Mostra Foundations di Allison Katz alla Galleria Gio’ Marconi a Milano fino al 29 novembre 2025
di Serena Rossi
Girando per una Milano indifferente pronta solo al cambio dell’ora solare, con le vie piene di turisti e la luce fredda dell’autunno, sono incappata in questa bella mostra internazionale di Allison Katz (1980, Montreal, Canada) alla storica Galleria Gio’ Marconi di via Tadino 15 a Milano.
L’Artista espone anche opere di Fiber Art della nonna Edna Katz Silver, molto belle ed eleganti a punto croce arricchite con perle e perline di vetro che intervallano le opere più concettuali e metafisiche della nipote.
I due piani della mostra espongono magnificamente in questa antologica la qualità pittorica di una giovane artista che su tela forma grandi figure che pattinano o stanno sdraiate come nei dipinti antichi, reclinate.
Al piano di sotto ti accoglie una serie di stendardi con gruppi di grosse tre lettere bianche su fondo nero, poi nell’altra sala una serie di sculture anatomiche a forma di nasi di ceramica colorata grezza, poi ancora tele e tessuti in serie.
La mostra dà ampio respiro alle opere che comunicano un senso di equilibrio e grande armonia.
Al secondo piano sono invece esposti i foulard storici prodotti e disegnati dagli antenati della famiglia Marconi, sono esempi lussuosi di opere d’arte magnifiche tra decorativo e astratto, fiori e visi, geometrici e deco’, animali.
Katz solleva interrogativi sullo stile e sulla vocazione ereditati.
E’ una mostra che travolge lievemente i sensi con la leggerezza femminile insita nelle opere che ben la costruiscono.
Allison Katz nasce nel 1980 a Montreal, in Canada e si diploma in Belle Arti presso la Concordia University di Montreal nel 2022, proseguendo la sua formazione alla Columbia University di New York nel 2008. L’artista si distingue per la sua analisi sull’ambivalenza e la complessità del sistema artistico contemporaneo: la sua pratica è un continuo oscillare tra visibilità e occultamento, un invito a riflettere sugli spazi liminali che esistono tra ciò che vediamo e ciò che rimane nascosto. Ogni suo dipinto è come una stratificazione di stati di consapevolezza, che di volta in volta si rinnovano sulla superficie pittorica, rivelando una pluralità di significati e mettendo in discussione la nozione stessa di “stile personale”. È così che le sue opere, dense di simboli e immagini ricorrenti —galli, cavoli, bocche— parlano un vocabolario che, in apparenza familiare, sfida le interpretazioni lineari, creando una rete di rimandi che si nutre di umorismo, ironia e riflessione. L’ambigua del linguaggio gioca un ruolo cruciale nel suo lavoro, come dimostrano i giochi di parole e i doppi sensi che caratterizzano i titoli delle sue opere. Cock, Illuminated (2017), appartenente alla Collezione Giuseppe Iannaccone, è uno degli esempi più emblematici di questa poetica, con il suo titolo che oscilla tra il sacro e il profano, suggerendo un’ironia tagliente che invita a riflettere sulla realtà del paradosso. Il materiale, nelle opere di Katz, non è mai un semplice supporto, ma diventa parte integrante nella costruzione del significato stesso dell’opera: le superfici delle sue tele — arricchite con granelli di sabbia, chicchi di riso mescolati al pigmento — non solo danno vita a un gioco di texture sensoriali, ma stabiliscono una connessione intima e tacita tra l’immagine e la materia.


