IL PENSIERO MEDITERRANEO

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La Battaglia delle Ardenne (16 dicembre 1944 – 31 gennaio 1944)

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truppe statunitensi nelle Ardenne

di Eliano Bellanova

|| Le Ardenne sono costituite da un altopiano posto tra Francia, Belgio e Lussemburgo.

Nella Prima Guerra Mondiale le Ardenne sono teatro di una battaglia che apre alle truppe imperiali germaniche l’accesso al territorio francese.

Lo scontro si svolge dal 22 al 24 agosto 1914, dopo circa venti giorni dall’inizio delle ostilità, provocate dal famoso ultimatum dell’Austria alla Serbia successivo al tragico attentato all’erede presuntivo al trono austroungarico Francesco Ferdinando e alla moglie Sofia Choteck, in quel di Sarajevo, all’epoca “tenimento” della duplice Monarchia danubiana.

Le truppe tedesche impegnate nell’azione sono costituite dalla Quarta Armata al comando del Duca del Württenberg e dalla Quinta di Kronprinz di Germania. La potenza di fuoco è costituita da 1.320 cannoni. La massa di uomini in armi è divisa in 236 Battaglioni.

Dalla fitta vegetazione forestale delle Ardenne i Tedeschi percorrono la via che conduce a Verdun.

Le truppe francesi (costituite dalla Terza Armata al comando del Generale Ruffey e dalla Quarta Armata sotto gli ordini del Generale De Langle de Cary) sorprendono gli avversari nella marcia verso Ovest, che, però, ben presto si riprendono. Il terreno impervio e boschivo rende la vita difficile a tutti i combattenti, ma alla fine le truppe imperiali sfondano il fronte nemico e procedono rapidamente verso la Francia, mentre i francesi per sfuggire all’accerchiamento ripiegano verso Sud.

Trent’anni dopo le Ardenne sono ancora protagoniste involontarie della Seconda Guerra Mondiale.

Sono in campo sempre le truppe germaniche, che non sono più imperiali, ma del Reich Millenario, diretto dal dittatore Adolf Hitler, colui che aveva animato i sentimenti di rivincita successivamente alla sconfitta subita nella Prima Guerra Mondiale. Di fronte vi sono invece gli Alleati (Americani, Britannici e Francesi della “France Libre”).

I Tedeschi non sono in avanzata, ma in ritirata lenta eppur costante, fin dal giorno dello Sbarco in Normandia, il D-Day scatenato dal secondo verso della poesia di Paul Verlaine, “Les Feuilles d’Automne”, che così “suonavano”: “Les sanglots longs des violons de l’automne – blessent mon coeur d’une langueur monotone”.

In Oriente le Armate sovietiche di Zukov e Konev avanzano, sebbene lentamente, senza interruzione, mentre gli Alleati della Germania cambiano campo. L’esempio italiano è seguito dai Paesi dell’Est che passano a poco a poco sotto il regime di Stalin, in un paradosso che si può riassumere nel celebre “dalla padella nella brace”. Un esempio per tutti: La Romania. Il 27 agosto 1944 l’Agenzia sovietica di informazioni, Tass pubblica sotto le parole “Informazioni circa le condizioni dell’armistizio con la Romania, proposte dall’Unione Sovietica nell’aprile 1944. – Il 12 aprile 1944 il Governo sovietico ha esposto al Governo romeno del Maresciallo Antonescu le seguenti 6 condizioni per un armistizio con la Romania:…”

I punti sono costituiti da rottura con la Germania, ripristino del confine romeno-sovietico, riparazione dei danni di guerra, restituzione dei prigionieri, libertà di movimento per le truppe sovietiche in territorio romeno, adesione del Governo sovietico all’annullamento del lodo dell’arbitrato di Vienna sulla Transilvania, con relativa liberazione dello stesso territorio.

Il 24 agosto successivo, in seguito all’attacco aereo germanico su Bucarest, la Romania dichiara guerra ai Tedeschi. L’esempio romeno è sovrapponibile, mutatis mutandis, alle altre condizioni relative ai Paesi che fino al momento avevano appoggiato la Germania.

Mentre il fronte orientale è animato dai movimenti di avanzata russi e dal ritiro tedesco, sul fronte occidentale ha avuto luogo una situazione di stallo analoga a quella del fronte italo-austriaco dopo la conquista di Gorizia e le offensive successive, preludio di Caporetto.

Nel settembre 1944 gli Alleati liberano Liegi, Bruxelles e Anversa. Si impone l’obbligo di riaprire i porti del Nord, al fine di rifornire con le navi mercantili le truppe Alleate e per questo il fronte rimane in stato di stallo.

Il Comandante supremo alleato Dwight Eisenhower, che aveva programmato di raggiungere in settembre il Reno, fa il punto della situazione, entrando spesso in rotta di collisione con gli Inglesi, che propendono per la concentrazione delle Armate in punti strategici e non disperse su 650 chilometri di fronte.

La situazione generatasi nel settembre induce riflessioni importanti nella controparte germanica, sicché Hitler programma un’offensiva in profondità proprio nella regione delle Ardenne.

