IL PENSIERO MEDITERRANEO

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La Guglia di Raimondello Orsini a Soleto

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Foto a colori di paesaggio urbano con campanile e chiesa

Vista sud della Guglia di Raimondello Orsini a Soleto (foto dal web soletumit)

di Salvatore Antonio Polimeno

La Guglia di Raimondello Orsini è il monumento nazionale più bello e celebre di Soleto in provincia di Lecce. E’ una torre quadrata molto slanciata con il lato di base di poco superiore ai 5 metri, un’inclinazione verso sud visibile ad occhio nudo e 5 livelli. Il primo ed il secondo, privi di finestre, inglobano al loro interno una Torre cilindrica di tipo angioino, più antica, munita di una scala lapidea elicoidale e di finestre strombate mentre gli ultimi tre sono finemente traforati secondo lo stile gotico – romanico tipico del Salento dell’epoca. Sorge accanto alla facciata della Chiesa Collegiata Maria SS.ma Assunta, di fronte alla via che conduce verso Galatina, sede della Basilica di Santa Caterina, ed a pochi metri dalla Chiesetta della Madonna di Leuca che conserva ancora l’immagine della Madonna, protettrice delle navi cristiane, contrassegnate da una croce sulle vele, contro quelle saracene.

Fotografia a colori della guglia vista dall'alto . Campanile e tetto della Ciesa nel centro urbano
Guglia di Raimondello a Soleto (foto di M. Russo)

Nel lato verso nord, si vedono ancora nel primo ordine, scolorite dal tempo, le figure incorniciate dentro delle edicole di forma ogivale, che avrebbero rappresentato San Nicola, Santo Stefano e San Giovanni Evangelista. Il secondo ordine, come il primo, non ha finestre. È diviso anziché da una, come l’antecedente, da una doppia cornice ad archetti trilobati. Il terzo ordine rientra un po’ dal vivo del muro sottostante e presenta, nei quattro lati, delle finestre aperte ad arco circolare, divise da una colonnina tortile nel mezzo, che forma una bifora dagli archi gemini trilobati. Il quarto ordine ripete lo stesso motivo, con le stesse tipiche finestre, le colonnine dal fusto più gentile, il vaso dei capitelli più allungato e meglio lavorato ed il davanzale intagliato a punta di diamante.

Fotografia a colori di finestra a bifora del campanile
Gargoyle guglia del Campanile Soleto (foto di V. De Lorenzis)

Sopra i quattro angoli della cornice che divide il quarto ordine, l’architetto pose dei grifi per occultare la rastremazione del muro che qui risulta più accentuata. Il quinto ordine infine poggia sopra una specie di stilobate ottagonale, ornato da una cornice ad archetti, la cui elevazione venne giustamente calcolata in maniera che nessuna delle sue parti venisse occultata. Termina tutto con una leggera cornice ad archetti circolari sostenuta da mensole di vario disegno

La Guglia, iniziata nel 1397 da Raimondello Orsini, il più potente feudatario del Regno di Napoli e, dal 1399, conte di Soleto e Principe di Taranto, venne completata dal figlio Giovanni Antonio dopo il 1417. Non se ne conosce il costruttore dopo che per anni ne è stata riconosciuta impropriamente la paternità al supposto architetto Francesco Colaci da Surbo, di cui non è dato confermare l’esistenza e la provenienza. La tradizione ne attribuisce il merito all’opera magica di Matteo Tafuri, l’umanista soletano noto come “il mago” per le sue arti divinatorie, anche se egli nacque circa un secolo dopo.

Stilobate ottagonale della guglia con decorazioni e colonnine tortili e bifora
Stilobate ottagonale della Guglia Raimondello-Orsini a Soleto (Foto di S. Polimeno)

Si narra infatti che in una notte tempestosa, Tafuri desiderò innalzare una torre stupenda che doveva testimoniare ai posteri i suoi straordinari poteri esoterici. Per realizzare l’ardua opera chiamò a raccolta un vero e proprio esercito di streghe, demoni ed altri spiriti infernali perché lo aiutassero in una sola notte, prima che nascesse l’alba a compiere l’impresa. L’incantesimo si ruppe fatalmente al canto del gallo ed i poveri diavoli ritardatari restarono pietrificati, come cariatidi, agli angoli del campanile.

