IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

La Geopolitica del XXI Secolo: un nuovo ordine mondiale in frantumi

Europa

di Pompeo Maritati

Negli ultimi decenni, la geopolitica globale ha subito trasformazioni profonde e radicali, mettendo in discussione i principi e gli equilibri stabiliti dopo la Seconda Guerra Mondiale. Le istituzioni internazionali che avevano garantito un relativo ordine globale – come l’ONU, la NATO, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale – sembrano oggi prive di peso, incapaci di incidere sulle decisioni degli attori dominanti. L’epoca della diplomazia multilaterale e del compromesso sembra lasciare spazio a un ritorno del nazionalismo aggressivo, in cui le potenze emergenti e consolidate cercano di far valere la loro supremazia senza considerare le conseguenze globali.

L’ONU, nata con l’obiettivo di mantenere la pace e promuovere la cooperazione internazionale, appare sempre più inefficace e ostaggio dei veti incrociati delle grandi potenze. La NATO, che per decenni ha rappresentato un baluardo della sicurezza occidentale, è oggi attraversata da profonde divisioni interne, con Stati membri che hanno interessi divergenti e agende politiche spesso inconciliabili. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, da sempre strumenti di stabilizzazione economica, sono visti con crescente scetticismo dai paesi in via di sviluppo, che contestano un modello economico che favorisce le potenze già affermate.

L’Europa, per secoli teatro di conflitti interni e poi protagonista di un ambizioso progetto di integrazione, oggi appare frammentata e priva di un ruolo geopolitico significativo. Nonostante la costruzione dell’Unione Europea, le divergenze tra gli Stati membri continuano a minare la capacità del continente di agire con una voce unitaria. Le tensioni tra le potenze occidentali e orientali, il crescente euroscetticismo e l’incapacità di affrontare le crisi migratorie e finanziarie hanno reso l’Europa un attore marginale nel panorama internazionale. Il risultato è un’Unione che non incide sulle decisioni globali e che viene sempre più percepita come irrilevante dai nuovi giganti geopolitici.

Una delle cause principali della decadenza dell’Europa e dell’Occidente in generale è il progressivo abbandono dell’investimento nella cultura, nella scuola e nella formazione scientifica. La politica ha privilegiato il consenso immediato a scapito della lungimiranza, trascurando il sapere come strumento essenziale per la costruzione del futuro. Senza un’istruzione di qualità e senza investimenti nella ricerca, le nuove generazioni si trovano prive di strumenti per affrontare le sfide globali, lasciando il potere nelle mani di una classe politica mediocre e inadeguata.

L’attuale panorama geopolitico suggerisce che le vecchie mappe del potere internazionale siano destinate a cambiare. Le sfide del XXI secolo – dalla crescita della Cina, all’espansione dell’influenza russa, dai conflitti in Medio Oriente alle tensioni nel Pacifico – stanno ridisegnando gli equilibri globali. L’Occidente, che per decenni ha dominato il mondo, si trova oggi in una posizione di debolezza, mentre le potenze emergenti si affermano con strategie aggressive e spesso imprevedibili.

Se non vi sarà una presa di coscienza collettiva e un’inversione di rotta, con un rinnovato impegno nella cultura, nella ricerca e nella cooperazione internazionale, il futuro del mondo sarà sempre più segnato da conflitti e instabilità. Le mappe geopolitiche, così come le conosciamo, potrebbero presto diventare obsolete, e il XXI secolo potrebbe essere ricordato come l’epoca della frammentazione e del caos globale.


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