L’Eterno Presente: Il Paradosso del Tempo nella Scrittura di Pompeo Maritati

Lucia Larinis
Nel libro “Ma dove va il tempo”, Pompeo Maritati esplora una delle questioni più affascinanti e complesse della filosofia e della metafisica: la natura del tempo. La “Trascendenza temporale” è il filo conduttore di questa riflessione, un concetto che Maritati esplora in modo originale, proponendo una disamina non solo scientifica, ma anche spirituale e filosofica del tempo come fenomeno e della sua percezione da parte dell’uomo.
Maritati sembra suggerire che il tempo, come lo intendiamo nella nostra vita quotidiana, potrebbe non esistere affatto o essere una mera costruzione mentale. Il concetto di “eterno presente” è uno degli assi principali su cui si sviluppa la sua riflessione. L’idea dell’eterno presente, che molti filosofi e mistici hanno teorizzato nel corso dei secoli, implica che tutto ciò che esiste è sempre “ora”, che il passato e il futuro non sono altro che illusioni della mente umana, prodotti dalla nostra memoria e dalle nostre aspettative. In questo modo, Maritati ci invita a riflettere su come siamo abituati a concepire il tempo come una sequenza lineare e continua, ma ci pone anche il dubbio che questa percezione potrebbe essere limitata, anzi, errata.
Il libro si sviluppa come un viaggio, quasi un’esperienza sensoriale e intellettuale, che guida il lettore attraverso varie tesi, dalle concezioni più tradizionali del tempo come misura di eventi, alla riflessione più radicale secondo cui il tempo potrebbe essere una costruzione che, alla fine, non esiste. In questo viaggio, Maritati mescola teoria scientifica, mitologia e introspezione filosofica, con l’intento di aprire una porta verso la comprensione di una realtà più profonda, in cui il tempo potrebbe dissolversi, rivelando un’unità trascendente che va oltre la nostra percezione limitata.
Il lettore, quindi, si sente trasportato in un flusso continuo, quasi ipnotico, dove le distinzioni tra passato, presente e futuro si sfumano, per poi giungere a un punto di consapevolezza: il tempo, nella sua essenza più pura, potrebbe essere solo una convenzione mentale. Questo è il nucleo della “Trascendenza temporale” di Maritati, che suggerisce che, oltre alle nostre misurazioni temporali, esista un’esperienza più elevata e universale che trascende il nostro concetto di tempo.
Questa riflessione mette in luce la profondità e la capacità riflessiva di Maritati, che non si limita a trattare il tema del tempo come un concetto astratto, ma lo rende accessibile e rilevante per la nostra esperienza quotidiana. Il suo libro non è solo un esercizio filosofico, ma un invito a rivedere la nostra percezione della realtà e del nostro ruolo all’interno di essa.
Maritati, in questo senso, non si limita a fare una riflessione teorica, ma usa il tempo come una chiave di lettura della nostra esistenza. La sua visione del tempo trascendente, privo di inizio e fine, sembra suggerire che il nostro legame con esso, pur fondamentale, non è altro che una parte di una realtà più grande, un ciclo eterno che si rinnova e si ripete senza bisogno di misurazione.
In sintesi, “Ma dove va il tempo” è un libro che non solo invita alla riflessione sul concetto di tempo, ma ci pone di fronte a una realtà che potrebbe essere più complessa di quanto pensiamo. La trascendenza temporale proposta da Maritati è un viaggio intellettuale e spirituale che ci porta a dubitare della nostra percezione ordinaria del mondo, sfidando la nostra concezione del tempo come un flusso continuo e lineare.