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Intervista a Salvatore Sava, l’artista de ”L’altra scultura” fino al 25 settembre presso la Fondazione Biscozzi | Rimbaud

di Antonella Buttazzo

C’è tempo fino al 25 settembre per visitare la mostra del salentino Salvatore Sava, intitolata L’altra scultura, curata da Paolo Bolpagni e allestita negli spazi del piano terra della Fondazione Biscozzi | Rimbaud a Lecce.

Dopo l’esposizione inaugurale del pittore Angelo Savelli, scomparso nel 1995, la Fondazione Biscozzi | Rimbaud, dal 6 febbraio scorso, ha riservato la seconda mostra allo scultore di fama internazionale Salvatore Sava, il quale figura già con due sue opere (Sentieri interrotti, 1998 e Rosa selvatica, 1999) nell’allestimento permanente del polo museale leccese, fortemente voluto dal compianto Luigi Biscozzi e dalla coniuge Dominique Rimbaud, attuale presidentessa della Fondazione.

Intervista a Salvatore Sava. Xalento, 2021 - Ferro, pietra, acciaio inox, smalto - cm 190x123x123 (senza base) - cm 214x123x123 (con base)
Xalento, 2021 – Ferro, pietra, acciaio inox, smalto – cm 190x123x123 (senza base) – cm 214x123x123 (con base)

L’altra scultura vede protagoniste circa trenta opere, databili fra gli anni Novanta ad oggi, tra cui lavori inediti, degni di un’attenta analisi critica artistica. Questi sottolineano anche l’attenta sperimentazione, sempre ricercata, della cifra scultorea di Sava nel corso del tempo. Alcuni di questi, i cicli dei “neri” polimaterici (legni, resine, fibra di vetro e smalto, collages su cartone) che regalano al visitatore la scoperta di un ennesimo lato dell’artista: sempre legato alla natura ma attraverso una rinnovata poetica narrativa e materiale.
Difatti, come segnala Bolpagni:

«Centrale è e resta comunque il tema della natura, che però non è rappresentata, ma emblematizzata in forme pure e talvolta rudi, vissuta con la consapevolezza appassionata di chi ha le proprie radici in una terra profondamente “sentita”, quella del Salento, cui Sava è voluto rimanere fedele. Perciò anche il dramma della xylella, il batterio che ha distrutto una grande parte dei secolari ulivi, non è evocato in termini retorici, né tanto meno politici, bensì vissuto, per così dire, dal di dentro, in maniera autentica e sofferta, interiorizzata. Càpita che alcune delle recenti sculture di Salvatore Sava ricordino arbusti disseccati, nei quali la natura vegetale è stata sostituita dal metallo e dalla pietra, come a seguito di una metamorfosi dovuta ai disastri ambientali che ci minacciano. Il pensiero corre a un celebre episodio del film Sogni di Akira Kurosawa, ma tutta l’opera di Sava possiede una forza singolare e personalissima, che rende arduo l’accostamento a modelli e l’istituzione di parallelismi».

Potremmo quindi definire lo scultore salentino, il necessario anello di congiunzione fra la Natura e l’Uomo, dove le sue opere, sigilli di questa unione, ne rappresentano fortemente il sunto simbolico in linee e aspetti multiformi, proprie dell’indole materna della Terra e di uno dei suoi figli. L’Uomo appunto.

Per capire meglio questo sodalizio simbiotico, basti perdersi scrutando tra le rughe scavate come lacrime o pioggia nella pietra verde di Indiadolcenera (1997) o nel soffio del vento che, come carezze, sfiora il ferro zincato dell’Albero sonoro – La scala dell’infinito (2013) facendolo ”suonare”. Ancora, i neri che animano le composizioni polimateriche de I fiori del Colle di Aurio (1999), appartenenti ai Cicli dei tragici “neri” i quali, incarnano secondo il noto critico d’arte Luciano Caramel, il declino della cultura contadina.

