IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

PRIMI GIORNI DI SCUOLA: MADRI ALL’ARREMBAGGIO (OPP. MADRI ALLE CROCIATE)

Madri fuori una scuola elementare

Di Eleonora Mozzi

Assiepate, in breve capannello, dal quale, tuttavia, tumultuoso si leva un groviglio di voci che, come suole, in questi marziali raduni di madri, copre ogni altro rumore sulla via, si affannano, affaticando, ognuna, le corde vocali ad una fonazione che superi in volume e persuasività quella dell’altra, esiguo gruppo di giovani donne ad argomentare, in tempo di ouverture dell’anno scolastico, a sindacare, apostrofare, deplorare l’operato, appena agli esordi, del malcapitato insegnante, maestro, professore che, tempestivo, si è già guadagnato, anzitempo, un cospicuo numero di critiche, ammonimenti e, perfino, nomignoli spregiativi di cui, si sa, le madri sono ammirevolmente feconde, dando prova d’una fervida immaginazione, che, peraltro, non si dispiega se non altrimenti che in questi frangenti.

Ovvero quando, pugnaci come non mai, son chiamate a scendere in agone per la spregiudicata lotta in difesa del proprio figlioletto in armi, pardon, del figlioletto che principia il suo anno scolastico.

Tuttavia, parimenti che se esso si recasse alla guerra, esse son funestate da ogni genere di nefaste previsioni, e si danno a vaticinare, in combriccole stregonesche, tutto quel di male può accadere allo scolaretto che pare procedere su una strada sdrucciolevole, impervia e già minata in partenza.

Come non compatire la febbrile premura, la molestia continua che ne agita i cuori in ambasce perenni; è pur nota la lungimiranza accorata e precisa delle madri riguardo le sorti degli amati rampolli.

Più attendibili della Pizia affaccendata a Delfi a sfornare un oracolo dopo l’altro, le Madri, sul piede di guerra, presagiscono scolastici destini sui quali incombe, di già, preannunciata sventura.

Come queste che ora mi sono di poco discoste e di cui, mio malgrado, capto lacerti di animatissima conversazione; ognuna preme sull’altra, in affanno da corsa, ognuna vanta un’urgenza a parlare sfiatando la voce con acuti strilletti iracondi, ma come è d’uopo, c’è sempre uno che vince su tutti e non è detto che sia il migliore.

Si leva, perentoria, una voce di Madre che non ammette intralci di sorta al suo dire, come una lama che le esca di bocca in traiettoria drittissima, pronta ad affondare in qualunque cosa si frapponga nel mezzo; tanto che le altre avvertendo, netto, un alone di minaccia, inchinevoli le lasciano campo del tutto, remissive, tacendo.

“Perché anche Cristo – tuonando – ci ammonisce dal non abbandonare una sola pecora dell’intero gregge e, infatti, il pastore coscienzioso è quello che è pronto a lasciare incustodite le 99 pecore pur di riportare all’ovile la centesima smarrita!”

L’allusione è fin troppo scontata: il maestro/a pastore, con minori scrupoli e, certo non dotato della medesima, prodiga sollecitudine dell’altro pastore, deve avere impudentemente trascurato la pecora/figlio della Madre ferrata in materia di cristologiche parabole che, ora, oltremodo adontata

conciona a gran voce di pecore, pascoli, greggi e pastori.

Impreparate, le altre, a tanto altisonanti traslati, impacciate assentono in un tantino innaturale, indefesso annuire, con conseguente dondolio del capo obbligato ad una flesso estensione continua.

E mentre nel raduno di Madri si fa spazio un inedito silenzio, un dubbio mi ingombra la mente.

E se la pecora che il negligente, sciatto Pastore non si cura di ricondurre all’ovile, fosse, piuttosto, spaventevole Lupo?

Poi, a coronare la scena di ragguardevole coup de theatre finale, la stessa Madre, in spirito di tanto ammirevole cristiano fervore, al veder ruzzolare, in sfrenato pascolo, l’amata pecora/figlio, con clangore di stridulo fiato “ecco, bravo, fatte male, ché il resto poi te lo do io in aggiunta!”

Una lettura (versione) contraffatta e un po’ stralunata del “porgi l’altra guancia”?


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