La Guglia è stata soggetta nei secoli a diverse ristrutturazioni di cui si segnalano le più importanti nel 1750 – 1751, nel 1837, nel 1870, nel 1910 dopo un lungo percorso iniziato nel 1889, nel 1979 quando il cupolino fu rivestito di nuovo con le piastrelle di cotto smaltato e nel 1993.  Al momento si è in attesa con grande trepidazione dello stanziamento dei fondi da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per l’intervento sui parametri murari in tufo e pietra leccese e sui parametri murari intonacati unitamente al recupero e restauro delle griglie porta – vetro in pietra leccese e degli intonaci vano finestra.

L’inglese M.S. Briggs, uno storico inglese del Novecento, paragonava la Guglia di Soleto ai capolavori in marmo di Giotto o al famoso Campanile di Verona. Prima di lui il francese Desprez ne aveva ammirato e disegnato la bellezza nella primavera del 1778 al seguito dell’Abate di Saint Non, autore del “Voyage pittoresque ou description des royames de Naples et de Sicilie” e prima ancora uno sconosciuto autore ne aveva tracciato il profilo sul leggio ligneo del 1604 conservato nel coro della Chiesa Collegiata.

Foto a colori del leggio in legno con l'immagine della guglia della Chiesa S. Maria
Leggio con la guglia di S. Maria Chiesa a Soleto (Foto di V. de Lorenzis)

Nei fatti la svettante guglia andava a stravolgere gli equilibri architettonici della modesta e proporzionata cittadella medioevale quale era Soleto prima degli Orsini del Balzo dove le uniche emergenze architettoniche di un certo rilievo erano rappresentate dalla torre – castello (XI – XII sec.), poi dimora di Raimondello, dalla torre circolare (precedente al 1397), dal palazzetto con la torre civica e dalle mura (1334).

Incisione Vista delle mura di Soleto col campanile
Le mura di Soleto nel ‘700 di Louis_Jean_Desprez

Non solo, difensore del pontefice dell’epoca, Papa Urbano VI minacciato da Carlo III d’Angiò – Durazzo, la Guglia, unitamente alla vicina Basilica di Santa Caterina in Galatina, voleva affermare nei confronti delle “orientali costumanze”, diffuse all’epoca, l’uso del rito latino e la supremazia su tutti i possedimenti in quella che era la Terra d’Otranto. Non a caso dal Campanile era possibile dominare l’intera provincia sino ai mari e, soprattutto, tramite una capillare rete di avvistamento e sorveglianza incentrata su Torri, Castelli e Masserie turrite, prevenire le razzie, sempre più frequenti, provenienti dai mari da parte dei Saraceni prima e dei Turchi poi.

Non sorprende quindi se Soleto con la sua Guglia e la sua Chiesetta della Madonna di Leuca è inserita, come terza tappa, nell’itinerario Leucadense da Brindisi al Santuario di Santa Maria “de finibus terrae” di Leuca, segnato da cripte e cappelle votive dedicate alla Madonna e che conservano memorie greche, bizantine e latine: Santa Maria del Casale, Santa Maria a Cerrate, Santa Maria d’Aurio, Madonna della Giuggiola, Madonna della Neve, Madonna degli Angeli, Santa Maria di Coelimanna, Madonna della Serra, Madonna della Scala, Santa Maria del Belvedere e Madonna della Nova attraverso Torchiarolo, Lecce, Soleto appunto, Galatina, Sogliano, Cutrofiano, Supersano, Ruffano ed Alessano.

Fotografia dall'alto di centro abitato con chiesa e campanile al tramonto
Soleto (Foto di M. Russo)

E non sorprende nemmeno se nei fatti, percorrendo l’entroterra del Salento, proprio a Soleto è possibile cogliere la forza delle Vie Francigene del Sud a testimonianza non solo dei pellegrinaggi dei tanti europei verso la Terra Santa ma anche di una cultura ancestrale, Messapico –  Romana, su cui trovano le propria fondamenta la Via Traiana Calabra da Brindisi ad Otranto e la Via Sallentina da Taranto a Santa Maria di Leuca, che completano il progetto delle “South Cultural Routes”.

Soleto infatti, col suo Parco Messapico, si segnala per essere stata una delle principali città nel primo millennio Avanti Cristo e per essere ancora oggi riferimento per i cammini delle Vie Francigene del Sud lungo gli antichi itinerari, immersi nella storia tra basolati romani, tratturi e santuari cristiani che ne fanno luoghi ideali anche per le esperienze dei “Pilgrims Crossing Borders”, come già successo in passato, a testimonianza della vocazione verso il prossimo di questa terra di antiche origini e da sempre luogo di transito tra Occidente ed Oriente e viceversa.

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