IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

L’antropologa Manuela Pellegrino a tò Kalòn per raccontarci la storia del griko da una prospettiva inedita e necessaria.

Evento con Manuela Pellegrino

di Anna Stomeo

Venerdì 7 Febbraio 2025 alle ore 18.30,a Martano (Le) in via Marconi, 28, presso il Centro Culturale tò Kalòn dell’Associazione Itaca Min Fars Hus APS, condotto da Anna Stomeo e da Paolo Protopapa, ci sarà un eccezionale incontro con l’antropologa Manuela Pellegrino, autrice del volume Lingua greca, terra italiana. Dal rimorso al riscatto?, Meltemi Editore, 2024.

Un’occasione unica per incontrare una studiosa salentina di livello internazionale e per cercare di fare insieme a lei il punto sulla realtà linguistico-culturale griko-salentina, in cui siamo immersi e della quale discutiamo da decenni.

Insieme ad Anna Stomeo e Paolo Protopapa dialogheranno con l’Autrice, due protagonisti del contesto culturale griko e martanese, impegnati da anni come cultori e trasmettitori della lingua e delle tradizioni grike: Giuseppe De Pascalis, fondatore del giornale locale in lingua “Spitta” e costante preparato promotore di iniziative mediatiche attraverso i siti internet, finalizzati alla diffusione delle tematiche grike alle giovani generazioni, e Leo Luceri, viaggiatore e docente poliglotta, impegnato nell’insegnamento locale del griko, ma, soprattutto, autore di interessanti testi poetici che incrociano il griko attraverso le lingue altre e le suggestioni culturali più diverse e geograficamente lontane

Un incontro in cui emergeranno domande e curiosità, approfondimenti storici e immaginazioni conoscitive, ricerche e opinioni spesso alternative. Un viaggio ragionato e partecipato che Manuela Pellegrino compie, con i metodi, gli argomenti e i contenuti dell’Antropologia e le comparazioni della Linguistica, dentro le proprie origini e la propria gente, la propria lingua, per far emergere lo stato attuale dell’arte e le sue prospettive future.
La serata sarà dunque un’opportunità, per molti di noi, per conoscere quanto di nuovo ruota attorno alla galassia complessa della Grecìa salentina e di farlo attraverso la competenza scientifica e professionale di Manuela Pellegrino, antropologa presso l’University College di Londra, già docente presso la Brunel University londinese e fellow presso il Centro di Studi Ellenici dell’Università di Harvard e lo Smithsonian Institution di Washington, attualmente impegnata in progetti culturali e scientifici con l’Università di Cambridge. Questo denso volume, infatti scritto e pubblicato in lingua inglese nel 2021, esce in versione italiana con un’opera di traduzione dall’inglese che è anche, di fatto, un’opera di approfondimento e di divulgazione di stili, metodi e riferimenti, oltre che di contenuti di ricerca.

Un impegno internazionale di studio, quello di Manuela Pellegrino, che testimonia non solo la complessità del tema affrontato, l’intrinseco nesso lingua/cultura nella comunità griko-salentina, ma anche la rilevanza delle sue implicazioni metodologiche ed epistemologiche.

L’Autrice, infatti, conduce, come ci teniamo a distinguere e a sottolineare, uno studio di Antropologia della Cultura, e non, genericamente, come ci si aspetterebbe, di sola Antropologia Culturale: uno studio condotto dentro la contemporaneità, nei punti di intersezione, ma anche di contrasto, tra passato e presente, tra vecchio e nuovo, negli snodi dove prende forma e si misura la consapevolezza degli attori coinvolti, non solo a livello conoscitivo, ma anche culturale, politico ed etico.

Pellegrino aderisce in partenza al cambiamento radicale di prospettiva, avvenuto nell’antropologia contemporanea e reso necessario dalle contaminazioni del presente, che ci obbligano a superare gli steccati conoscitivi tradizionali. Una vera e propria svolta epistemologica, visibile non solo agli addetti ai lavori, che sconvolge i canoni tradizionali dell’analisi semplicemente immersiva, per proporre, proficuamente, lo sconfinamento dell’antropologia in altre discipline, dalla sociologia all’economia, dalla linguistica alla psicologia, dalla ricerca storica di testimonianza all’analisi filosofico-fenomenologica, territori nei quali la ricerca antropologica ed etnografica entra con i propri strumenti di indagine che attengono al simbolico e alla forma delle azioni umane, assunte nella loro quotidianità ricca di significati.

Da questa prospettiva antropologico-linguistica, fin qui inedita per gli studi linguistici di recupero comunicativo della lingua grika, la studiosa ci racconta la storia del griko attraverso le storie della comunità griko-salentina, che ha ospitato non solo i parlanti, ma anche i cultori e gli attivisti della lingua, i quali, con le loro passioni e le loro dispute, hanno dato vita, o hanno supportato, visioni e interpretazioni storiche diverse, divenute vere e proprie “ideologie linguistiche”, intese, oggi, in senso positivo, come occasioni di conoscenza dialettica e di trasformazione.

