IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Per senso plurimo: Ingrid Simon

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Fotografia in bianco e nero di indumento bianco che fluttua su fondo nero

Spazio subacqueo - Senso plurimo, Ingrid Simon ( foto da internet leucaweb)

di Paolo Vincenti

Sub, “sotto”: quale titolo più evocativo di questo, per una mostra fotografica, quella di Ingrid Simon, che continua ancora per pochi giorni nel foyer dei Cantieri Teatrali Koreja di Lecce, per la rassegna “Senso Plurimo”, curata da Marinilde Giannadrea?  L’artista Ingrid Simon, operatrice culturale viennese trapiantata nel Salento, ci porta attraverso le sue fotografie scattate in analogico alla scoperta di tutto un universo sottoposto, “sub” appunto, di immagini, emozioni, sensazioni, segni uguali e contrapposti, alla ricerca di quello che è nascosto all’evidenza visiva ma percettibile attraverso un percorso sensoriale di scoperta della nostra soggettività. 

Nell’acqua, nell’eterno fluire di tutte le cose, si muovono i soggetti e gli oggetti ripresi dall’obbiettivo della Simon e in quell’elemento liquido primigenio tutte le cose sono sottoposte ad un continuo mutare, si evolvono in altre cose, cose da cose, uguali e opposte, immerse nello scorrere acquatico che crea la vita che, di per se stessa, è in continua mutazione, come in itinere è la nostra esperienza umana. In questo viaggio multisensoriale si può scorrere indietro, nell’acqua, all’origine dei sogni, fino al liquido fetale, amniotico, dal quale tutti veniamo.

Fotografia in bianco e nero di indumento bianco che fluttua su fondo nero
Spazio subacqueo – Senso plurimo, Ingrid Simon ( foto da internet leucaweb)

Immagini in bianco e nero, che richiedono uno sforzo di interpretazione all’osservatore che non può non rimanere affascinato da quell’universo strano e vagamente onirico in cui ogni cosa appare diversa da quella che è, a seconda del movimento dell’acqua che muta i contorni e delle filtrazioni della luce nell’acqua stessa. Vi sono quindi diversi piani di lettura che, data la mancanza di qualsiasi didascalia, lo spettatore è lasciato assolutamente libero di scegliere.

Scrive, nel Catalogo di presentazione della mostra, la critica d’arte e giornalista Marinilde Giannadrea, docente presso il Liceo Artistico “V.Ciardo” di Lecce: “Un territorio liquido reale e irreale, concreto e astratto, microcosmo di emozioni intriso di ombre e di luci è lo spazio nel quale si muove Ingrid Simon come se nessun contatto terrestre e nessuna dimensione solida potesse realmente esprimere il senso del mondo.

Qui l’acqua è esperienza che si traduce in pensiero e unifica concetti contrapposti come l’immobilità e il fluire, la materia e l’ineffabile; qui l’uomo può perdersi, ritrovare e ritrovarsi, e la macchina fotografica estende la dimensione percettiva lungo il crinale del sogno”[1]. Ingrid Simon ha esposto in numerose mostre collettive e personali in Italia e in Europa. Dal 1995 ha deciso di stabilirsi nel Salento. Ha partecipato a “Stalker/Osservatorio Nomade”, collettivo di artisti, architetti e ricercatori tra Roma e il Salento ed è tra le fondatrici del gruppo Starter . Non capita molto spesso di poter visitare una mostra fotografica, certo meno frequentemente di una mostra di pittura, e questo è già un valido motivo per affrettarsi a visitare la personale dell’artista austriaca-salentina.

“Ogni fotogramma”, scrive Salvatore Luperto, “evidenzia un oggetto, un corpo, un elemento che evoca una forma nata dal caso, scaturita da una combinazione di movimenti che si fissano in un’immagine alla quale Ingrid dà un nome spesso simbolico. Il titolo diventa sintesi del rapporto tra immagine e scrittura. Dall’unione del titolo con la rappresentazione della realtà ha origine un contatto fra lettura e osservazione, tra la realtà e la sua raffigurazione. E il rapporto tra parola e immagine inevitabilmente agisce sulla nostra parte irrazionale: il subconscio, il quale non smette mai di insinuare in noi il dubbio con le conseguenti riflessioni”[2]

Quello dell’acqua è un tema che accompagna da sempre l’impegno artistico della Simon. Pensiamo in particolare ad una ricerca fotografica, svolta nel 1995, sulle torri d’acqua, presenti nel nostro territorio, vale a dire quelle costruzioni risalenti al secolo scorso, alcune della quali ancora oggi utilizzate dall’Acquedotto Pugliese nella distribuzione idrica, per regolare la pressione idraulica funzionale alla erogazione dell’acqua nel territorio circostante. Queste costruzioni, sia le torri verticali, a volte precedute da enfatiche gradinate, sia gli orizzontali serbatoi d’acqua, costituirono il centro della mostra allestita dalla Simon nel suo atelier di Gagliano del Capo. Tornando alla presente mostra, il mondo subacqueo di Ingrid Simon è un invito a tutti noi ad una full immersion psicologica, un’immersione totale per liberare il nostro corpo e la nostra mente e renderci disponibili a nuove imprevedibili mutazioni, assecondando il cambiamento. 

“In queste mutazioni” scrive ancora Salvatore Luperto, “la memoria focalizza forme e fogge che in luoghi e in tempi diversi variano e si trasformano nell’incessante mutatis mutandis della legge della Natura che involve tutto nel continuo fluire del tempo…”. E questo è confermato anche dal cartoncino di presentazione dell’esposizione della Simon. Particolare, eccentrica, interessante… Ingrid Simon.

PAOLO VINCENTI

Pubblicato in “Il Paese Nuovo”, 10 giugno 2011


[1] Marinilde Giannadrea, Ingrid Simon, in Senso Plurimo rassegna di arti visive, a cura di Marinilde Giannadrea, Lecce, Cantieri Teatrali Koreja 2010-2011, Locorotondo Editore, 2010, p.27.

[2] Salvatore Luperto, Sub, Ivi, pp.28-29.

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