IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Mercati e Poteri economici. C’è ancora posto per un ruolo degli Stati?

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Economia e potere

di Enrico Conte

Tra i tanti temi che contrassegnano il cambio d’epoca che stiamo vivendo, quello delle critiche rivolte al vigente  sistema economico riveste un ruolo centrale.

Lo si è visto, recentemente, durante la fase iniziale della pandemia, quando la disponibilità dei vaccini, e il loro prezzo, ha messo a dura prova da una parte il sistema di approvvigionamento di beni super sensibili e necessari per la salute collettiva, dall’altro ha reso evidente quanto pesassero gli squilibri di potere, quelli economici, delle informazioni possedute, delle conoscenze scientifiche, e quanto fosse importate il ruolo dei soggetti regolatori, gli Stati e gli Organismi internazionali.

Dopo un iniziale sgomento collettivo nutrito dalle incertezze sul da farsi da parte delle stesse istituzioni pubbliche, anche internazionali, alla fine, per lo meno in Europa, è intervenuta la Commissione che ha acquistato, direttamente, quantità enormi di vaccini, con ciò contribuendo a far diminuire e stabilizzare i prezzi.

Da allora è ripreso con più forza, rispetto a quanto accaduto dopo gli anni Dieci (e la crisi del 2007-2008), il dibattito su cosa fare per cambiare rotta, o perlomeno per contenere gli effetti del neoliberismo che, dopo la caduta del Muro di Berlino, era parso costituire l’unico sistema economico accettabile.

È in questo scenario, accelerato dagli effetti economico-sociali della pandemia, che ha fatto da detonatore di problemi e di squilibri già esistenti, poi complicati dalla sopravvenuta guerra in Ucraina e dalla crisi climatica, che si colloca la nostra conversazione che prende spunto da un saggio scritto da Alberto Banterle, Professore a contratto di statistica aziendale presso l’Università degli studi di Trieste, su “L’importanza del Potere e delle Motivazioni negli scambi”[1] Ci accompagnerà nella riflessione il Prof Romeo Danielis, ordinario di economia applicata, sempre a Trieste.

Gli argomenti trattati esulano, necessariamente, il  campo strettamente economico e statistico perché lambiscono quello del rapporto tra democrazia, come sistema di valori e di regole, e il sistema capitalistico.

La transizione in corso, e che dura da più di un decennio, dopo la crisi degli anni 2007-2008,  accelerata dalla rivoluzione informatica e delle telecomunicazioni, completa il quadro di una crisi globale  che interessa, in forme interconnesse, anche il nostro “angolo di mondo”, per usare l’efficace espressione di Michele Salvati, e si riversa sulle comunità locali, dove il vivere quotidiano prende corpo e forma.

D. Prof. Banterle, ci racconta la tesi di fondo sostenuta nel suo lavoro?

Banterle. Nel saggio citato ho cercato di fornire spunti di riflessione in particolare su due temi: è doveroso premettere che siamo in una materia estremamente complessa, quale quella del funzionamento del sistema economico e del mercato in un regime liberista di stampo reaganiano, oggetto da tempo di un numero molto grande di  critiche e dibattiti.

Il primo dei temi tratta un fenomeno che ha particolarmente colpito negli ultimi anni caratterizzati dalla pandemia e dalla guerra. Quello per cui alcuni produttori di materie prime, di petrolio e di gas in particolare, hanno potuto, senza doverne rendere conto, moltiplicare per quattro o per cinque i prezzi dei loro prodotti al termine della pandemia, contando sulla inattaccabilità della propria posizione monopolistica od oligopolistica.

Sono mosse che non derivano da “leggi” di mercato ma da “comportamenti” che non si ha modo di contrastare. Gli effetti sono drammatici, per non dire tragici: gas e petrolio sono materie prime per molte centrali di produzione dell’energia elettrica. L’aumento del loro prezzo si riflette in aumento delle bollette per famiglie e imprese. Ma il petrolio raffinato è materia prima per tutto il mondo dei trasporti: se aumenta il costo dei trasporti aumenta il costo dei prodotti lungo ogni filiera, anche per i tratti che coinvolgono paesi poveri. Inflazione dunque ed anche speculazione, alimentata dalla oscillazione dei prezzi.