Una ricerca sul campo, questa, condotta egregiamente dalla Prof.ssa Pellegrino, focalizzata sui parlanti, sulla loro autocoscienza e autorappresentazione e sulla contemporaneità degli eventi, osservati nella dimensione diacronica e sincronica. Sotto questo profilo questo studio contribuisce a sfatare molti pregiudizi ancorati a metafore a forte connotazione autodistruttiva, come quelle relative alla “morte della lingua”, che si insinuano nell’immaginario collettivo della Grecìa salentina, suscitando, come ci fa notare l’Autrice, dinieghi e conferme del tutto indipendenti dal reale procedere e trasformarsi di una lingua, come il griko, che, comunque, si riconosce in un percorso storico di testimonianza e di evoluzione, indipendentemente dal numero dei nuovi parlanti o dall’uso comunicativo quotidiano.

L’idea di una lingua che vive e si rigenera, pur perdendo progressivamente i suoi parlanti attivi, cioè apparentemente “morendo”, costituisce un concetto non facile da diffondere, perché contiene in sé un paradosso, che contrasta con il senso comune e con le facili metafore che ci attraversano: se la lingua è un organismo morto, non può resuscitare.

E pur tuttavia, proprio questo paradosso, come ci fa notare l’antropologa Pellegrino, contiene la spiegazione della permanenza in vita del griko nel contesto culturale salentino e della sua produttività sociale e culturale in termini di crescita collettiva.

Un processo che l’Autrice di questa profonda e puntuale ricerca definisce “processo di negoziazione”, messo in atto dagli attuali abitanti della Grecìa Salentina, per i quali, specialmente dopo la Carta Europea e la Legge 492/1999 sulla tutela delle minoranze, il griko si inserisce oggi in un percorso di “patrimonializzazione”, finalizzato ad accentuare i momenti di fruizione culturale e collettiva della lingua, al di là dell’effettivo uso comunicativo quotidiano.

Un’indagine rara, questa di Pellegrino, se non del tutto inedita, nel panorama degli studi griko-salentini e, nello stesso tempo, un’indagine necessaria, di cui si sentiva la mancanza e se ne avvertiva l’esigenza.
Uno studio che è il frutto di anni di ricerca etnografica e teorica, tenuta sempre a livelli alti, come attestano la ricca Bibliografia e i puntuali e assidui riferimenti scientifici nel testo.
Uno studio che, dal punto di vista dell’Autrice, costituisce il punto di arrivo, e di ripartenza, di un’avventura intellettuale, culturale e professionale svolta a livello internazionale, con collaborazioni importanti e significative, che promette ancora molti frutti a venire, non solo per la qualità della ricercatrice, ma anche perché una ricerca etnografica autentica non si interrompe mai definitivamente.

Analisi antropologica e analisi linguistica sono per la Prof.ssa Pellegrino due momenti sincretici e duali di approccio critico, che la guidano in un percorso alternativo di “redistribuzione” e non di mera conservazione del patrimonio culturale e umano della Grecìa, il quale si regge sulla permanenza relazionale e performativa del griko-salentino, in ambiti non semplicemente comunicativi, ma artistico- performativi e socio politici di comunità. Da questo punto di vista l’analisi antropologica delle ideologie linguistiche sul griko, è già di per sé una testimonianza del suo essere in vita.

In questo senso, se per il griko c’è, come hanno pessimisticamente prefigurato alcuni studiosi, un solo modo di morire, scomparendo come lingua di comunicazione ordinaria, ci sono anche sono mille altri modi per vivere attivamente (e non sopravvivere passivamente), reinventandosi altrettante possibilità e forme culturali e linguistiche di rappresentazione di sé e di proiezione nel futuro, semplicemente trasferendo in altri ambiti quella dimensione performativa di relazione che la lingua di per sé contiene e mantiene sempre.

La locuzione interrogativa “Dal rimorso al riscatto?”, contenuta nel titolo di questo libro, e con la quale Manuela Pellegrino cita indirettamente l’epocale opera di Ernesto de Martino sul tarantismo, ci richiama ad una dimensione “gramsciana” delle origini stesse dell’Antropologia italiana, sottolineata da un altro grande antropologo dell’Università di Perugia, Giovanni Pizza, che al Salento ha dedicato i suoi studi migliori. Quella dimensione che include, come oggetto privilegiato dell’inchiesta etnografica, l’umanità sofferente e le comunità minoritarie, sottratte all’attenzione puramente accademica e gerarchica, per essere indagate dall’interno, nelle loro emozioni e ideologie, con il coinvolgimento totale del ricercatore stesso. Una dimensione che, in definitiva, apre al “riscatto”, inteso come riappropriazione, affermazione e redistribuzione democratica del patrimonio linguistico e culturale.
In questa dimensione la poderosa e profonda ricerca di Manuela Pellegrino ci sta tutta.

Questi sono solo alcuni dei temi e dei nodi problematici che, a nostro avviso, emergono dall’ampio e argomentato lavoro di ricerca della Prof.ssa Pellegrino: un volume ben scritto con stile anglosassone asciutto e con taglio etnografico netto, puntuale e vigile nella narrazione dei temi e nella descrizione dei personaggi e delle situazioni. Quasi un romanzo-viaggio nelle proprie radici. Un libro di ricerca antropologica specialistica di grande spessore, che, come accade raramente, risulta di facile lettura anche per il lettore non specialista. Anche questo un effetto dell’autentica competenza della ricercatrice e della studiosa.

A tò Kalòn, con la Prof.ssa Pellegrino, e i cultori martanesi del griko, si vivranno momenti di grande partecipazione conoscitiva e di relazione empatica. Da non mancare.
Anna Stomeo


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