IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Libro Esaudimento di Barbara Rabita e Antonio Laneve edizione Puntoacapo

copertina libro

di Serena Rossi

Leggendo questo libro di poesia contemporanea dal titolo Esaudimento edizione Puntoacapo si ritrova tanta ironia e un pizzico di saggezza.

La leggerezza del verso moderno segue il ritmo di una musica interna che sorprende quando si scopre che le liriche sono scritte a quattro mani, anche se i Poeti sono una coppia anche nella vita.

Viene da chiedersi come è possibile avere una così buona intesa per scrivere così in sintonia da non riconoscere le voci singole, così ho voluto intervistare i due Autori che vivono un po’ insieme e un po’ separati.

Intervista a Barbara Rabita e Antonio Laneve:

Scrivere in due è più difficile che scrivere da soli?

Non diremmo, forse è il contrario nel nostro caso. Da soli spesso ci si perde nel vuoto dei

propri silenzi e della pagina bianca, mentre in due ci si “aggancia l’uno con l’altro”.

Siete affiatati nella vita come nella scrittura?

La vita e la scrittura sono strettamente connesse, quindi sì.

Affronti le vicissitudini della vita con ironia come per la scrittura?

L’ironia fa parte del nostro modo di essere e la potenziamo in due. Da sola non riesco

sempre ad essere così ironica come quando sono con Antonio. Lui, invece, da solo è più

spietato rispetto a quando è con me. Allora, quando con me, anche lui diventa ironico.

Chi sono i tuoi punti di riferimento letterari?

I nostri punti di riferimento letterari sono: Maurizio Cucchi, Marco Pelliccioli, Fabrizio

Bernini, Mary Barbara Tolusso, Edoardo Zuccato, Giancarlo Pontiggia, Federico Italiano,

Filippo Strumia, Valerio Magrelli, Mauro Ferrari, Andrea Zanzotto, Milo De Angelis e autori più

remoti del passato. Molti sono gli autori di narrativa (a cui ci ispiriamo maggiormente): Stephen

King, Mircea Cartarescu, Edoardo Albinati, Valerio Varesi e altri.

Hai progetti letterari in corso o nel cassetto? Soli o sempre in coppia?

Abbiamo progetti di raccolte di poesie ma non in coppia.

Postfazione di Sabrina Di Canio

Un libro in tandem, “EsauDimento”

E’ difficile al circo mantenere l’equilibrio in due sulla stessa corda, un sussulto, un’esitazione e il rischio di vanificare un esercizio di stile, di sincronia e ritmo si palesa improvviso a dispetto della bravura e del calibro del talento individuale. Occorre qualcosa di più di un talento nel forgiare versi, per scrivere un libro a quattro mani, un libro come questo. E’ indispensabile camminare con grazia in due, sull’anacronistico, folle, nevrotico filo del nostro controverso, cinico, talora mostruoso tempo.

Barbara Rabita e Antonio Laneve, nella vita coppia affiatata che di Poesia e musica si nutre a 360 gradi, in questa raccolta, non la prima peraltro ideata e realizzata insieme (ricordiamo “Convergenze”), qui matura la propria sintonia e il proprio passo offrendo sprazzi di autentico afflato metropolitano ribelle e nichilistico, 

non senza un implicito tributo, tra gli altri, al ‘no future’ dell’estetica punk, “…presto saremo un’unica/feccia universale…”(“ A rotta di colon”), in “… un tramonto dentato che divora il territorio…”( da “Colmiamo questa laguna”) .

Cartina tornasole della disillusione dell’esistenza, la quotidianità, ritratta con sapiente ironia, giunge a un sarcasmo stringente che piega la scrittura ad una esperienza quasi iniziatica del lettore, senza offrire tuttavia riparo, difesa, ma esponendolo con umoristica ostinazione alla denuncia antieroica di una società dolente, ormai al collasso.

Versi scarni, scabri, affilati, talora disarmati e surreali, in cui si rispecchia un’umanità ferita, fatta di primi piani senza photoshop, ma anche un mondo alieno di senso, radicato nell’assurdo, ricomposto con la pazienza di chi mette insieme i cocci anche quando molti sono ormai andati perduti. Non è una poesia facile, si avverte lo strappo, la lacerazione dolorosa che trasforma un sorriso in un ghigno, un’espressione in una smorfia, unitamente alla persistente sensazione di non contare più niente in un mondo distante e totalmente indifferente. “ Sotto i nostri piedi/ sentiamo vibrazioni/misfatti ripetuti/ di uomini perbene…” (“ Le fogne del web”)”…portatori insani di civiltà…”(Colmiamo questa laguna”). Anche l’estraneità e l’ipocrisia delle relazioni contribuiscono a rendere l’atmosfera claustrofobica, “…giocavamo al ribasso/ con le nostre anime/facendo i giullari in compagnia/ per essere accettati, benvoluti… abbiamo imparato a tacere/ a essere paghi della solitudine/ e lasciarvi senza bersaglio…”, da “ Prenditi il mio sangue”.

“… la solitudine che frega” de “L’amante di Lady Chat” e ” questo non luogo a procedere” di Sklerocardia delimitano dall’inizio una società affossata in vuoti rituali comunicativi, in un tempo stagnante che sembra trascorrere irrancidendo, mentre i muri dei sogni sono scrostati e il desiderio è solo un rantolo (“Lesioni innocenti”). A fronte di una disfatta esistenziale, anche la natura è in sofferenza ” il mare… arranca fino a riva/ poi s’accascia esausto…” ed è scheggiata la luna, riflessa in un bicchiere (“Papaveri e panna”).

Viene da chiedersi, tra i giochi di parole e le brillanti inversioni di senso, se si alluda più ad un profetico “ esaurimento” di specie che ad un utopico “esaudimento”, quello di una società alla deriva in cui i versi lapidari dei due autori, in uno dei componimenti finali, “ Procreazione”, sembrerebbero portare chiarezza: “…affranchiamoci dai legami genitali…il focus sulla bocca dell’utero/ è uno sguardo sull’inferno…”.  E tuttavia proprio da quell’alienante sottofondo urbano si apre uno spiraglio: “…/apro un cuore di rosa/l’altra parte di me si specchia in cerchi sul lago…” ed uno sguardo su nuovi possibili percorsi: “Crediamo in una periferia/e nelle sue coordinate/ immuni da centri/ e da strusci rifritti…” ( da “Crediamo”). Sembrerebbe delinearsi una rigenerazione possibile,  un programma forse, anche se la lotta è titanica. “…non riusciamo a piegare l’ordine delle cose…”( Ma che fai, sterzi?”) e questa “Ordinaria infelicità…”(“Voragine) mina il nostro cammino ma noi, sembrano strizzarci l’occhio Barbara e Antonio nella goliardica “Bavardami”che chiude la raccolta (“…e poi slappami/sotto un cielo di terga/sciulla dopo sciulla/rinsavisci lo spettro/che la noce s’ingrolla…”), abbiamo solo scherzato!

copertina
Barbara Rabita e Antonio Laneve

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