L’aviazione anglo-americana, date le avverse condizioni meteorologiche, non sarà in grado di intervenire e quindi le Armate tedesche potranno agevolmente avanzare verso la Francia, come nel 1940.

I dubbi sull’esito della missione espressi dal Comandante supremo delle truppe tedesche in campo, Gerd Von Rundstedt, valoroso uomo d’armi della nobiltà prussiana, non sono sufficientemente vagliati dal capo nazista, che riesce a imporsi ancora una volta.

Alle 05.27 del 16 dicembre l’Offensiva delle Ardenne ha inizio.

Le Armate germaniche Quinta, Sesta e Settima dispongono di 250.000 uomini, 2.000 bocche da fuoco e 1.000 carri armati, agli ordini di Von Rundstedt.

L’offensiva è massiccia e travolgente. Le truppe statunitensi cedono sotto la pressione nemica e ripiegano rapidamente verso Ovest. La cintura difensiva (lunga 90 chilometri, su un fronte di 130) sembra soccombere sotto l’incessante artiglieria tedesca. Da Monschau al Lussemburgo i reparti alleati sono in crisi grave, mentre i paracadutisti tedeschi raggiungono e superano la città di Bastogne.

Il 18 dicembre le truppe alleate riescono ad arginare solo per poco l’avanzata nemica, ma soltanto il 24, alla vigilia di Natale, il sogno nibelungico si risveglia nella realtà dell’efficacia del contrattacco avversario.

Eisenhower, tanto criticato per la condotta bellica da parte di Churchill, Alan Brooke e Montgomery, nel momento del pericolo si rivela un ottimo Comandante.

Un reparto statunitense in avanzata nella neve delle Ardenne (fonte: Wikipedia)

La Mosa, obiettivo dell’attacco tedesco, rimane sulle carte topografiche, mentre il 26 le Armate di Omar Bradley (Settore Sud) e Montgomery (Settore Nord) imbastiscono un efficace contrattacco che spezza l’avanzata nemica e quindi ricacciano a poco a poco i Tedeschi verso le linee primitive (31 gennaio 1945).

Bastogne (rifornita dall’aviazione, che dal 22 dicembre, con il miglioramento del tempo, torna in azione) riesce a resistere, divenendo un punto di forza.

Le perdite sono gravi da ambo le parti. I Tedeschi lasciano sul campo 120 mila uomini e gli Alleati 80 mila. I feriti sono nell’ordine di quaranta mila “pro capite”.

I piani elaborati da Jodl, con l’approvazione di Adolf Hitler e del Comando Supremo della Wermachit, si sono rivelati “forieri” di successive sciagure e del canto del Cigno.

Gli strateghi da tavolino, Von Keitel e Jodl, hanno dovuto fare i conti con la realtà della guerra, realtà di cui Von Rundstedt, il settantenne esponente dell’aristocrazia nibelungica, era completamente cosciente.

Diversa sarà la sorte per i protagonisti delle Ardenne.

Alfred Jodl sarà condannato a morte dal Tribunale di Norimberga nel 1946 per essere riabilitato post-mortem nel 1953.

Wilhelm Von Keitel sarà condannato alla pena capitale, sempre dal Tribunale di Norimberga.

Karl Gerd Von Rundstedt il 1° maggio 1945 cade prigioniero degli Alleati. Evita Norimberga perché gli Alleati non trovano addebiti sufficienti. Muore il 24 febbraio 1953 all’età di 77 anni ad Hannover. Era stato, secondo molti “nemici” il più capace Generale della Seconda Guerra Mondiale. …e anche il più profetico… “Questa guerra contro la Russia è un’idea assurda che avrà certamente un esito disastroso” (in una conversazione con il Generale Günther Von Blumentritt, Capo di Stato Maggiore della Quarta Armata).

Il Comandante Supremo Alleato, D. Eisenhower, diverrà Presidente Federale per due mandati consecutivi, succedendo ad Harry Truman. Con la sua presidenza la Guerra Fredda raggiungerà punti molto critici, che si chiuderanno nel 1962 con la crisi di Cuba, che condurrà i contendenti, Kennedy e Kruscev, sull’orlo della catastrofe nucleare.

Montgomery finirà i suoi giorni nel 1976, dopo avere ammonito gli Alleati sull’esito disastroso del disarmo completo della Germania: la stampa dell’epoca riporterà la dichiarazione come “l’ultima frecciata del Maresciallo Montgomery”.

Winston Spencer Churchill, sostituito da Attlee nella carica di Premier, continuerà l’attività politica nel dopoguerra, ritirandosi poi a vita privata. Morirà nel 1965, ultranovantenne.

… e le Ardenne? Sono state il tragico frainteso di Adolf Hitler, i sogni frustrati del Reich Millenario.

Parafrasando Virgilio, potremmo dire: “Poi, finite le corse, Enea assegna i premi e dice: Ora se qualcuno ha forza e nel petto audace vigore, si faccia innanzi; tenda le braccia con i pugni serrati dal cesto”.

DALL’OPERA “GRANDI BATTAGLIE”

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