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“Non ho tempo per andare al mare” un libro di Mari Accardi – recensione di Marisa Cecchetti

Cover- Accardi

Il romanzo di Mari Accardi si sviluppa in tre parti: Famiglie temporanee, Fai entrare i turisti nella tua vita, Impara i nomi:una storia di attualità  che muove da Palermo, ma ci porta per tutta la Sicilia su autobus della Compagnia degli Agitati, dietro alle parole della guida.

La guida è Matilde, trentasei anni, laureata, poliglotta per necessità, che ha studiato cinema, che ha cambiato città, Stato e lavoro, che ha inviato cortometraggi, corti, serie TV ai produttori, per arrivare solo a collaborare ad una serie presto cancellata dal palinsesto. Un incontro fortuito in Norvegia le offre la possibilità di tornare in Sicilia a fare la guida turistica, stipendio dignitoso, sei mesi l’anno di lavoro, stanzetta a disposizione nell’hotel dei turisti. Del resto, gira e firria si torna sempre a casa, dice la nonna ultranovantenne, immobilizzata nel letto per malattia, assistita dalla badante rumena Adela.

Cover Accardi

Matilde non ha il patentino, è irregolare, e questo è motivo di ansia. Deve portare in giro turisti – un centinaio al mese – che arrivano dal Sudamerica, Canada, Corea, Australia, tutti omologati nella divisa della Compagnia degli Audaci, perlopiù anziani, amanti di un buon bicchiere e anche di più. Nell’alternanza dei gruppi si ripetono gli stessi aspetti caratteriali, per cui ci sarà sempre l’Impicciona, l’Ottuso, la Spugna, il Pedante, il Manager, il Simpatico… per lei è difficile ricordare i nomi e se la cava con un generico my friend, purconsapevole di andare contro il regolamento che chiede di rivolgersi ai turisti chiamandoli per nome.

Dalla sua incerta collocazione nel mondo del lavoro le deriva una mancanza di fiducia in sé, insieme alla paura di non saper gestire il rapporto con le persone, insicurezze a cui ha contribuito anche la famiglia: “Li farai morire”, è la previsione della madre. “Ma se scambi Vergine Maria per Mondello?” è il conforto della nonna. Cresce la preoccupazione nell’attesa del giudizio finale dei turisti, in una scala che parte da “indegno” fino ad arrivare a “superbo”, che determinerà il suo futuro nella stessa Compagnia: purtroppo conosce le proprie fragilità, “lei non sa qual è la sua parte autentica, e non può far sentire a loro agio gli Audaci se non si sente lei”.

I turisti, nel passare delle settimane e nel mutare dei gruppi, si intrecciano piano piano con la vita di Matilde e della sua famiglia, del resto lo richiedono anche le linee guida: “Fai entrare i turisti nella tua vita”; c’è bisogno di idee, di argomenti tappabuchi per tenere desta l’attenzione, per riempire i tempi lunghi, e lei li cerca, perché il tour deve valere i soldi che hanno speso.

Così conosciamo una serie di personaggi-macchietta, quasi dei cartoons, ritagliati e fissati nelle loro abitudini e manie: la mamma di Matilde che sbaglia sempre il nome della figlia, fissata con il mondo della moda, nel rimpianto di una esperienza pregressa fallita; la nonna che di frequente sembra che tiri l’ultimo respiro – e sempre resuscita; il babbo in pensione che vive dentro la vecchia Audi che usava per lavoro, da quando in casa è entrata la suocera malata – suo compagno il fedele il gatto Crema; la badante cha prende le ferie e scompare; la vicina Margherita che si è separata a settantadue anni; il vicino Gianni, misterioso, conosciuto come Labbestia, che vive con i suoi cani. E gatti rachitici per le strade e i vicoli di Palermo, cani randagi e tanta immondizia: volano addirittura i sacchetti dalle finestre verso le discariche a cielo aperto. Solo il gatto Crema ha un posto speciale nella vita del capofamiglia, Vito Puleo.

Non mancano le sorprese nel romanzo della Accardi, che trascina nel succedersi dei giorni dentro i fatti di famiglia, nei gruppi di stranieri che sembrano uguali eppure presentano casistiche umane diverse, audaci nel loro coinvolgimento fino a entrare in scena in un momento di crisi.  Ci porta in una casa di riposo, fissa i riti delle televendite in TV a cui le donne assistono come a uno spettacolo teatrale; recupera un personaggio – il signor Mignon – già comparso nel precedente romanzo Ma tu divertiti; ci fa assistere a surreali sfilate di moda; ci porta per i cimiteri di Sicilia dietro ad una delle tante fissazioni della nonna verso Matilde: “A undici anni avevo già un posto nella tomba di famiglia. Me lo aveva comprato la nonna come parte del corredo”. Ci fa vivere il giallo della scomparsa della badante, ascoltare impossibili e assurde dichiarazioni d’amore. Ma ci fa sorridere perché racconta con mano leggera, col tono della commedia, a sdrammatizzare i limiti di questa guida improvvisata, le ossessioni degli altri personaggi, i problemi irrisolti dell’ambiente, la precarietà dilagante nel mondo del lavoro, il lavoro in nero a cui è difficile sottrarsi, i pregiudizi verso le persone giudicate dall’apparenza, l’incapacità di trovare le parole giuste per mostrare l’amore.  Non è un mondo facile: la copertina con una ragazza di spalle davanti ad una distesa di pale di fichidindia graffianti ne suggerisce le asperità, ma anche le dolcezze nascoste. 

Marisa Cecchetti

Mari Accardi, Non ho tempo per andare al mare, Nutrimenti Editore giugno 2024, pag. 256, € 18,00.

Mari Accardi (1977) è nata a Palermo e insegna in un Cpia (Centro provinciale istruzione adulti) in provincia di Alessandria. Suoi racconti sono apparsi in diverse riviste e sull’antologia Quelli che hai amato (Utet) curata da Violetta Bellocchio. È stata selezionata da Granta per il numero Che cosa si scrive quando si scrive in Italia, dedicato ai nuovi autori del nostro Paese. Ha già pubblicato Il posto più strano dove mi sono innamorata e Ma tu divertiti, entrambi con Terre di Mezzo Editore.


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