La proposta che viene fatta con il saggio in merito a questo tema è la seguente: fra un certo numero di anni le energie rinnovabili produrranno una quota importante dell’energia che oggi viene fornita da gas e petrolio. Potrà accadere che un certo numero di Stati abbiano al loro interno un sistema di produzione e stoccaggio dell’energia sufficiente al fabbisogno interno all’area da loro presidiata.

Non basterebbe questo a stabilizzare i prezzi: se il rapporto contrattuale continua ad essere diretto fra produttori e consumatori, ogni shock che aumentasse la domanda (nascita di nuove imprese, automazione energivora…) determinerebbe un aumento dei prezzi che circoscriverebbe il consumo, estremizzando, solo a chi è in grado di pagare. Ma se l’offerta è inadeguata alla domanda, fornire i prodotti ai più abbienti, come avviene nelle aste di tutti i tipi, non è l’unica strada. Il prodotto disponibile lo si può dare a chi ne ha più bisogno se il prodotto in particolare è alla base di una filiera che svolge un ruolo primario sul piano sociale (ad esempio la sanità).

Una “mano robotica”  regolatoria?

Banterle: occorre però la presenza di un “terzo soggetto”, tipicamente lo Stato, che disaccoppi i produttori dai consumatori. Lo Stato, in tal caso, stenderebbe accordi stabili con i produttori da un lato, e distribuirebbe il prodotto ai consumatori dall’altro, secondo un ranking che rifletta le priorità dei bisogni, valutati con scelte tipicamente politiche.

Sul piano tecnologico la cosa è realizzabile con una “piattaforma” (la mano robotica) che da un lato emetta ordini in base ai contratti-quadro stabiliti, e dall’altro governi la distribuzione, senza alzare i prezzi, in base all’importanza sociale del bisogno identificato, lasciando fuori dalla distribuzione i soggetti che possono resistere almeno per un certo tempo, entro il quale si possono prendere provvedimenti ad hoc.

Dovendo costruire una mappa che interessi tutta l’area coperta dagli utenti, ordinata secondo priorità stabilite dal terzo soggetto(Stato), la quantità di dati da trattare sarà molto elevata. Ma già oggi non è un problema.

Questo tipo di intervento lo si è fatto nel corso della pandemia per i vaccini, con una piattaforma gestita dallo Stato che nella distribuzione ha privilegiato gli anziani, i medici, gli infermieri, i pubblici ufficiali esposti a contatti col pubblico e così via, secondo priorità definite da una commissione.

Lo “scambio iniquo”.

Banterle: il secondo tema non si presta ad essere trattato in modo sintetico, ma se ne possono evidenziare gli aspetti più significativi. Riguarda gli scambi di beni e servizi: viene sostenuta la tesi secondo la quale  l’accordo a cui si perviene negli scambi fra due soggetti risente del rapporto di potere e della intensità della motivazione che i due soggetti presentano. Il “potere” viene definito come la capacità di un soggetto di aumentare o sottrarre benessere all’altro a spese di una quota contenuta del proprio, mentre viene definita “motivazione” l’entità del benessere di cui ciascun soggetto può godere per effetto della ricezione del bene/servizio scambiato.

Nel linguaggio comune, ad esempio, si dice che una persona ha potere, in senso positivo, se con un piccolo sforzo può procurare un grande beneficio ad un soggetto con cui si propone di attivare uno scambio (tipicamente: il manager che con una telefonata procura un posto di lavoro). Si dice poi che una persona è molto motivata a concludere uno scambio se ha un gran bisogno del bene (tipicamente: denaro) che gli viene proposto.

Uno squilibrio di potere combinato con uno squilibrio di motivazione può determinare uno scambio iniquo. A titolo di esempio: nel caporalato il datore di lavoro ha solitamente un potere rilevante rispetto al bracciante extracomunitario in quanto lo può denunciare se è irregolare e in quanto ha la facoltà di assegnargli o di non assegnargli il lavoro perché può scegliere come vuole in presenza di offerta di lavoro in eccesso. Il bracciante dal canto suo è fortemente motivato in quanto il denaro gli serve per sopravvivere. La combinazione delle due cose (nel saggio il fatto viene evidenziato ricorrendo ad un modello matematico) può portare ad un accordo su remunerazioni indecenti rispetto alla media riguardante quel tipo di manodopera.

Un esempio analogo è quello dei “rider” del trasporto pizze. In assenza di contratti collettivi, la contrattazione individuale porta a forme deteriori di sfruttamento: la contrattazione individuale diffusa contribuisce allo sviluppo di economie caratterizzate da precarietà e squilibri fra ricchi e poveri.

