Vai al contenuto

Pro e contro dell’abrogazione del quorum nei referendum in Italia

di Pompeo Maritati


Il quorum nei referendum abrogativi, disciplinato dall’art. 75 della Costituzione italiana, impone che perché l’esito del referendum sia valido, alla consultazione debba partecipare la maggioranza degli aventi diritto al voto. Si tratta di una soglia di legittimità partecipativa pensata per garantire che l’abrogazione di una legge sia espressione della volontà popolare e non di una minoranza. Tuttavia, questo meccanismo è da tempo oggetto di dibattito, e negli ultimi anni si è assistito a un aumento delle proposte per la sua abolizione o modifica. La presente relazione intende analizzare in maniera critica e bilanciata gli aspetti positivi e negativi dell’eventuale abrogazione del quorum referendario in Italia.


Aspetti positivi dell’abrogazione del quorum

  1. Superamento del boicottaggio strategico
    Uno degli effetti più problematici del quorum è la possibilità di boicottaggio da parte dei sostenitori del “No”, i quali, invece di partecipare al voto esprimendo il proprio dissenso, invitano all’astensione per far fallire il raggiungimento del quorum. Questa dinamica distorce il dibattito democratico, poiché trasforma il referendum in una battaglia sull’affluenza piuttosto che sul merito della questione.
  2. Rafforzamento della partecipazione consapevole
    Abolire il quorum costringerebbe tutte le parti politiche a mobilitarsi e confrontarsi sul contenuto del quesito, senza fare affidamento su strategie elusorie. Ciò favorirebbe un dibattito più maturo e rispettoso dell’intelligenza degli elettori, incentivando una partecipazione più informata e consapevole.
  3. Valorizzazione della volontà espressa
    Se il quorum viene meno, ogni voto espresso assume pieno valore democratico, a prescindere dal tasso di partecipazione. In altre parole, anche una minoranza attiva e mobilitata, purché rappresentativa, avrebbe la possibilità di influenzare l’ordinamento, a patto che le regole di convocazione e autenticazione del voto restino rigorose.
  4. Uniformità con altri ordinamenti democratici
    In molti Paesi occidentali (es. Svizzera, Paesi Bassi, alcuni stati USA) il quorum non è previsto per i referendum popolari, in quanto si presume che la sovranità appartenga a chi esercita il diritto di voto, non a chi vi rinuncia. L’Italia, abrogando il quorum, si allineerebbe a una visione moderna della democrazia diretta, che premia l’impegno civico piuttosto che l’inerzia.
  5. Riduzione dei costi e dell’inefficacia istituzionale
    Numerosi referendum sono falliti per mancato raggiungimento del quorum, nonostante una larga maggioranza dei votanti si sia espressa in un senso chiaro (come nel caso del referendum sulla responsabilità civile dei magistrati del 1987 o su varie riforme elettorali). Questo comporta uno spreco di risorse pubbliche e può alimentare la sfiducia nelle istituzioni democratiche.

Aspetti negativi dell’abrogazione del quorum

  1. Rischio di esiti manipolabili da minoranze organizzate
    Senza il quorum, potrebbe verificarsi che una legge venga abrogata da una porzione esigua e iper-motivata dell’elettorato, mentre la maggioranza silenziosa (che magari ignora il tema o non si sente sufficientemente informata) non partecipa. Questo solleva il problema della legittimità sostanziale delle decisioni, specie su temi complessi o tecnici.
  2. Possibilità di uso strumentale del referendum
    La rimozione del quorum potrebbe incentivare gruppi politici o movimenti di nicchia a promuovere referendum su temi divisivi, anche solo per scopi propagandistici o per marcare visibilità mediatica, riducendo il referendum a uno strumento di lotta politica anziché di riflessione popolare.
  3. Perdita del principio di maggioranza reale
    Il quorum è concepito per garantire che l’abrogazione di una legge sia espressione della “maggioranza degli italiani”, non solo della “maggioranza dei votanti”. Senza quorum, la minoranza attiva avrebbe un peso sproporzionato rispetto al corpo elettorale nel suo complesso, con il rischio di forzature istituzionali su norme di ampio impatto.
  4. Declino della coesione e del dibattito nazionale
    In assenza di un quorum, non ci sarebbe più l’obbligo implicito di coinvolgere l’intero Paese nel dibattito referendario. Si rischia quindi una partecipazione segmentata, per nicchie territoriali o ideologiche, a discapito di un confronto pubblico nazionale ampio e condiviso, come avvenuto ad esempio nei referendum del 1974 (divorzio) e del 1981 (aborto).
  5. Possibili effetti sull’equilibrio dei poteri
    L’abrogazione del quorum potrebbe incentivare un uso più frequente del referendum come strumento di contrasto legislativo, riducendo la centralità del Parlamento e contribuendo a una forma di “democrazia del plebiscito”, che può minare la stabilità normativa. Si rischia cioè una maggiore volatilità dell’ordinamento giuridico, con frequenti abrogazioni su spinta emozionale o populista.

Considerazioni conclusive
La questione dell’abrogazione del quorum referendario in Italia coinvolge due principi in tensione: da un lato, la promozione della partecipazione attiva e l’eliminazione di tattiche ostruzionistiche; dall’altro, la necessità di preservare la legittimità democratica delle decisioni attraverso la rappresentatività del voto. Il quorum, pur con i suoi difetti, assicura che le scelte compiute attraverso il referendum siano espressione non solo di un’élite attiva, ma della popolazione nel suo insieme. Tuttavia, nella pratica, esso ha finito per trasformarsi in un ostacolo all’effettivo esercizio della democrazia diretta.

Una riforma sensata potrebbe consistere non tanto in un’abrogazione secca del quorum, quanto in una sua rimodulazione: ad esempio, abbassando la soglia dal 50% al 40% degli aventi diritto, oppure prevedendo un quorum solo per determinate materie (come le leggi costituzionali o le normative fondamentali). In alternativa, si potrebbe introdurre un sistema in cui la validità del referendum dipenda da una percentuale minima di partecipazione relativa all’ultima elezione nazionale, rendendo il sistema più dinamico e contestualizzato.

Infine, ogni riforma dovrebbe essere accompagnata da una forte campagna di educazione civica e informazione pubblica, affinché l’esercizio del voto referendario, con o senza quorum, sia davvero espressione di una cittadinanza consapevole. Solo così il referendum potrà recuperare la funzione originaria pensata dai costituenti: uno strumento di partecipazione, non un’arma di veto o un rituale svuotato di significato.


Referendum