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“Natale in casa Cupiello”. Commedia di Eduardo De Filippo. Lettura e commento di Giovanni Teresi

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Copertina commedia di Eduardo De Filippo

Copertina commedia di Eduardo De Filippo

Natale in casa Cupiello è probabilmente la commedia di Eduardo più amata dal pubblico. E’ inserita nella raccolta Cantata dei Giorni Pari insieme con altri capolavori, sia pur meno celebrati, quali Uomo e galantuomoDitegli sempre di sìChi è cchiù felice ‘e me.

Eduardo De Filippo

Natale in Casa Cupiello è scritta da Eduardo nel 1931. In quell’anno si forma una compagnia teatrale costituita da un gruppo incredibile di attori, basti pensare a chi ne faceva parte: Eduardo, Titina e Peppino in primis. Poi la mitica Tina Pica, una giovanissima Dolores Palumbo, altri due grandi attori napoletani quali Agostino Salvietti e Pietro Carloni, e altri ancora.
E’ questa compagnia di attori che presenta per la prima volta Natale in casa Cupiello, guarda caso, il giorno di Natale del 1931 al teatro Kuursal in via Filangieri a Napoli. Per la storia Eduardo interpreta Luca, la grandissima Titina ovviamente Concetta e Peppino, incredibilmente, è Nennillo.

Molti ricordano Natale in Casa Cupiello per la domanda, un vero tormentone, Te piace ‘o presepe, che Luca ripete più volte al figlio (ad essere precisi, la domanda è Te piace ‘o Presebbio).
Il presepe è infatti un vero protagonista della commedia; a lui sono dedicati l’inizio e la fine della commedia: nella prima scena, Concetta, prima di svegliare il marito, passa davanti al presepe in costruzione e, con gesto di stizza, “lo manda a quel paese”; nell’ultimissima scena, per l’ennesima e ultima volta, Luca Cupiello domanda al figlio: “Te piace ‘o presepe?”.

Eduardo ci fa scoprire delle vite misere, dolorose e quotidiane. Il sipario si apre il giorno dell’antivigilia di Natale in un ambiente domestico. Mai situazione poteva essere più tradizionale: se aggiungiamo che l’evento centrale gira attorno a un triangolo amoroso, ci ritroviamo immersi nell’intreccio più classico. Ma questa è solo la base su cui poi si costruisce la vera commedia, è il punto di partenza privilegiato per esplorare l’umanità tutta. La moglie Concetta, il figlio Nennillo, la figlia Ninuccia, lo zio Pasquale e poi Luca Cupiello – il pater – sono protagonisti di situazioni comiche, di motivi farseschi ma anche di un’amara tragedia. I loro contrasti sono esilaranti e creano irresistibili trovate ma tutto ciò si mescola a tensioni ben più profonde e i personaggi emergono non come macchiette ma come volti addolorati e profondamente umani. Lucariello su tutti rimane un personaggio indimenticabile, un uomo che si isola dalla realtà e che a sua volta ne viene isolato. La comunicazione tra i personaggi risulta impossibile, Luca Cupiello non riesce a instaurare mai nessuna vera forma di dialogo; circondato da molte persone sarà sempre più solo, estraneo alla propria famiglia.

 La famiglia, per il protagonista non è un nido caloroso, ma vicinanza forzata nella quale ognuno sfoga la propria aggressività. Il bene tra i vari personaggi non svanisce mai ma continuano a ferirsi a vicenda, come belve violente in gabbia. I contrasti sono innumerevoli e continui.
Un refrain scandisce l’intera vicenda, una battuta divenuta storica ma soprattutto una fondamentale chiave di lettura:

Luca – Te piace ‘o presebbio? Tommasino (testardo)- A me non mi piace.