Viene poi messo in evidenza nel testo, con esempi, che i maggiori livelli di sfruttamento avvengono nei primi stadi delle filiere. Dove si lavorano le materie prime e dove spesso, in relazione ai rapporti di potere e di motivazione, si riscontrano forme medioevali di schiavitù.

….”mano robotica” e “mano invisibile”….

Vassily-Kandinsky-e-lastrattismo
Vassily-Kandinsky-e-lastrattismo

D. Se il ragionamento si sposta sul ruolo di un soggetto regolatore pubblico, che sia uno Stato nazionale o un Organismo internazionale, e si esce da una dimensione di formule e di algoritmi, è difficile sottrarsi ad una pur sommaria ricostruzione storica per lo meno dell’ultimo secolo, partendo dalla fase liberista (laissez faire) del primo novecento, quindi le due guerre con il pensiero di John Maynard Keynes e il compromesso socialdemocratico che è alla base del Trentennio glorioso del secondo dopoguerra. Quindi la fase del neo liberismo con Margaret Thatcher e Roland Reagan che arriva fino ad oggi. Prof Romeo Danielis, siamo ancora lì?

Danielis. A prima vista, potrei rispondere in modo positivo alla sua domanda: siamo ancora lì. In effetti, i temi della distribuzione (o ri-distribuzione) e del potere sono temi che da sempre accompagnano le comunità umane.

Nell’antichità – ci ricordano gli antropologi – la caccia era gestita collettivamente e le prede appartenevano alla comunità. I raccolti erano stivati nei granai comuni. Sia le prede che il grano dovevano essere poi distribuiti all’interno della comunità. In che modo? Quanta era la parte assegnata al capo? Quanta quella assegnata ai guerrieri o ai sacerdoti? E come venivano remunerati gli schiavi? Dipendeva dalle tradizioni, assetti di potere, accordi, continuamente discussi e ridefiniti all’interno delle comunità. In sintesi, dalla contrattazione politica.

Nell’economia di mercato e di scambio – progressivamente divenuta più importante nel corso dei secoli- la distribuzione non è più definita solamente dalle comunità ma il meccanismo è più complesso. Si formulano contratti tra individui o tra individui e aziende (cos’è un’azienda? Perché esistono le aziende? Come avviene la distribuzione all’interno delle aziende? Tutti temi inerenti, che non abbiamo lo spazio per approfondire, ma che hanno a che fare a ben guardare con il tema della distribuzione e del potere). Anche i contratti tra individui\aziende avvengono, però, all’interno di un quadro di regole definite da decisioni pubbliche.

Di questo ci parla il prof. Banterle, quando ci propone la “mano robotica”, che opera congiuntamente alla “mano invisibile” descritta da Adam Smith. L’interazione tra le due mani non avviene tra pari, perchè le forze sono distribuite in modo diseguale: in altri termini, esiste “il potere”. Alcuni individui\aziende hanno più risorse di altri, hanno diverse “motivazioni” (nel senso del prof. Banterle) e hanno diverse abilità di condizionare la “mano robotica”, ovvero il decisore pubblico. A sua volta, quest’ultimo non è quasi mai un dittatore illuminato e benevolente, bensì è “catturabile” da specifici gruppi di interesse, come ci ha illustrato la scuola economica della “public choice”.

Esiste un’ulteriore complicazione, sempre più presente nel mondo contemporaneo, che mi fa rivedere la mia prima risposta: non siamo sempre lì. È intervenuta la globalizzazione. I prezzi dipendono dal rapporto\competizione tra i molteplici sistemi economici\aree di mercato\governi. Il prezzo del petrolio (o delle rinnovabili) è il risultato di una complessa interazione tra sistemi economici\ mercati\governi, in cui il potere è distribuito in modo diseguale. La distribuzione è l’esito di tutto questo.

D. Si parla di una mano robotica che possa essere a supporto del soggetto regolatore o della mano invisibile del mercato? Ma la domanda che pongo è: chi scrive il programma e gli algoritmi del robot? Non è forse un tema che si avvicina a quello sull’AI e alla connessa necessità di dargli un’etica che la orienti e la contenga?

Danielis: è così. Le mani robotiche sono molto utili perché possono incorporare molti dati e tener conto di molti obiettivi. Tuttavia, anche le mani robotiche vanno programmate e gli obiettivi possono essere conflittuali, per cui vanno pesati. Le scelte economiche e le scelte etiche pertanto interagiscono, ed il potere continua a fare capolino.

