IL PENSIERO MEDITERRANEO

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La filosofia in un minuto: il dubbio cartesiano “Cogito, ergo sum”- possiamo davvero essere sicuri di qualcosa?

di Filippo Rispini

Nel vasto panorama del pensiero filosofico, pochi enunciati hanno avuto l’impatto del celebre “Cogito, ergo sum” di Cartesio. Questa breve affermazione, tradotta come “Penso, dunque sono”, rappresenta un pilastro della filosofia moderna e sintetizza il punto di partenza del razionalismo. Ma possiamo davvero essere sicuri di qualcosa? O il dubbio rimane l’unica certezza?

Cartesio formulò il suo metodo per affrontare la conoscenza basandosi sul dubbio metodico. La sua impresa consisteva nel mettere in discussione tutto ciò che potesse essere soggetto ad errore o inganno, inclusi i sensi, la memoria e persino le verità matematiche. Il suo intento era trovare un fondamento indubitabile su cui costruire la conoscenza. Dopo aver eliminato ogni certezza apparente, si rese conto che l’atto stesso del dubitare implicava l’esistenza di un soggetto pensante: se dubito, significa che sto pensando, e se penso, significa che esisto. Ecco la forza del “Cogito, ergo sum”.

Tuttavia, questa certezza assoluta è limitata al solo pensiero. Tutto il resto – il mondo esterno, gli altri individui, persino il proprio corpo – potrebbe essere un’illusione orchestrata da un genio maligno, come Cartesio ipotizza nella sua opera Meditazioni Metafisiche. Se la nostra percezione della realtà può essere messa in dubbio, come possiamo allora essere sicuri di qualcosa al di fuori del nostro pensiero?

Il dubbio cartesiano, pur avendo aperto la strada a una conoscenza fondata sulla ragione, ha anche alimentato secoli di scetticismo filosofico. Se l’unica certezza è il pensiero, tutto il resto può essere messo in discussione. Il problema della certezza assoluta ha attraversato la filosofia moderna e contemporanea: Hume ha messo in discussione la causalità e l’induzione, Kant ha cercato di conciliare razionalismo ed empirismo, mentre Wittgenstein e il neopositivismo hanno ridimensionato il concetto stesso di conoscenza certa, legandolo al linguaggio e alla verificabilità empirica.

La scienza stessa non è immune dal dubbio: il metodo scientifico si basa su ipotesi falsificabili, e le teorie scientifiche non sono mai definitive, ma soggette a revisione. Anche nella vita quotidiana, ciò che consideriamo certo è spesso basato su assunzioni, esperienze passate e fiducia in ciò che ci circonda.

Eppure, paradossalmente, proprio il dubbio può essere visto come una forma di conoscenza. Il riconoscere i limiti della nostra comprensione ci permette di affinare il pensiero critico e di avvicinarci alla verità con umiltà e rigore. In questo senso, il dubbio cartesiano non è solo una sfida, ma anche un’opportunità per costruire una conoscenza più solida e consapevole.

Alla fine, possiamo davvero essere sicuri di qualcosa? Se adottiamo la prospettiva cartesiana, possiamo dire con certezza solo che esistiamo in quanto pensiamo. Tutto il resto rimane in bilico tra il dubbio e la probabilità, in un equilibrio precario che definisce la nostra condizione umana. E forse, in questo continuo interrogarsi, risiede la vera essenza della filosofia.


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