La politica moderna: il “bimbominkia” della società

di Pompeo Maritati
Nel corso della storia, la politica ha rappresentato l’arte del governo, la gestione della cosa pubblica e la ricerca di soluzioni per il bene comune. Tuttavia, nella società moderna, la politica sembra aver subito un’involuzione preoccupante, trasformandosi in un fenomeno caratterizzato da superficialità, incompetenza e infantilismo, tanto da poter essere paragonata alla figura del “bimbominkia”.
Il termine “bimbominkia”, nato nel linguaggio giovanile del web, si riferisce a individui immaturi, privi di spirito critico, ossessionati dalle mode e incapaci di sostenere un discorso logico e articolato. Se analizziamo il panorama politico contemporaneo, non è difficile trovare analogie sconcertanti. I politici odierni sembrano spesso muoversi con la stessa leggerezza di un adolescente privo di esperienza, oscillando tra dichiarazioni superficiali, promesse irrealizzabili e un atteggiamento volto più alla ricerca di popolarità che alla reale risoluzione dei problemi.
L’infantilismo della politica si manifesta in diversi modi. Prima di tutto, nell’incapacità di sostenere un dibattito serio e costruttivo. Come accade nei forum e nei social media frequentati dai “bimbiminkia”, anche i politici moderni si dedicano più agli insulti, agli slogan vuoti e alla spettacolarizzazione della propria immagine piuttosto che alla concretezza delle proposte. La comunicazione politica si è ridotta a un continuo battibecco, dove il concetto di “nemico” viene enfatizzato per catalizzare l’attenzione dell’elettorato, senza mai affrontare il cuore delle questioni. Un altro aspetto emblematico è l’ossessione per la visibilità. I social network sono diventati il nuovo parlamento, dove i politici, invece di discutere leggi e riforme, si esibiscono in post e dirette video alla ricerca di “like” e condivisioni, in un continuo bisogno di validazione pubblica. Un comportamento che ricorda da vicino i giovani utenti della rete, intenti a costruire un’immagine di sé basata su filtri, emoticon e frasi ad effetto, senza alcun contenuto di sostanza.
Così come il “bimbominkia” è noto per il suo approccio ingenuo e inconsapevole alla realtà, anche la politica moderna sembra caratterizzata da una mancanza di visione e preparazione. Decisioni cruciali per il futuro delle nazioni vengono prese con leggerezza, senza analisi approfondite, spesso influenzate più dal bisogno di consenso immediato che da una reale strategia a lungo termine.
L’incapacità di pianificazione è evidente in numerosi ambiti: dalle politiche economiche alle strategie ambientali, fino alla gestione delle emergenze. I governi si muovono in modo reattivo, inseguendo le tendenze del momento e adottando misure di breve durata, anziché costruire soluzioni strutturali. Il risultato è una società sempre più instabile, dove la fiducia nelle istituzioni si erode progressivamente.
Un altro elemento che avvicina la politica al “bimbominkia” è il declino della classe dirigente. Se in passato la politica era guidata da individui di spessore, con una formazione solida e una profonda conoscenza delle dinamiche amministrative, oggi assistiamo a un livellamento verso il basso. Molti politici sembrano improvvisati, privi di competenze specifiche e spesso incapaci di comprendere le complessità del mondo contemporaneo. La meritocrazia è stata sostituita dal clientelismo, dalla ricerca dell’apparenza e dalla fedeltà a dinamiche di potere piuttosto che alla competenza.
L’inefficienza e la superficialità della politica moderna hanno conseguenze devastanti per la società. La sfiducia dei cittadini cresce, alimentando il disinteresse e l’astensionismo elettorale. Le istituzioni vengono percepite come corrotte, lontane dai reali bisogni della popolazione e incapaci di fornire risposte concrete. Nel frattempo, le vere sfide globali – dalla crisi climatica alle disuguaglianze sociali – rimangono irrisolte, mentre i politici continuano a discutere di temi secondari per guadagnare visibilità mediatica.
La politica, una volta considerata un’arte nobile, si è trasformata in una caricatura di se stessa, ridotta a un fenomeno effimero e privo di contenuto, proprio come il “bimbominkia” del web. Se non si invertirà questa tendenza, il rischio è quello di una società sempre più guidata dall’irrazionalità e dall’opportunismo, piuttosto che da una leadership capace di affrontare le vere sfide del futuro. Occorre riscoprire il valore della politica come strumento di progresso e servizio alla collettività, restituendole la dignità perduta e liberandola dalla deriva infantile e inconsistente in cui è precipitata.