IL PENSIERO MEDITERRANEO

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La solitudine nella folla – “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati. L’attesa e l’illusione del futuro in una società sempre più frenetica

Il deserto dei tartari di Dino Buzzati

di Stefano Salierni

Dino Buzzati, nel suo capolavoro Il deserto dei Tartari, racconta con straordinaria sensibilità il dramma esistenziale di Giovanni Drogo, giovane ufficiale che accetta il primo incarico della sua carriera militare presso la remota Fortezza Bastiani, un avamposto ai margini di un deserto desolato e apparentemente privo di minacce. In questo scenario sospeso nel tempo e nello spazio, Buzzati tratteggia il tema universale della solitudine che si insinua nella vita degli individui, anche quando essi sono circondati da altri uomini, dalla disciplina e dalle strutture sociali. La fortezza diventa il simbolo di una società chiusa, regolata da rituali ossessivi e meccanismi ripetitivi, in cui ogni soldato, pur immerso in una comunità, vive una profonda, inesorabile solitudine. La vicinanza fisica degli altri non basta a colmare il vuoto interiore: ciascuno è prigioniero delle proprie paure, delle proprie speranze, della propria silenziosa disperazione.

Il tema dell’attesa, che attraversa tutta la narrazione, si intreccia con quello dell’illusione del futuro: Drogo, come gli altri uomini della Fortezza, vive aggrappato alla speranza di un evento grandioso che giustifichi la sua esistenza. Attende la grande invasione dei Tartari, un nemico mitico che dia finalmente senso al sacrificio e all’attesa infinita. Tuttavia, il nemico non arriva mai, o forse arriva quando è ormai troppo tardi, quando il corpo è debilitato, l’anima è stanca e il tempo per compiere gesta eroiche è irrimediabilmente scaduto. L’attesa si rivela essere una trappola, una prigionia dell’anima che condanna gli uomini a sprecare la vita in funzione di un futuro che non si realizza mai come l’hanno immaginato. Il vero nemico, in fondo, non è quello esterno, ma il tempo stesso, che scorre implacabile mentre gli uomini restano immobili.

Questo tema è oggi più attuale che mai. Viviamo in una società frenetica, iperconnessa, sovraccarica di stimoli, in cui paradossalmente cresce la solitudine individuale. Nelle grandi città, nei social network, negli ambienti di lavoro, siamo circondati da folle anonime, da contatti superficiali, da relazioni mediate da schermi. La nostra esistenza è sempre proiettata in avanti: aspettiamo il fine settimana, il prossimo viaggio, il prossimo aumento, la pensione, l’occasione perfetta per essere finalmente felici. Nel frattempo, l’attesa diventa uno stile di vita, e il presente si svuota di significato. Proprio come Drogo, anche noi rischiamo di trascorrere l’intera vita nell’anticamera di qualcosa che forse non verrà mai, alienandoci dal momento presente e illudendoci che la felicità sia sempre altrove, sempre un passo più in là.

L’illusione del futuro nella società contemporanea si nutre di narrazioni persuasive: la promessa di un progresso infinito, di una realizzazione personale garantita, di una crescita economica senza limiti. Eppure, sotto la superficie di questa corsa spasmodica, si nasconde un crescente senso di smarrimento. Come nella Fortezza Bastiani, le strutture che ci dovrebbero proteggere – il lavoro, il consumo, il successo – finiscono per ingabbiarci, per ridurre la nostra vita a una sequenza di doveri e di promesse mancate. E come Drogo, molti si accorgono troppo tardi di aver sprecato l’unica vera occasione: quella di vivere pienamente il presente.

Buzzati, con una scrittura sobria ed evocativa, ci offre dunque una meditazione profonda sulla condizione umana: la solitudine non deriva necessariamente dall’assenza degli altri, ma dall’incapacità di entrare veramente in contatto con loro e con sé stessi. L’attesa del futuro, se non è accompagnata dalla consapevolezza del presente, si trasforma in una condanna silenziosa. E il deserto dei Tartari diventa il simbolo dell’orizzonte vuoto a cui si sacrificano i giorni migliori della nostra vita.

In definitiva, Il deserto dei Tartari è molto più di un romanzo sull’attesa o sull’eroismo mancato: è una parabola sull’esistenza, sulla nostra tendenza a inseguire chimere, a rimandare la vita autentica, a confondere la speranza con l’inerzia. In un mondo dove tutto accelera, il monito di Buzzati è ancora più urgente: non lasciare che la tua vita si consumi nell’attesa di un domani ideale. Riconosci la bellezza fragile dell’oggi, trova il coraggio di essere presente, di scegliere, di vivere. Solo così si può spezzare il sortilegio della solitudine nella folla, solo così si può sfuggire al deserto che cresce dentro di noi.


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