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LO SBARCO IN SICILIA PRELUDIO DELLA TRAGEDIA FINALE

Di Eliano Bellanova

Ottanta anni fa, il 10 luglio 1943, gli Alleati sbarcano in Sicilia.
Dopo Pantelleria e Lampedusa, Mussolini proclama la teoria del bagnasciuga, sebbene
gli manchino i mezzi per poterla attuare.
Circa 300 mila soldati, male armati e male organizzati, avrebbero dovuto fronteggiare
i circa 150 mila soldati Alleati, agli ordini del Maresciallo Alexander.
In effetti il comando in campo spetta allo statunitense Patton e all’inglese
Montgomery. I due sono profondamente diversi fra loro. Compassato e riflessivo
Montgomery, si contrappone a Patton, avventuriero, spirito da Far West, con la pistola
costantemente alla cintola, come si conviene alla tradizione di Robert Lee e Ulixes Grant.
Fra i due sarà l’avventuriero Patton a precedere, sia pure di poco, l’arrivo sullo Stretto
di Messina, preludio all’attacco all’Italia continentale. La Sicilia, presidiata anche dalle
truppe germaniche, ha resistito 38 giorni prima di essere conquistata.
I mezzi Alleati sono stati decisivi, soprattutto l’aviazione, a cui l’Italia e la Germania non
possono che contrapporre pochi velivoli.
La guerra peninsulare sarà comunque una riedizione di quella annibalica. Si aprirà uno
scenario di sangue in una saga che vedrà contrapposti tedeschi e fascisti da una parte, e
Alleati e partigiani dall’altra.
L’impervio suolo italico costerà un enorme tributo di sangue ai contendenti, al punto
che la scelta alleata di aprire il fronte italiano sarà molto criticata, con Winston Churchill
nel mirino, in quanto convinto assertore del ventre molle dell’Asse.
Gli Alleati si troveranno di fronte il solito esercito tedesco assai ben organizzato e posto
sotto la guida di un eccellente uomo d’armi, il Maresciallo Albert Kesselring.
I riflessi politici nel Governo italiano saranno invece immediati. Il 25 luglio 1943, nella
livida notte del sogno tradito dei dittatori, la mozione Grandi sarà votata a maggioranza e
Benito Mussolini annovererà fra i “traditori” anche il genero Galeazzo Ciano, che non
nascose mai i suoi sentimenti filo-britannici.
Il Re Vittorio Emanuele III, uomo mediocre nella statura fisica e morale, dirà a Mussolini
che “l’Italia è in tocchi”.
Mussolini si vendicherà del tradimento con gli incresciosi processi della Repubblica di
Salò, costituitasi in Stato fantoccio sotto l’egida della Germania, dopo il rapimento del Gran
Sasso ad opera di Otto Skorzeny. Ne faranno le spese illustri personaggi, fra i quali
l’Ammiraglio Inigo Campioni e lo stesso Galeazzo Ciano.
La tragedia italica finirà in quel di Dongo, quando a Giulino di Mezzegra il Duce,
travestito in divisa tedesca, sarà bloccato dai partigiani che, dopo la fucilazione, lo
condurranno in Piazzale Loreto a Milano, per essere esposto al ludibrio universale, con
l’amante Claretta Petacci, colpevole di averlo ammirato e amato.


Sbarco degli alleati in Sicilia