IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Ospedali e catene invisibili: maternità, lavoro e disuguaglianza di genere nella sanità

Ospedali e disuguaglianza di genere

Ospedali e disuguaglianza di genere

di Yuleisy Cruz Lezcano

Affrontare oggi la condizione delle donne che lavorano nella sanità pubblica italiana, in particolare di quelle che sono anche madri, caregiver o semplicemente persone che hanno diritto alla vita fuori dal lavoro, non può avvenire con un approccio lineare, monocausale. Il modello della complessità, di matrice sociologica ed ecologica (ispirato ai lavori di Edgar Morin, Gregory Bateson, Donna Haraway), ci invita a considerare i fenomeni sociali come reti interconnesse di cause, effetti, retroazioni e interdipendenze. Nel contesto del lavoro femminile nella sanità pubblica, i nodi di questa rete sono molteplici: l’organizzazione patriarcale del lavoro, la carenza strutturale del welfare, la cultura della prestazione, la competizione intragenere, le forme implicite di colpevolizzazione della maternità, la rigidità istituzionale. Tutti questi elementi non agiscono separatamente, ma si rinforzano e si alimentano a vicenda. Si deve, anche, aggiungere che, spesso, si tende ad omettere il fatto che esiste il patriarcato lavorativo e questo fenomeno è un sistema incorporato anche nelle donne.

Nel modello della complessità, il patriarcato non è un’entità astratta, né solo l’oppressione diretta da parte di uomini verso le donne. È una struttura culturale e simbolica sedimentata, spesso riprodotta anche da chi la subisce. Nella sanità pubblica, ad esempio, non è raro che siano le stesse dirigenti donne a replicare comportamenti rigidamente gerarchici, intransigenti verso le richieste di conciliazione o di flessibilità avanzate da colleghe madri o caregiver. Questo accade perché il riconoscimento professionale, per molte, è passato attraverso l’adozione di codici comportamentali maschili — disponibilità illimitata, repressione della vulnerabilità, negazione dei bisogni familiari. Chi ha “scalato la piramide” a costo di enormi sacrifici personali può inconsciamente replicare la logica del “ce l’ho fatta io, ce la devi fare anche tu”, escludendo l’empatia e bloccando il cambiamento sistemico.

Nella sanità pubblica italiana, la conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare è un miraggio per molte donne. Nonostante la narrazione pubblica insista sulla “flessibilità”, chi lavora nei reparti, nei pronto soccorso, nei servizi territoriali e perfino negli ambulatori, sa bene cosa significhi: chiedere permessi per malattia del figlio e trovarsi di fronte a ostacoli o ritorsioni velate; dover accumulare ferie e straordinari per sopravvivere all’influenza stagionale del bambino; non riuscire a ottenere un part-time nemmeno in presenza di gravi motivazioni familiari; sentirsi colpevolizzate per ogni assenza o richiesta di turni conciliabili, in ambienti dove l’eroismo e il sacrificio personale sono ancora il metro di misura del valore. La maternità non è riconosciuta come risorsa, ma come intrusione. E anche le donne che non hanno figli spesso vivono con sospetto le colleghe madri, in una competizione silenziosa che il sistema stesso incoraggia. Si è creato un meccanismo perverso: o rinunci alla famiglia per essere una professionista “affidabile”, oppure resti nel limbo delle marginalizzate, delle “meno disponibili”. La complessità del fenomeno si accentua se consideriamo che molte di queste lavoratrici, una volta uscite dall’ospedale o dal consultorio, rientrano nei panni di madri, figlie. Il paradosso è estremo: chi si prende cura degli altri per professione è la stessa persona a cui è negato il diritto a essere sostenuta nella propria vita personale. La rigidità è, quindi, sistemica e la flessibilità esiste solo sulla carta.

Sebbene la normativa preveda strumenti di flessibilità (legge 104, congedi parentali, part-time, ferie solidali), la realtà quotidiana delle strutture sanitarie pubbliche è ben diversa. La cronicità della carenza di personale, i carichi di lavoro insostenibili, la burocrazia paralizzante, rendono queste misure inefficaci o non attuabili senza penalizzazioni. Anche solo chiedere un part-time può diventare un atto di rottura e di rischio. Perché non c’è reale sostituzione, e quindi il lavoro ricade sulle colleghe. Perché si rischia di essere escluse dai percorsi di carriera. Perché, semplicemente, si viene percepite come meno produttive. In un sistema sempre più performativo, il tempo umano è considerato un intralcio. Nel mondo sanitario, dove si è educati alla missione più che al diritto, la competizione tra donne è un prodotto tossico ma comprensibile del sistema. Si compete per i turni più favorevoli, per il part-time, per il riconoscimento. Si teme di “essere di peso”, e quindi si tace. Si è spinte a nascondere la fatica, a non mostrare il bisogno, ad accettare l’assurdo come normalità.

La solitudine lavorativa è alimentata dalla mancanza di spazi reali di confronto e mutualismo. Eppure, solo una rete tra donne consapevoli può generare un cambio culturale, più forte delle politiche scritte e delle retoriche ministeriali. Sono convinta che per uscire da questa spirale richiede un cambiamento di paradigma, come insegna il pensiero complesso. Infatti, servirebbe: un riconoscimento del lavoro di cura come infrastruttura sociale fondamentale; bisognerebbe riformare le organizzazioni sanitarie con principi di equità, inclusione e tempo umano, oltre a formare i dirigenti, anche donne, a una leadership capace di coniugare efficienza e ascolto. Chi oggi soffre nel tentativo impossibile di conciliare famiglia e lavoro non è fragile: è il sistema ad essere rigido, patriarcale, obsoleto. Le donne che lavorano nella sanità pubblica sono il termometro di un malessere più ampio. Se non cambiamo prospettiva, non ci sarà bonus, riforma o slogan che tenga.


Rivista online Il Pensiero Mediterraneo - Redazioni all'estero: Atene - Parigi - America Latina. Redazioni in Italia: Ancona - BAT - Catania - Cuneo - Firenze - Genova - Lecce - Marsala - Milano - Palermo - Roma - Trieste. Copyright © All rights reserved. | Newsphere by AF themes.