Lingua e politica

di Paolo Protopapa
Io, il termine ‘resilienza’, oltre che nel normale e, in vero, un po’ inflazionato uso giornalistico, l’ho incontrato casualmente sui manuali di scienza dei materiali e, da ingegneri, ho saputo che appartiene al campo della fisica. Con una certa ampiezza traslativa, quindi, in buona sostanza metaforica (se non addirittura allegorica!), il concetto che lo completa e generalizza, può ‘anche’ significare ‘resistenza’.
Il filosofo critico (e di chiaro impianto kantiano) Salvatore Veca, quando discute la democrazia come ‘artefatto storico’, di fatto allude esattamente alla ‘forza di resistenza’ (e noi possiamo senz’altro dire ‘di resilienza’) degli istituti democratici contro l’usura – e per noi nell’Italia politica brutta di oggi – di attacco di destra al costituzionalismo antifascista.
Se, d’altra parte, accostiamo il concetto fisico (e ingegneristico) di ‘fatica’, vale a dire la sottomissione di ogni materiale, naturale o artificiale, a ‘prove di forza’ contrarie al mantenimento di una qualsivoglia struttura materiale data, troviamo efficace, anche nel campo ideologico della politica, l’idea di resilienza. Ovviamente de-contestualizzata ed adattata alla prospettiva, oggi quanto mai necessaria, di forza organizzata, antagonistica e contraria ai tentativi autoritari e costituzionali di custodia democratica dei valori popolari post-bellici della nostra comunità.
Non è, pertanto, necessario che tra resilienza e resistenza insista un rapporto linguisticamente identitario, basti una consapevolezza semantica di similitudine o assonanza lessicale. Purché sia funzionale al significato intenzionale di argine positivo, eticamente composto, di custodia democratica permanente contro l’infezione di tossine contrarie e antagonistiche al sistema civile esistente e consolidato da una prassi eticamente rispettosa dei diritti civili universali.
Ove così non fosse, la lotta politica scadrebbe a conformismo e a relativismo puramente testimoniale, e non, invece, a cittadinanza democratica attiva e partecipe contro i tanti “nemici [più o ] intimi” della democrazia (S. Todorov).