di Pompeo Maritati
In un tempo in cui le sfide globali si moltiplicano e i cittadini si sentono sempre più disillusi rispetto alle istituzioni, è fondamentale riaffermare con forza un concetto che dovrebbe essere scolpito nella coscienza collettiva: partecipare al voto non è solo un diritto, ma un dovere imprescindibile di ogni cittadino. Che si tratti di elezioni amministrative, politiche o consultazioni referendarie, il momento del voto rappresenta l’essenza stessa della democrazia, l’atto con cui il popolo esercita concretamente la propria sovranità.
La Costituzione italiana è chiara: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” (art. 1). Ma questa non è una semplice formula giuridica: è una dichiarazione di responsabilità collettiva, che trova la sua manifestazione più diretta proprio nel gesto del voto. Rifiutare di esprimersi, disertare le urne, abbandonarsi all’indifferenza o al cinismo, significa lasciare che siano altri a decidere per noi, significa rinunciare alla propria voce, al proprio spazio nel dibattito democratico.
È comprensibile la sfiducia. I continui scandali, l’inefficienza della pubblica amministrazione, le promesse mancate e l’apparente distanza tra eletti ed elettori, hanno corroso la fiducia nel sistema. Ma proprio per questo è essenziale partecipare, perché il cambiamento non si ottiene arretrando, ma mettendosi in gioco, pretendendo, selezionando con criterio, premiando chi merita e punendo con il voto chi ha deluso. L’astensione non è mai una soluzione: è un silenzio che lascia spazio a chi ha interesse a mantenere lo status quo.
Ogni votazione ha una sua importanza. Le elezioni amministrative decidono chi gestirà le nostre città, i nostri quartieri, le scuole che frequentano i nostri figli, la qualità dei servizi locali. Le elezioni politiche definiscono la direzione generale del Paese, le priorità legislative, le politiche economiche, sociali e internazionali. I referendum danno voce diretta al popolo su questioni spesso cruciali, permettendo di modificare leggi e indirizzi istituzionali.
Partecipare significa anche difendere la memoria di chi, in passato, ha lottato per conquistarci questo diritto. Non dimentichiamo che la democrazia, così come la conosciamo, è figlia di secoli di battaglie, di sacrifici umani, di rivoluzioni e di sangue. I totalitarismi si sono sempre fondati sull’abolizione del voto libero, o sul suo svuotamento. Quando il cittadino smette di votare, apre inconsapevolmente la porta a una democrazia debole, vulnerabile, esposta a derive autoritarie o populiste.
Inoltre, il voto non è solo un fatto individuale, ma un atto di responsabilità sociale. Votare significa assumersi la responsabilità del bene comune, riconoscere di essere parte di una comunità politica, accettare l’idea che le proprie scelte hanno un impatto non solo su se stessi, ma sugli altri. In un mondo segnato da individualismo e frammentazione, il gesto del voto è un raro momento di convergenza, un rito civile che ci unisce, che ci rende popolo, non massa.
Bisogna anche educare al voto. Nelle scuole, nelle famiglie, nei media. L’astensione non può diventare un’abitudine generazionale. I giovani devono comprendere che ogni scheda depositata nell’urna è un atto di libertà, un seme di cambiamento, una dichiarazione d’intenti. Non si tratta solo di scegliere un partito o un candidato, ma di affermare un principio: io ci sono, io partecipo, io decido.
Infine, votare è un modo per non subire. Troppo spesso ci lamentiamo delle condizioni del Paese, dell’inefficienza, della corruzione, dell’iniquità. Ma ogni volta che si diserta una consultazione elettorale, si perde l’occasione di invertire la rotta, di imprimere una direzione nuova alla cosa pubblica. L’alibi del “tanto non cambia nulla” è una trappola che consegna il potere a chi conta sulla disaffezione dei cittadini. Cambiare è difficile, certo. Ma non votare è la certezza che nulla cambierà.
In conclusione, partecipare al voto è il pilastro su cui si fonda la democrazia. È un dovere civico, morale, storico. È un atto di coraggio, di coscienza e di amore verso il proprio Paese. Ogni scheda è un mattone: con essa costruiamo o demoliscono il futuro. Sta a noi scegliere quale strada percorrere.
Non delegare. Non rinunciare. Vota. Sempre.