di Serena Rossi
E’ appena stato pubblicato un nuovo libro in italiano e rumeno di 13 autori italiani di poesia sul tema di Vendetta e Pace dalla casa Editrice rumena Cosmopoli a cura di Eliza Macadan.
I poeti sono Ariano, Ciampi, Dall’Aglio, Gilioli, Lombardo, Nardin, Pacilio, Polvani, Rodeghiero, Rossi, Venuti, Viero, Zanarella.
Questa antologia riunisce tredici voci della poesia italiana contemporanea attorno a due estremi emblematici dell’esperienza umana: la vendetta e la pace. Non si tratta di una contrapposizione rigida, ma piuttosto di una linea di tensione, di una soglia instabile su cui ciascun autore si misura secondo la propria visione, sensibilità e urgenza interiore.
I testi qui raccolti non intendono offrire una soluzione né propongono una sintesi. Al contrario, lasciano emergere complessità, ambivalenze, zone d’ombra e spiragli di luce. La vendetta, in alcune composizioni, appare come memoria inestirpabile, retaggio mitico o impulso sotterraneo. La pace, in altre parole, si manifesta come desiderio, come tregua, come possibile ma fragile riscatto.
L’eco del pensiero di René Girard, pur non essendo esplicitamente richiesto, attraversa alcuni versi con discrezione, suggerendo una chiave di lettura fondata sul desiderio mimetico, sul meccanismo sacrificale e sulla spirale del risentimento. Ma ogni testo resta autonomo, mosso da una dinamica interna propria, non vincolata a riferimenti teorici.
La dimensione bilingue del volume risponde a una doppia esigenza: da un lato quella di restituire fedelmente la voce originale degli autori, dall’altro quella di rendere accessibili le loro parole anche a un pubblico romeno, favorendo così un dialogo culturale che resta uno degli obiettivi impliciti dell’intera operazione.
Vendetta o Pace è, in definitiva, un progetto aperto. Un’osservazione poetica su una dualità che appartiene da sempre all’uomo. Un’occasione di lettura che invita non alla presa di posizione, ma all’ascolto.
Sosta nel dopoguerra,
di Lucrezia Lombardo
Su impervie rotte
la notte tarda tra le vaste stelle
e molli piogge scendono
a purificare di morti i fossi.
Laggiù giacciono villaggi infermi
come resti d’antichi mondi.
Terra di confine, di donne dal cuore serrato,
ma la natura vince
sullo spettacolo di vite immobili.
A valle il caos della morte
imbratta la vita
e la restituisce al suo nulla.
Tra nubi di fumo e pareti consumate
gemono gli armenti e, come in un alveare,
dormono le luci
nelle case sconsolate,
eppure, i rovi s’accendono di more selvatiche
e i passerotti, nati dalla gioia del mattino,
ostinatamente, continuano a danzare.

