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Il terzo millennio di Tiziana Leopizzi

Cantami o Diva del pelide Achille l’ira che infiniti addusse lutti agli Achei… cosi Vincenzo Monti nella sua ineguagliata traduzione del poema di Omero.
L’Occidente ha festeggiato l’arrivo del nuovo millennio forte e fiducioso del lungo periodo di pace goduta per la prima volta nella storia, anno dopo anno, dopo le catastrofi susseguitesi nei millenni e soprattutto quelle devastanti del Novecento.

Nel suo zaino un patrimonio preziosissimo quindi che abbiamo il dovere di trasmettere ai posteri.
Panta rei… niente è scontato e ora è meglio accettare l’invito a sedersi attorno alla mensa degli dei nel Parnaso e porgere il proprio calice ad Ebe. Vale la pena riaccostarsi alla mitologia, alla filosofia, al teatro greco che per qualche strana alchimia hanno posto le basi della nostra civiltà.

Il loro sapere è eternamente valido e per questo l’allontanamento della scuola dalla cultura greca, bollata come inutile, impoverisce l’Umanità intera privandola della chiave di volta dell’intero arco della civiltà occidentale.
É un patrimonio immenso che va trasmesso ai giovani a cui riforme scellerate hanno tolto ciò che loro spettava di diritto! Parlo del metodo che ha valenze infinitamente superiori a qualunque “app”.

In questo periodo confuso in cui pare si stiano perdendo i valori della democrazia mi piace pensare alle Muse, le 9 sorelle figlie di Zeus e Mnemosine, dea della memoria. Muse o Eliconie, perché abitavano il monte Elicona, ma anche Aonie, poiché la Beozia dove è situato il monte Elicona fu abitata dagli Aoni. Le Muse occupano un posto rilevante nella mitologia personificando le più elevate aspirazioni artistiche e intellettuali del pensiero, e il suo valore. Pare proprio che si debba a Esiodo la creazione del mito delle Muse, che diede ad ognuna di esse un nome e un dono particolare. Erano creature meravigliose nate dall’unione tra Zeus e Mnemosine appunto che, guidate da Apollo, allietavano con canti e danze le feste degli dei e degli eroi, focalizzandosi sulle memorie. Ecco questo è il punto. Oggi son solo i nonni o i bisnonni, quelli che sopravvissero all’ecatombe tra il’40 e il ’45, a raccontare l’orrore del proprio vissuto, ma i loro racconti avrebbero dovuto travalicare il personale e diventare memoria viva per evitare di ricadere in quelle modalità che aprirono le porte a eventi catastrofici.
Per questo ringrazio Esiodo che ci parla delle Muse, le nove sorelle custodi della cultura e delle arti che grazie al loro canto permettevano ai grandi avvenimenti di non venir dimenticati nel corso del tempo proprio per evitare di fare gli stessi errori e ricadere in trappole mortali.

Cantami Diva del pelide Achille … Cosi inizia l’Odissea, con Omero che si rivolge a Calliope, colei che ha una bella voce preposta alla poesia epica e quindi all’identità dei popoli. Ve le presento tutte: Erato provoca desiderio, Clio può rendere celebri. Euterpe rallegra, Polimnia é preposta agli inni, Melpomene canta la tragedia che aveva un potente valore educativo, Talia è la Musa della Commedia, Tersicore si diletta nella danza, infine Urania preposta alle cose del cielo.

Grazie alle accademie dei pitagorici, organizzate in associazioni, ne conosciamo il culto. Da qui il senso della parola musa, ha la stessa radice di musica che nell’antica Grecia aveva un significato più ampio di quello attuale legato alla cultura occidentale e che infatti in origine indicava il luogo in cui veniva impartita l’educazione e si elaborava la ricerca.

Torniamo sempre all’importanza dei saperi perché il futuro ha profonde radici nel passato…

ARTOUR-O-il museo itinerante MUST-al CABILDO

Tiziana leopizzi