Il presepe diventerà sinonimo della volontà di costruirsi una realtà altra. La composizione meticolosa del presepe è un momento attesissimo da Lucariello, unico momento in cui ha la possibilità di non essere vittima della realtà ma di crearsene una diversa. Il presepe come antidoto alla triste e opprimente quotidianità. L’anti- eroe vivrà fedelmente, fino alla fine, come un sognatore, un illuso e non appena la realtà si imporra inevitabilmente ai suoi occhi avverrà il corto circuito. L’illusione negata equivarrà alla non-vita. Con la presa di coscienza dell’adulterio che ha compiuto la figlia Ninuccia, che è inconciliabile col mondo che Luca ha invano tentato di costruire, avviene la lacerazione definitiva. Anche nel finale, l’onnipotenza della fantasia e dell’illusione sarà totale, generando così scene grottesche e pietose, mescolando risate e amarezze; ma lasciamo al lettore il piacere di scoprirle.

Trama

Ore 9 del mattino di un 23 Dicembre; siamo a casa di Luca Cupiello. Concetta, la moglie di Luca è già in piedi a sbrigare le prime faccende domestiche e si accinge a dare la sveglia al marito (“Lucarie’, Lucarie’, scetate’ songh’ ‘e nnove!”). Così incomincia la nostra storia.  

A casa Cupiello siamo nel pieno dei preparativi per il Natale. In particolare Luca è alle prese con la costruzione del suo presepio, mentre Tommasino, il figlio “bamboccione”, e il fratello Pasquale, che vive a pensione da loro, litigano e fanno di tutto per rovinare l’atmosfera.

All’improvviso irrompe a casa Cupiello la figlia primogenita Ninuccia, decisissima, essendosi innamorata di un altro uomo, a lasciare il marito Nicolino. Quest’ultimo è un importante uomo d’affari molto ricco e il suo matrimonio con Ninuccia è stato salutato in casa Cupiello come un vero colpo di fortuna per la ragazza. Ninuccia racconta tutto alla madre, mentre il nostro Luca tenta inutilmente di capire cosa stia accadendo… .Dopo aver ascoltato la figlia e dopo aver ulteriormente litigato con il marito, Concetta sviene facendo temere il peggio. Fortunatamente si riprende, ma perde nel trambusto una lettera scritta dalla figlia al marito, nella quale la ragazza confessava il suo tradimento e l’intenzione di fuggire con l’amante. La lettera viene raccolta da Luca Cupiello che, non immaginando per nulla il contenuto della missiva, la consegna proprio a Nicolino.

Arriviamo al secondo atto: Concetta è riuscita a far riappacificare di nuovo la figlia con il marito dopo che questi ha letto la lettera della moglie; tutto sembra andare per il meglio: Concetta prepara la cena della vigilia di Natale, cena alla quale parteciperanno anche Ninuccia e Nicolino. Tommasino torna a casa accompagnato da un amico, Vittorio: questi è proprio l’amante di Ninuccia e la situazione si complica quando, a causa dell’insistenza dell’inconsapevole Luca Cupiello, Vittorio viene convinto a rimanere a cena. Risultano vani i disperati tentativi di Concetta di evitare l’incontro tra l’amante della figlia e il genero, definito dalla stessa Concetta come “omm positivo” e quindi non disponibile ad accettare compromessi.  Ninuccia e Nicolino arrivano a casa Cupiello e Vittorio approfitta di un momento di apparente privacy per stringere  tra le braccia l’amante. La scena non sfugge a Nicolino che invita l’amante della moglie a uscire subito per regolare la questione.

Sono passati tre giorni da quella tragica Vigilia di Natale e il terzo atto inizia così con il protagonista a letto a causa di un tremendo ictus prodotto dalle emozioni e dal dolore per la tragedia che si è consumata e di cui è venuto all’improvviso a conoscenza. Il medico fa chiaramente capire che si tratta di un caso disperato; Luca Cupiello riesce solo a manifestare il desiderio di far riappacificare la figlia con il genero. Ma anche questa sua ultima iniziativa naufraga in un’amara ironia perché, non essendo in grado di riconoscere le persone, fa riabbracciare la figlia con l’amante giusto nel momento in cui arriva a casa il genero.

La commedia termina con Luca Cupiello che chiede al figlio, per l’ennesima volta, se gli piace il presepe. Questa volta Tommasino non risponde di no.

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