La tecnologia, comunque, ci permette di essere più efficaci, rapidi ed efficienti. E questo, bisogna riconoscerlo, è un passo avanti. È uno strumento che i gestori del New Deal americano o dei Piani quinquennali sovietici non avevano a disposizione.

In primo luogo, oggi disponiamo di molte più osservazioni sullo “stato del mondo”, sui prezzi e sulla distribuzione della ricchezza. In secondo luogo, possiamo in tempo reale conoscere gli effetti delle nostre decisioni (quanto grano hanno a disposizione i contadini ucraini? Quanto CO2 è stata emessa nei trasporti?, ecc.) e possiamo rapidamente correggere il tiro. In terzo luogo, possiamo addirittura simulare quale sarà il risultato delle nostre decisioni prima di applicare le politiche. Possiamo fare la valutazione delle stesse ex-ante, in-itinere ed ex-post. L’abbiamo visto con la pandemia, senza la tecnologia le scelte sarebbero state diverse, probabilmente peggiori in termini di vite umane. 

D. Un mondo interconnesso e dove il potere degli Stati e degli Organismi internazionali è messo profondamente in crisi dalle grandi Corporation dell’era digitale, chi dovrebbe essere il promotore della piattaforma informatica che possa servire per “disaccoppiare” e contenere gli effetti del rapporto di potere e di prezzo tra offerta e domanda?

Danielis: la domanda è calzante e cruciale. La risposta non è facile. Gli organismi internazionali, lo vediamo, sono lenti, inefficaci, soggetti ai veti di singoli paesi e dispongono di pochi strumenti. Per quanto riguarda l’Europea, il Parlamento europeo e la Commissione europea svolgono un ruolo di guida importante, pur in un quadro di controlli democratici ancora insufficienti. La pandemia e la successiva crisi economica ed energetica, per loro natura sovranazionali, come abbiamo potuto verificare, richiedono un consenso sovranazionale. Se il problema ha natura mondiale (cambiamenti climatici, protezione dell’innovazione tramite brevetti, tutela della concorrenza rispetto alle imprese multinazionali, ecc.), ci vorrebbe un organo democratico internazionale di cui non disponiamo. L’unico promotore internazionale che, forse, può giocare un ruolo è la comunità scientifica (ad esempio, l’International Panel on Climate Change), che però non ha poteri esecutivi.

D. Quali potrebbero essere i campi di applicazione delle tesi esposte?

Danielis. I campiti di applicazione sono molteplic: energia, acqua, petrolio, clima, piattaforme informatiche e digitali, vaccini, medicinali in genere, istruzione, migrazioni e molte altre.

D. C’è una dimensione a portata di nazione, o tutto dipende da fenomeni planetari o continentali, come nel caso dell’inflazione?

Danielis. C’è ancora una dimensione nazionale o addirittura locale, ma, per quanto detto sopra, sempre più interconnessa con quanto avviene nel mondo. Un esempio? Anche un contadino probabilmente prende le sue decisioni di cosa seminare usando Internet e Google, che non necessariamente forniscono informazioni non di parte.

Una chiusura aperta

I temi  trattati in questa conversazione costituiscono solo un accenno di argomenti complessi dove la dimensione tecnico- economica si intreccia con quella propriamente politica e attinente alle scelte di fondo di una società che intenda organizzarsi tentando di sottrarsi, per quanto possibile, a logiche puramente  mercantili.

Servirebbe uno Stato che funzioni, bene, perché se non funziona, o funziona male, è catturato da poteri economici, ma servirebbe anche individuare come sottrarre il campo di azione delle politiche nazionali alle interferenze dei poteri economici che finiscono per paralizzare le scelte dei Governi.

La domanda aperta, con la quale si chiude questa conversazione, è se esistano margini di intervento  per sottrarre, con incisività,  le scelte di un paese alle influenze di un potere economico trasnazionale, nel quadro di una globalizzazione dei mercati finanziari che costituisce una cornice irrinunciabile, anche perché opaca e non controllabile, e con la quale  fare  i conti.

Trieste-Lecce 24 aprile 2023

Enrico Conte


[1] Alberto Banterle(2022) – A robotic hand to support the invisible hand of the market/The significance of power in exchanges- Tangram Edizioni Scientifiche Trento

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