Intervista a Salvatore Sava. INDIADOLCENERA - 1997 - Ferro, pietra e smalto - cm 3 x diametro cm 20
Indiadolcenera – 1997 – Ferro, pietra e smalto – cm 3 x diametro cm 20
Intervista a Salvatore Sava. Albero sonoro - La scala dell'infinito -  2013 - Ferro zincato - cm 137x82x65 (con base) -  - cm 118x82x65 senza base
Albero sonoro – La scala dell’infinito – 2013 – Ferro zincato – cm 137x82x65 (con base) – – cm 118x82x65 senza base
Intervista a Salvatore Sava. I fiori del Colle di Aurio - 1999 - Legno, cartone, argilla espansa e smalto - cm 125x125x22
I fiori del Colle di Aurio – 1999 – Legno, cartone, argilla espansa e smalto – cm 125x125x22

Ma come sta andando la mostra? Cosa c’è dietro la ricerca artistica prodotta dall’artista salentino? Cosa ne pensa il protagonista della sua “altra scultura”, Salvatore Sava? Scopriamolo insieme!

Antonella Buttazzo: Il ciclo dei “neri” polimaterici ha destato molta curiosità negli spettatori, anche nei più affezionati alla tua arte, abituati a colori accesi come il verde o il giallo, ti andrebbe di spiegarci questo passaggio dal colore a un non colore come il nero?

Salvatore Sava: Sono opere di grandi dimensioni che trovarono nel nero il pigmento ideale per esprimere al meglio il concetto ecologico che rappresentavo in quel periodo. Era il 1999. Gli altri due colori però, erano timidamente già apparsi in precedenza per illustrare il racconto di una vicenda personale. Successivamente a questa prima fase di natura ecologica, in Eliomorfosi i verdi furono protagonisti assoluti di una serie di sculture filiformi e opere tridimensionali da muro, mentre i gialli trovarono la giusta collocazione in Follie Barocche, un ciclo di installazioni dedicate al Salento e alla sua desertificazione ad opera di varie cause. Era il 2014. Di recente il nero è tornato a illustrare con una serie di xilografie e chine il difficile periodo che stiamo attraversando. I gialli, i verdi, e i neri, si sposano quindi con i segni e la materia per partorire messaggi più o meno forti…

Antonella Buttazzo: Il criterio di scelta e disposizione delle opere ha rispecchiato, secondo te, le tue esigenze espressive e le aspettative dei visitatori?

Salvatore Sava: Paolo Bolpagni, che ha scelto le opere e curato la mostra insieme al catalogo, ha fatto un ottimo lavoro poiché è riuscito ad abbracciare quasi tutti i periodi affrontati in oltre trent’anni di ricerca. Molti degli elaborati qui visibili, erano poco noti o mai esposti prima, come ad esempio, nel caso dei neri. La disposizione dei lavori mi è sembrata perfetta nei bellissimi spazi della Fondazione Biscozzi | Rimbaud. I visitatori li vedo soddisfatti, anche se in pochi conoscono la globalità del mio lavoro che probabilmente per una visione completa necessiterebbe di dieci mostre contemporaneamente… In L’altra scultura un ciclo di opere non è stato rappresentato poiché ancora in fase di sviluppo ed è dedicato alla salvaguardia degli ulivi colpiti dalla xylella. Esso avrà bisogno di una mostra ad hoc.

Antonella Buttazzo: Potremmo chiederti un resoconto della mostra fino ad oggi?

Salvatore Sava: La mostra, da quanto mi riferiscono, è molto visitata ed apprezzata, anche dai turisti stranieri, assai numerosi in questo periodo.

Ringraziando lo scultore per l’intervista, lasciamo di seguito i contatti e le informazioni utili per visitare la mostra L’altra scultura di Salvatore Sava.

Orari:
Tutti i giorni, escluso il lunedì.
Dal martedì alla domenica ore 17:00-21:00
Contatti:
Fondazione Biscozzi | Rimbaud
Piazzetta Baglivi, 4 73100 Lecce
Tel. +39 0832 1994743
info@fondazionebiscozzirimbaud.it
segreteria@fondazionebiscozzirimbaud.it

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