Dalla pietra ciclopica al calcolo predittivo, dalla costruzione manuale dei nuraghi alla modellazione agent-based: a Gergei (Sardegna) il convegno “AI e gemelli digitali”
di Simona Mazza
Dal cuore di pietra al cuore di silicio: l’intelligenza artificiale svela l’enigma della civiltà dei nuraghi

Il 16 maggio nel piccolo borgo di Gergei, in un contesto paesaggistico che ancora trattiene le tracce vive della protostoria europea, si è svolto un evento di rilievo internazionale, destinato a ridefinire i paradigmi della ricerca archeologica: l’Incontro Internazionale sulla Ricerca Preistorica e Simulazione AI della civiltà Nuragica, ospitato presso il sito di Is Perdas, dove il progetto Nurtime ha ricostruito la parte sommitale di un nuraghe secondo tecniche dell’archeologia sperimentale.
Quella che si è appena conclusa non è stata semplicemente una conferenza, ma una vera e propria svolta epistemologica: un passaggio dalla descrizione statica alla simulazione dinamica del passato, una sintesi tra filologia delle pietre e linguaggio delle macchine.
L’obiettivo? Ricostruire modelli verosimili di vita nuragica, investigando logiche costruttive, assetti sociali, pratiche economiche e distribuzioni territoriali alla luce di dati digitalizzati e interpretabili da sofisticati algoritmi di intelligenza artificiale.
L’eredità nuragica: una civiltà senza scrittura ma non senza memoria
La Sardegna preistorica, con le sue oltre settemila torri megalitiche distribuite in modo capillare sull’isola, rappresenta un caso unico nel panorama dell’età del bronzo europeo. La civiltà nuragica, che si è sviluppata tra il XVIII e l’VIII secolo a.C., ha lasciato monumenti la cui perfezione tecnica, imponenza strutturale e collocazione strategica testimoniano una conoscenza avanzata dell’architettura, dell’idraulica e dell’orientamento astronomico.
Senza testi scritti, questa civiltà è rimasta finora muta dinanzi alla storiografia tradizionale. Ma proprio l’assenza della parola scritta impone una lettura alternativa: quella materiale e simbolica, che affida alle strutture la funzione di documento. È su queste tracce che lavora la nuova frontiera dell’archeologia computazionale, affiancando all’indagine stratigrafica il linguaggio dei dati, dell’analisi quantitativa, delle simulazioni dinamiche.
Il tempo dell’interdisciplinarità: tra sperimentazione fisica e modellazione digitale
A rendere unico l’appuntamento è stata l’integrazione di due approcci che fino a pochi anni fa sembravano inconciliabili: da un lato, l’archeologia sperimentale condotta in situ con strumenti manuali e metodologie preindustriali; dall’altro, l’uso di modelli predittivi basati sull’intelligenza artificiale, capaci di elaborare scenari simulati sulla base di complessi insiemi di dati geo-spaziali e comportamentali..
L’alleanza tra pietra e codice: la scienza entra nel nuraghe
All’incontro hanno partecipato istituzioni accademiche e centri di ricerca d’avanguardia: dall’University College London (UCL), con la sua sezione di archeologia computazionale e intelligenza artificiale, fino all’Argonne National Laboratory, pioniere nell’Agent-Based Modelling (ABM), una tecnica di simulazione comportamentale in grado di replicare dinamiche sociali, logistiche e persino emozionali.
Il progetto presentato integra in modo rivoluzionario dati macro e micro: da un lato, le mappe digitali della distribuzione dei siti nuragici su scala regionale, costruite anche grazie al crowdsourcing (cioè la partecipazione attiva dei cittadini nella raccolta dei dati); dall’altro, i risultati empirici raccolti dal cantiere archeo-sperimentale di Nurtime. La sintesi di queste fonti confluirà in un modello AI capace non solo di descrivere, ma anche di prevedere: come si costruiva un nuraghe? Quali erano le funzioni sociali e simboliche della struttura? Che tipo di società lo abitava?
Il risultato sarà una mappatura virtuale dinamica, capace di generare scenari alternativi sulla gestione del territorio, sulla stratificazione sociale e sulle interazioni tra i villaggi nuragici.
La storia come sistema complesso: dal determinismo lineare alla modellazione adattiva
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’analisi dei sistemi storici non mira a ridurre il passato a una sequenza meccanica di cause ed effetti. Al contrario, attraverso i modelli agent-based, l’archeologia accede oggi a una comprensione emergente e probabilistica della realtà storica, dove ogni decisione, ogni gesto costruttivo, ogni scelta di insediamento viene inserita in una rete di interazioni ambientali, sociali e simboliche.
Questo approccio trasforma l’interpretazione storica da atto ricostruttivo a simulazione euristica, capace di esplorare possibilità non ancora immaginate, e di rigettare letture teleologiche o semplificate del passato.
Un modello culturale per il futuro
Nel contesto di una società contemporanea ossessionata dall’accelerazione e dalla cancellazione dell’eredità culturale, questo progetto ci ricorda che non c’è innovazione autentica senza radicamento storico, e che anche l’intelligenza artificiale — al di là delle sue applicazioni tecniche — può e deve diventare uno strumento per la riflessione antropologica e per la difesa del patrimonio umano.
La civiltà nuragica, per secoli muta e fraintesa, torna ora a parlare. E lo fa con voce nuova, una voce che unisce la gravità delle pietre millenarie alla leggerezza dei bit. In quel dialogo — antico e futuribile, concreto e simbolico — si gioca oggi non solo la rinascita di una storia, ma la possibilità di un nuovo umanesimo integrato, in cui memoria, tecnologia e intelligenza cooperano per costruire una civiltà della complessità.


