimone silenzioso di un sogno interrotto. Non parla, ma racconta. Racconta di studenti che distribuivano volantini, di poeti che scrivevano versi clandestini, di madri che temevano per i figli, di padri che non sapevano più cosa dire.

Racconta di una città che voleva respirare e si è ritrovata soffocata. Oggi quel biglietto è un frammento di storia piegato in quattro. Non ha valore economico, ma ha un peso emotivo che sfida la gravità. È il tempo che si può toccare. Un viaggio breve, sì, ma nell’anima della Storia. Un passaggio tra ciò che fu e ciò che avrebbe potuto essere. Chi lo trova, magari in un mercatino dell’antiquariato, non compra solo carta. Compra memoria. Compra il silenzio di chi non poté parlare, la corsa di chi non poté fermarsi, il sogno di chi non poté svegliarsi.

Il tram di Praga oggi è moderno, silenzioso, efficiente. Ma ogni tanto, tra il rumore delle ruote e il riflesso dei vetri, sembra di sentire un sussurro. È il biglietto del 1968 che parla. Dice: “Ricordami. Non per nostalgia, ma per coscienza.” E così, il tempo torna nelle tasche. Non come peso, ma come invito. A viaggiare, a capire, a non dimenticare. Perché il passato non è dietro di noi. È piegato in tasca, pronto a parlarci. E ogni volta che lo ascoltiamo, il tram riparte.


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