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Museum Vito Mele a Leuca. L’arte ai piedi del Santuario

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Galleria del museo con sculture esposte

Museo Vito Mele. Galleria

di PAOLO VINCENTI

“Un museo che renda fruibile ad un vasto pubblico opere d’arte di vario genere è sempre un dono che si fa alla cultura e che aiuta a scoprire le ricchezze di un popolo e di una terra. Il Museo allestito nella sala attigua al Santuario di Leuca espone varie opere realizzate in materiali diversi da vari artisti. Potrà contribuire a far ammirare oltre alle stupende bellezze della natura che circondano il Santuario anche la bellezza delle opere degli uomini”.

Particolare interno del Museo con scritta Museum Vito Mele con emblema vaticano
Museum Vito Mele (foto museomele)

Così si esprime Mons. Vito De Grisantis, Vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, nel Catalogo di Presentazione del leuchese Museum Vito Mele[1] Vito Mele è il fondatore e il direttore artistico di questo museo, della cui Commissione, presieduta da S.E. Mons.De Grisantis, fanno parte l’architetto Antonio Bramato, della Sovrintendenza ai B.A.A.A.S. di Lecce, Alfredo Mazzotta, gli storici e critici d’arte Luciana Palmieri e Angelo Lippo e l’architetto Roberto Quaranta. Inaugurato nel 2003, ospitato in due sale attigue al Santuario Basilica Madonna di Leuca, recentemente restaurate, è un piccolo gioiello, contenente opere di noti artisti dell’Ottocento ed anche di contemporanei, che va ad arricchire la già importante offerta culturale del complesso polifunzionale della Madonna di Finibus Terrae.

Fotografia a colori della Basilica-Santuario su ampio piazzale con ingresso ad arco tra due lesene alla basilica e ingressi laterali uno dei quali è l'ingresso al museo
Santa Maria de Finibus Terrae, con ingresso laterale al Museo (foto dal Web isiwal wikimedia)

Vito Mele, il suo fondatore, originario di Presicce, si trasferisce a sedici anni a Milano, esattamente a Garbagnate Milanese, dove inizia a lavorare nel campo della fusione di opere d’arte, in particolare nel settore della medaglistica. Egli stesso, stimolato dal creativo ambiente con il quale viene a confrontarsi, diventa artista e conosce i più importanti pittori e scultori nazionali ed internazionali. Alcuni di questi diventano suoi amici e gli fanno dono, di tanto in tanto, di alcune opere che Mele custodisce preziosamente in casa. Queste opere costituiscono il nucleo essenziale del Museo. Dopo molti anni di lavoro, Vito Mele va in pensione ed i suoi ritorni a Presicce si intensificano.

Uomo anziano con occhiali modella la scultura di un albero
Vito Mele (Foto dal web museidelsalento)

In particolare, ogni volta che ritorna nel Salento, tappa obbligata è il Santuario della Madonna di Leuca, alla quale l’artista è legato da speciale devozione. Comincia a maturare in lui l’idea di fondare un museo nel quale esporre tutte le opere pittoriche e scultoree accumulate negli anni. Una vicenda personale, una brutta avventura occorsa a Mele e alla sua famiglia, rende possibile che il sogno dell’artista si concretizzi.

Galleria del museo con sculture esposte
Museo Vito Mele. Galleria (foto dal web pugliamusei)

Dopo un furto subito di notte, con tutta la famiglia in casa, infatti, Mele, spaventato e preoccupato del destino di quelle opere, si decide a chiedere che qualche ente possa prenderle in carico cosicché esse possano essere messe al sicuro e degnamente valorizzate. La svolta avviene a seguito dell’incontro con Mons. Giuseppe Stendardo, rettore della Basilica di Santa Maria di Leuca, appassionato di arte e dinamico operatore culturale, che accoglie di buon grado la richiesta avanzata dallo scultore.

Don Giuseppe Stendardo diventa propulsore e il maggiore sponsor di questa iniziativa che, in men che non si dica, si concretizza nel Museo annesso alla Basilica, intitolato, e non poteva essere altrimenti, al suo fondatore e che ospita oggi molte opere davvero pregevoli. Fra queste, anche un Ritratto di Vito Mele, del 2003, di Aldo Parmigiani. E poi, la Resurrezione con coro, opera in polvere di marmo patinata, di Angelo Frattini, un Volto, in bronzo, di Franco Codazzo, L’Angelo della Resurrezione, in gesso, di Giorgio Galletti, un Idolo, in pietra arenaria di Gallipoli, di Luigi Fulvi

Il senso di questa raccolta, come scrive anche il critico d’arte Giorgio Seveso, nella Presentazione del Catalogo[2], è quello della qualità delle opere presentate, al di là delle appartenenze geografiche ed artistiche degli autori presenti; vi è, cioè, una fertile compresenza di scuole pittoriche e scultoree diverse che non può che arricchire l’offerta, in un interscambio continuo, il più ampio possibile, prezioso, che dà nella sua molteplicità segnica, una molteplicità emozionale, esistenziale e spirituale al visitatore.

Ecco una Maternità, in terracotta, opera del 1951, di Gaetano Martinez, oppure Nives, in gesso, di Eugenio Pellini, Ecce Puer, opera del 1906 di Medardo Rosso, uno Spartaco di Vincenzo Vela, il Bimbo che legge, in bronzo, di Vincenzo Gemito, Pleureuse, bronzo di Giuseppe Grandi; e ancora, Danza macabra, ferro e acciaio inox ,di Salvatore Fiori, Cartiglio blu, legno e ferro dipinto di Sergio Floriani, il Crocefisso in terracotta e ferro, del 1994, di Fernando Gigante, un’opera Senza titolo, del 1960, di Ezechiele Leandro, la Corrida in terracotta colorata di Bruno Maggio, la Minerva, un’opera in bronzo di Norman Mommens, uno Studio per Medaglia di Giò Pomodoro, Uomini, bronzo del 1994, di Dolores Previtali, una Figura in terracotta di Vito Russo.

Oltre alle sculture, come la Metamorfosi, travertino di Cesare Riva, la Zolla, bronzo di Silverio Riva, il Frammento lunare, del 2002, di Armanda Verdirame ed Equilibrio, ferro e pietra del 2003, di Salvatore Sava, è in allestimento la pinacoteca, che ospiterà i dipinti già a disposizione del Museum. Un’ottima occasione per visitare la struttura, come consiglia il suo curatore, Mauro De Giosa, sarebbe quella della Messa della Notte Santa di Natale che si celebra in Basilica e che è una consuetudine immancabile per moltissimi salentini. Usciti dal Museo, infatti, ci si affaccia sullo splendido mare di Leuca, dove l’Adriatico e lo Jonio si uniscono e sembra che il mare ed il cielo si tocchino, e si affidano a quella immensità le emozioni di una esperienza coinvolgente che l’arte, al pari della fede intensamente vissuta, sanno regalare.

PAOLO VINCENTI

Pubblicato in “Il Tacco d’Italia”, febbraio 2007.


[1] S.E. Vito De Grisantis, Saluto del Vescovo, in Verità e poesia della forma, Museum Vito Mele, Basilica Santuario Santa Maria De Finibus Terrae, Presicce, Leucasia, 2006, p.7.

[2] Giorgio Seveso, Un museo tra verità e poesia della forma, Ivi, pp.15-18. Il volume reca anche la Presentazione di Don Giuseppe Stendardo, una Nota di Nicola Cesari e una Premessa di Vito Mele.  Le schede degli artisti e delle opere sono curate da Massimiliano Cesari con la collaborazione di Luciana Palmieri.

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