IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

LA PEDAGOGIA DEL MERCATO NEO-LIBERISTA

bambini a scuola

di Giuseppe Spedicato

Siamo in un sistema che ha una sua religione, quella del consumismo, della competizione senza regole, della crescita senza limiti, dei bisogni indotti, della ingiusta distribuzione della ricchezza, del mercato neo-liberista che condiziona o regola ogni aspetto della società, della delocalizzazione delle produzioni, dei paradisi fiscali e soprattutto dell’esercizio della violenza. Ha anche delle parole d’ordine: meritocrazia, competenze, empowerment, essere imprenditori di sé stessi, flessibilità, precarietà. Questo mondo – ingiusto, violento e privo di misericordia – per sopravvivere deve necessariamente controllare i mezzi di informazione e le agenzie educative, prima di tutto università e scuole.  Queste devono formare soggetti funzionali al sistema, ossia formare soggetti disponibili a orientare la loro stessa esistenza secondo le esigenze del cosiddetto mercato, che è il vero soggetto educante.

Per tale ragione le scuole, anche quelle pubbliche, sono diventare delle aziende come le altre asservite alle logiche del mercato. Inoltre, non usufruendo di risorse finanziarie sufficienti, diventano dei progettifici, ossia elaborano progetti di finanziamento, che sicuramente consentono di rendere più consistente il bilancio, ma cosa accade se questi progetti sono orientati a soddisfare le esigenze del mercato? Non potranno che contribuire a indurre il sistema scolastico a fornire agli studenti soprattutto delle competenze basiche misurabili, quelle necessarie per renderli capaci di svolgere dei compiti non particolarmente complessi. Questo perché il mercato non necessita di soggetti colti, dotati di pensiero logico e critico, ma di una popolazione composta per il 90% da soggetti mediocri e da un 10% di soggetti adeguatamente istruiti, ossia capaci di svolgere dei compiti complessi pertanto, non necessariamente soggetti colti.

Accade anche che il personale docente impieghi non poco del suo tempo nella progettazione ed attuazione di progetti, attività che consente anche di arrotondare lo stipendio. Sarebbe poi da accertare come vengono distribuite le risorse reperite con i progetti, se con il criterio prima a chi ha meno e poi agli atri e/o con quello del tanto sbandierato merito, magari allargato alle competenze di tutti i lavoratori impiegati nella scuola. In questo quadro operativo, potrebbe accadere che il progetto sia più utile a chi lo realizza che agli studenti. Inoltre, tutto ciò rischia di non dare continuità all’attività didattica e soprattutto rischia di non concentrare la scuola sulle esigenze di un sistema democratico, poiché non è la stessa cosa assecondare le aspettative di un mercato neo-liberista o formare cittadini capaci di tutelare ed implementare il sistema democratico, per esempio la giustizia sociale. Sarebbe anche auspicabile una programmazione scolastica che tenga in considerazione le ricerche scientifiche che evidenziano le carenze formative degli italiani.

Tutto ciò accade anche perché gli orientamenti che provengono dalla Unione Europea sono elaborati in una cultura fortemente neo-liberista. Inoltre, non pochi di questi orientamenti provengono dal mondo anglosassone e dagli Stati Uniti, quindi da aree geografiche molto differenti dalla nostra.

Detto ciò non si vuole generalizzare, sicuramente nelle università e nelle scuole vi sono docenti che continuano a cercare di trasmettere la passione per la conoscenza, ma questi sono personaggi eroici, che sicuramente pagano non poco il loro lodevole impegno perché lottano contro la pedagogia dominante, quella del mercato neo-liberista.

Giuseppe Spedicato


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